L’Arte appaga, ma non paga

NHM

E’ un anno nero per i musei, le pinacoteche, le dimore storiche, i cinema, i teatri e le sale concerto londinesi. Dopo aver riaperto i battenti ad estate inoltrata, sono rimasti di nuovo fermi nel secondo lockdown di novembre. Hanno potuto riaprire agli inizi di dicembre ma, dopo neanche due settimane, hanno chiuso di nuovo, a causa del Tier 3, il livello più alto di restrizioni Covid.
Pensavo che questo livello corrispondesse pedissequamente alla zona rossa italiana, tuttavia, mi è bastato fare un giro, per notare che tutti i negozi, anche quelli non classificati come di prima necessità, sono aperti, così come restano aperti barbieri, parrucchieri, saloni da estetista, saune, palestre. Nonché caffè, pub e ristoranti, quelli in grado di fornire un servizio di asporto.
Non ho mai visto tanta gente in giro, e, tra l’altro, le mascherine restano un optional, persino là dove dovrebbero essere obbligatorie, perché nessuno davvero controlla e il poster alla Julian Opie che minaccia multe salatissime, è un blando deterrente.
Insomma, qui in UK come in altri paesi d’Europa, è considerato sicuro affollare un centro commerciale, ma pericoloso andare a vedere una mostra o assistere ad uno spettacolo.
Eppure, Public Health England non ha registrato alcun caso di coronavirus che sia stato trasmesso in un’attrazione turistica nel Regno Unito.
Musei e altri luoghi di cultura hanno messo in pratica un rigido sistema di prenotazione anticipata, con distanze fisiche garantite da biglietti a orario e da numero ridotto di utenti, obbligati ad indossare la mascherina e a seguire un percorso sanificato e ben stabilito.
Dopo essersi a malapena rimesse in piedi dal primo lockdown, piene di speranza di poter recuperare qualcosa in seguito al secondo, adesso molte realtà culturali si trovano in una situazione finanziaria molto difficile se non drammatica. Potrebbe dunque essere difficile, per alcune organizzazioni, riuscire a restare a galla nel 2021…

 

Il Florence Nightingale Museum di Londra è in pericolo

Florence Nightingale 200

Florence Nightingale 200 © London SE1 Community Website

Questa settimana, sui social media, si celebra MuseumWeek, un festival mondiale dedicato alle istituzioni culturali.Ogni giorno, un tema diverso.
Il primo, lunedì, è stato #heroesMW,  per celebrare tutti quei lavoratori che affrontano la crisi del coronavirus (come, ad esempio, addetti alla sicurezza, curatori, ricercatori e restauratori).
Ma ieri si celebrava anche il bicentenario della nascita di Florence Nightingale e la Giornata Internazionale degli Infermieri.
A Florence Nightingale, riformatrice sociale che trasformò le cure mediche sul campo di battaglia durante la guerra di Crimea, promuovendo igiene e reparti dal design innovativo (per prevenire le infezioni e gestire meglio gli ammalati), non è stato dedicato solo un ospedale, creato ad hoc per l’emergenza Covid-19, ma anche un museo, che ora sta lottando per sopravvivere, poiché, dopo la chiusura per il lockdown, ha visto scomparire il 98% dei suoi finanziamenti.
Il Florence Nightingale Museum, che, dal 1989, racconta la storia di Florence e della professione infermieristica. ha sede nei pressi del St Thomas’ Hospital, lo stesso ospedale dove fu istituita la prima scuola di formazione secolare per infermieri. 
Tra i cimeli conservati nel museo, si trova la famosa lanterna, con cui, di notte, nell’ospedale di Skutari, Florence faceva visita ai soldati feriti (e che le aveva valso il soprannome di “The Lady with the Lamp”); inoltre, l’edizione originale del libro scritto da lei nel 1860, dal titolo: “Notes on Nursing.” Cenni sull’assistenza degli ammalati.
Un libro più che mai attuale, se pensiamo al moderno mantra che ci spinge a lavarci le mani spesso e volentieri, per combattere la pandemia. Un avviso che Florence aveva ribadito con insistenza: “ogni infermiera dovrebbe lavarsi le mani molto frequentemente durante il giorno… ”
Florence era all’avanguardia, perché usava dati statistici e anche grafici, per supportare le sue teorie sull’assistenza e sui servizi igienico-sanitari, ma anche perché aveva riconosciuto l’effetto terapeutico dei giardini sul benessere dei pazienti e, per questo, aveva promosso l’istituzione di parchi e giardini annessi agli ospedali.
Il museo londinese era entusiasta di poter celebrare i duecento anni della nascita di Florence ed aveva allestito una mostra speciale, “Nightingale in 200 Objects, People and Places”, che ora è visitabile online.
Purtroppo, come altri piccoli musei, che non dispongono di sovvenzioni pubbliche, adesso l’istituzione rischia di chiudere per sempre e vedere le sue collezioni disperse altrove.
Per salvare il museo di Florence Nightingale, è stata istituita una pagina GoFundMe per raccogliere denaro, ma si possono fare anche donazioni sul sito web o tramite l’invio di messaggi sms; alternativamente, si può fare shopping nel negozio online o acquistare un biglietto per visite future.

La Cultura in Quarantena

MuseumofCroydonFin dalla chiusura forzata, a causa della pandemia di Covid-19, i musei hanno lavorato dietro le quinte per definire strategie e per coinvolgere il pubblico attraverso il digitale. In pochi giorni, è comparso un hashtag sui social: #MuseumFromHome.  Questo hashtag ha rappresentato la volontà e la necessità di continuare ad educare, stimolare ed ispirare la gente durante un periodo difficile come quello della quarantena.

Senza che questo fosse pianificato, mi sono trovata coinvolta anch’io nel progetto di fare ed offrire qualcosa di diverso in risposta ad una situazione senza precedenti.
A novembre 2019, stavo cercando un’opportunità di volontariato, possibilmente in un museo locale, sia per  rendere le collezioni più accessibili, sia per migliorare le mie capacità nell’interpretazione degli oggetti.
Quando ho visto che il Museo di Croydon stava cercando qualcuno che potesse lavorare con la loro collezione e  curare una selezione di oggetti da impiegare in esperienze sensoriali tattili, ho fatto subito domanda!
Il Museo possiede un’interessante collezione di circa 300 oggetti (dal periodo vittoriano in poi) che avevano  bisogno di essere raggruppati e organizzati in scatole a tema, per offrire sessioni in gallerie o prestiti alle scuole. Ho iniziato il mio volontariato a gennaio, ed è stata un’esperienza appagante. Ho svolto ricerche sulla collezione, e, durante lo sviluppo del database, ho collegato gli oggetti a temi specifici. Tutte le scatole a tema che ho creato (e creerò in futuro), contengono una selezione di oggetti e schede informative, con un’immagine dell’oggetto, il numero di catalogo e un breve contenuto.
Ero molto entusiasta alla prospettiva di inaugurare la mia prima valigetta a tema in un evento speciale che doveva tenersi il 27 marzo. Purtroppo, questa serata non ha potuto aver luogo, a causa dell’emergenza Covid-19. Tuttavia, mentre il Museo è chiuso al pubblico, questa selezione di oggetti è ora disponibile in forma digitale, così come la mostra a cui sono legati.
Fortunatamente, posso continuare a svolgere il mio volontariato da casa e creare altre scatole virtuali, fino a quando il Museo non riaprirà e i visitatori avranno l’opportunità di manipolare gli oggetti che ho selezionato. Questa esperienza virtuale ovviamente non può sostituire quella tattile sensoriale, ma è comunque un modo intelligente per esplorare il ricco patrimonio di Croydon, coinvolgendo il pubblico da casa, che può anche contribuire con storie e riflessioni personali.

Bicentenario

Charles Dickens by H.Watkins_ ©LondonSE4

Il 7 febbraio 1812 Charles John Huffam Dickens nasceva a Portsmouth. Gli anni della sua prima gioventù sarebbero stati segnati da numerosi traslochi (da Portsmouth a Bloomsbury, da Chatham a Camden Town, il quartiere allora più disagiato di Londra), dalla povertà, dall’onta di vedere finire in prigione suo padre per debiti, dagli studi sacrificati per un duro lavoro di dieci ore giornaliere in una fabbrica di lucido per scarpe, dove, tra l’umidità e i topi, bisognava attaccare etichette su latte ricoperte di carta bianca e blu. Poi arrivò un’eredità insperata, e il giovane Dickens salvò se stesso grazie allo studio della stenografia, che gli permise di diventare giornalista e dare sfogo alle sue doti di scrittore. Molto probabilmente, se Charles non avesse conosciuto un’adolescenza così infelice, degradata ai sordidi meandri in cui si dibattevano i poveri senza nome di una Londra nebbiosa costellata di slums, non avrebbe forse mai scritto capolavori senza tempo come Oliver Twist, David Copperfield e The Bleak House. Charles Dickens è stato il più grande ritrattista di Londra, ne ha saputo delineare angoli gotici, mercati maleodoranti, strade fangose e tutta un’umanità fatta di giovani coraggiosi, eroine virginali, avari eccentrici, anonimi impiegati, vecchi cialtroni, ricchi benefattori, fuggiaschi e mendicanti. Londra fu per Dickens tanto un vasto palcoscenico che una mitica prigione. Un dinosauro di fango e miasmi, un groviglio intimo di vicoli e stanze in affitto, affollati di vita e di umorismo.

Londra festeggia il suo più famoso scrittore con mostre e iniziative speciali.

Innanzitutto, consigliamo di recarvi al più presto a far visita alla Casa di Dickens, che oggi regalerà delle cupcakes celebrative ai primi 200 visitatori, allietando il tutto con letture e personaggi in costume. La casa museo rimarrà aperta fino al 9 aprile, poi resterà chiusa per 8 mesi, per lavori di ristrutturazione e ampliamento.
Non poteva mancare una mostra sulla Londra Vittoriana di Dickens. E’ quella multimediale in programma al Museum of London, fino al 10 giugno. Dickens era anche un appassionato di racconti macabri e fenomeni paranormali (pensate solo ai fantasmi del suo A Christmas Carol) e aveva aderito al Ghost Club, un’associazione di studi fondata nel 1862. Fino al 4 marzo, alla British Library, una mostra gratuita esplora, attraverso documenti e lettere, l’interesse che Dickens dimostrò per i fenomeni paranormali, e che confluì spesso nelle sue opere.
Al Victoria & Albert Museum, detentore di una vasta collezione di libri, documenti autografi, corrispondenze e illustrazioni, la sala 85 offre un percorso espositivo che, attraverso manoscritti originali ed edizioni a stampa, svela tutti gli sviluppi di David Copperfield, l’opera più autobiografica di Dickens. E per finire, nella sala 24 della National Portrait Gallery, potrete ammirare alcuni ritratti dello scrittore, tra cui quello realizzato dal famoso fotografo vittoriano Herbert Watkins, nonché immagini e documenti relativi a familiari, amici e contemporanei.

Happy Birthday!

Horniman Museum

Una piacevole domenica autunnale in SE4 era quello che ci voleva. Tarda colazione in un caratteristico caffe’ del quartiere, passeggiatina su Brockley Road fino alla fermata del P4, e viaggio minimo a bordo di suddetto bus fino all’Horniman Museum per visitare la mostra del momento, “Dancing for the Gods”, un’esplorazione della cultura e della musica di Bali, con tantissimi oggetti e manufatti dagli anni ’30 a oggi.

Vale la pena avventurarsi lontano dalle rotte turistiche per visitare questo museo.

Il signor Frederick John Horniman era un mercante di tè che nei suoi viaggi raccolse veramente un pò di tutto, dalle maschere africane, agli strumenti musicali, dagli animali impagliati ai fossili. Inizialmente aprì la sua casa al pubblico, ma, quando la collezione divenne troppo grande, decise di finanziare la costruzione di un museo, inaugurato nel 1901, a cui si aggiunse un secondo nucleo nel 1911.  Se per caso immaginavate un derelitto museo di quartiere, con quattro vetrinette zeppe di curiosità vittoriane, non potevate essere più fuori strada. La collezione permanente consta di ben 350.000 oggetti ripartiti in tre sezioni affascinanti: Culture del Mondo, Strumenti Musicali, Storia Naturale. E i percorsi espositivi sono assolutamente ripensati in chiave moderna. Il complesso è stato ristrutturato recentemente e comprende un giardino, una bella serra vittoriana, una biblioteca e uno degli acquari più antichi di Londra, ovviamente rinnovato e aggiornato per fornire un ambiente più consono agli animali che vi sono ospitati.

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The Horniman Museum,

100 London Road, Forest Hill,London SE23 3PQ.

Aperto tutti i giorni dalle 10.30 alle 17.30.

Ingresso GRATUITO.

Writ in Water

keats
 
Fa sempre piacere avventurarsi in Hampstead Heath, con il suo parco e le file di casette vittoriane dai giardini impeccabili. E’ un posto che ha ispirato molti prima di me. John Constable abitava in Well Walk e dipinse spesso i grovigli di nuvole che si inseguivano nei cieli dell’Heath; Marx veniva qui tutte le domeniche con la famiglia e l’amico Engels per fare dei pic-nic, una salutare scarpinata che permetteva ai polmoni di rimettersi dai fumi della città e dal fumo dei sigari di Karl; sembra anche che Clive Staples Lewis, mentre annaspava nella neve del parco, in una giornata di rigido inverno, avesse avuto un’idea folgorante per cominciare a scrivere le sue Cronache di Narnia. Tuttavia, vi fu un celebre abitante della zona, quando questa era ancora un semplice villaggio fuori Londra, il quale seppe trovare nella drammatica bellezza della natura e nella quiete pittoresca del giardino di casa, non solo la necessaria ispirazione creativa, ma anche l’amore.  Stiamo parlando del poeta John Keats, la cui breve vita si spense, ahimé, lontano da questi luoghi e dalle braccia dell’amata, tra le volute barocche e i cieli di Piazza di Spagna, e i cui resti mortali riposano ancora sotto nodosi cipressi, al limitare della Piramide Cestia.  
Colui "il cui nome è scritto sull’acqua" è il prototipo dell’artista romantico, affascinante, povero, idealista, di fragile costituzione, destinato a morire giovane, bruciato dalla malattia e ancor più dalla passione. Però restano immortali i suoi versi, quell’Ode all’Urna Greca, che, forse, fu ispirata dal rilievo di una giumenta, ancora muggente al cielo, nelle sale del Museo Britannico, o quella ancor più celebre, dedicata all’Usignolo, che ai tempi gorgheggiava ignaro, nel giardino al limitare oscuro del parco di Hampstead Heath.Oltre ai versi immortali, e a generazioni di usignoli successive, in Keats Grove resta ancora tangibile e gradevole nel suo aspetto, quasi inalterato, la casa dove il poeta abitò, tra il 1818 e il 1820. 
L’edificio si chiamava Wentworth Place e originariamente era composto di due case gemelle, circondate da uno stesso giardino. Una di queste case era abitata dalla famiglia Brawne, l’altra dall’amico di Keats, Charles Armitage Brown. I due anni che Keats passò qui, come ospite, furono prolifici sia dal punto di vista creativo, sia da quello sentimentale, dato che il giovane finì per innamorarsi della fanciulla vicina di casa, Fanny Brawne. Il fidanzamento, inizialmente osteggiato per motivi economici, fu minato prima dalla malattia del poeta e poi interrotto bruscamente dalla sua morte. 
La casa è stata recentemente riaperta al pubblico, dopo un restauro finanziato dal comune e dalla Heritage Lottery Fund e costato quasi 500 mila sterline. Keats House non è solo un museo, ma un luogo vivo, animato da eventi ed iniziative culturali, incluso un Poetry Appreciation Group, che qui si incontra regolarmente. Il biglietto di ingresso costa 5 sterline, è valido per un anno dalla data di emissione, e vi permetterà di aggirarvi nelle stanze, ancora piene degli arredi e delle atmosfere care al poeta, osservare cimeli (lettere, poesie, l’anello di fidanzamento di Fanny, la maschera funeraria di John…) e, al momento, anche alcuni costumi originali dal set di Bright Star, il film di Jane Campion, ispirato alla storia d’amore tra il poeta e la Brawne, uscito nelle sale angle il 6 novembre scorso.