Cavallo non stare a morire, che l’erba ha da venire

A Londra fa caldo e si suda, la ciccia dei londinesi è in vista, perché ci si abbiglia da spiaggia e niente è lasciato all’immaginazione.
Lo zozzone davanti al museo continua a friggere in litri di grasso svariate salsicce e cipolle ogm da infilare in antigienici panini; davanti al parco passa il camioncino dei gelati sintetici, con quella musichetta da carillon vittoriano che a me immalinconisce.
Nugoli di zanzarine e moscerini turbinanti si avventano sulle teste dei pendolari, alla fermata del bus, e quando rientro in SE4, sul far della sera, le narici s’empiono di aromi di barbecue e diavolina. 
E’ stata una settimana di calura e incendi. 
Prima l’antico veliero in secca, in quel di Greenwich, poi un’officina a Bermondsey. Ieri le linee ferroviarie tra London Bridge e Victoria erano tutte in tilt, e decine di migliaia di malcapitati, inclusa la sottoscritta, hanno impiegato ore per tornare a casa.
E’ stata una settimana di progetti e risoluzioni, castelli di carte da fare e disfare, strategie da attuare, cattive abitudini da eliminare.
Una di quelle settimane, insomma…

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