New Year’s Eve:
Dopo una lauta cena a base di dry cured honey roast gammon contornato da purè di patate e porri e zucchine in umido, conclusasi con una bella selezione di dolcetti italici tra cui pan pepato, torrone morbido all’arancio e zelten, mi son recata col mio vestitino vintage al Royal George, pubbetto che porta il nome di un veliero affondato nel 1782.
Quivi ho passato un’oretta digestivo-riflessiva, allietata da musichette anni ’70.
Poi, la cesura tra vecchio e nuovo anno si è verificata tra le mura della casa vittoriana dove abitai per i miei primi 18 mesi in terra angla. Un ultimo gorgeous party per questa proprietà destinata ad essere venduta nel 2007. I soliti amici, qualche conoscenza, qualche faccia nuova, ottima musica, junk food (poco), bevande alcoliche (molte).
Il 2007 è arrivato sulle note di Blue Monday dei New Order e fin verso le due tutto è stato impeccabile…poi, trattandosi di festa angla, non c’erano più bicchieri puliti, decinaia di bottiglie giacevano svuotate, gli invitati erano più che ubriachi ed in mezzo a tante facce distorte, tutto d’un tratto, mi sono accorta che ero stanca di ballare e che non mi stavo divertendo più. Tornando a casa nella notte buia di SE4, senza fuochi d’artificio, ma con tanti usignoli che cantavano nel common vicino alla ferrovia, ho incrociato due tipe dal trucco scolato e vestite di quasi nulla, le quali, trascinandosi sui tacchi a spillo, con una cassa di birre appena vinte sotto il braccio, mi auguravano garrule Happy New Year.