A Londra, una mostra per i 500 anni dalla nascita di Thomas Gresham

Una mostra alla Guildhall Library celebra la vita del finanziere elisabettiano Sir Thomas Gresham.

Gresham è probabilmente il più noto di tutti i mercanti e finanzieri inglesi del XVI secolo. Era stato il consigliere finanziario di quattro monarchi Tudor (senza perdere la testa!), era divenuto molto ricco, contribuendo a fare di Londra un grande centro finanziario internazionale, e aveva importato da Anversa l’idea di una borsa, fondando così il Royal Exchange.

Nato nel 1519, Thomas Gresham fu ammesso a 24 anni come socio della Worshipful Company of Mercers ovvero la gilda dei mercanti di stoffe. Quasi subito, nel 1543,  andò ad Anversa per fare fortuna. Anversa era una città popolosa e cosmopolita ed il commercio di tessuti tra Londra e questa città delle Fiandre era davvero importante, dato che la capitale inglese dipendeva in modo cruciale dall’Europa continentale per la sua capacità di resilienza economica. Un ritratto del 1544, forse eseguito in occasione delle nozze con Anne Fernley, e oggi nella collezione della Mercers Company, ce lo mostra a figura intera, vestito di nero, con materiali costosi. L’orgoglio del giovane mercante non deriva dalla nobiltà di sangue, ma da una individualità derivatagli dalla sua attività professionale che lo portava a scambiare e relazionarsi, investendo nelle relazioni.
Ritroviamo l’intraprendente agente finanziario dei monarchi inglesi nel bel dipinto eseguito da Antonis Mor van Dashorst, tra il 1565 e il 1570.
L’importante posizione sociale di Thomas Gresham gli permise di essere ritratto dal noto pittore, che fu anche artista alla corte di Filippo II. Dashorst dipinge il mercante, ormai cinquantenne, come uomo dallo sguardo riservato, ma risoluto. A fare da pendant c’era anche il ritratto della moglie di Gresham. Entrambi i dipinti sono oggi al Rijksmuseum di Amsterdam.
Nel 1565 Gresham propose alle Corporazioni di Londra, la costruzione a proprie spese di borsa, sul modello di quella esistente ad Anversa, per la trattazione dei commerci. Il Royal Exchange venne ufficialmente inaugurato nel 1571 dalla regina Elisabetta I che gli ha conferì il titolo reale e la licenza per vendere alcolici e beni di valore.
Alla sua morte, nel 1579, Thomas Gresham, non avendo eredi diretti (il suo unico figlio era deceduto per una ‘febbre’ a soli 19 anni), aveva lasciato i suoi soldi per la creazione del Gresham College, che anche oggi offre un’ampia gamma di eccellenti conferenze gratuite.
Il Gresham College venne fondato nel 1597 nell’ex residenza di Sir Thomas a Bishopsgate. Nel 1991 il College si trasferì alla Barnard’s Inn Hall, una sala del XIV secolo situata vicino a Chancery Lane.Oggi il Collegio sostiene il suo principio fondativo, di mantenere i più alti standard accademici possibili per tutti i professori.
Gresham CollegeMeno conosciuta del collegio, è la sua biblioteca, ora ospitata nella Guildhall Library. I principali tesori bibliografici coprono un periodo che va dal XV al XIX secolo. Le collezioni sono composte da due parti; una di opere varie (principalmente racconti di viaggi); e una di musica (partiture, parti, eccetera).Le opere in mostra includono la quarta edizione delle opere di Shakespeare, stampata nel 1685, una serie di libri di viaggio dal Cile alla Cina, libri e manoscritti del filosofo naturale, architetto ed esperto universale Robert Hooke (professore di geometria del Gresham College) e un libro autografo con le composizioni soliste di Henry Purcell.

‘Sir Thomas Gresham: Tudor, Trader, Shipper, Spy’ rimarrà aperta fino alla metà di settembre. Ingresso gratuito.

A Londra, la biblioteca di John Dee

IMG_0929L’epoca Tudor rappresenta un periodo molto fervido, caratterizzato da speculazioni intellettuali, un rinnovato interesse per gli studi umanistico-scientifici, e l’espansione imperialistica del regno di Elisabetta I. Tuttavia, è anche un’epoca di contraddizioni, spionaggio ed intrighi.
Nessun intellettuale e studioso incarna il tardo Rinascimento inglese meglio di John Dee.
Un vero esperto universale, Dee è stato un distinto matematico, geografo, astronomo, promotore di una riforma del calendario, cortigiano, medico e precettore di Elisabetta I, ma anche spia, astrologo, alchimista, e sostenitore del potere mistico dei numeri.
Dee era un devoto cristiano, ma fu considerato un mago da molti contemporanei, e persino arrestato, accusato di tradimento ed imprigionato, nel 1555, per aver redatto l’oroscopo della regina Maria.
Dal momento che l’astrologia faceva parte della pratica medica, molti punti di vista del Dr Dee non erano affatto eccentrici per l’epoca.
Le doti straordinarie di questo studioso, hanno ispirato a Shakespeare il personaggio di Prospero, in grado di gestire i fenomeni naturali, nella commedia ‘La Tempesta’.
In tempi recenti, l’intrigante e misterioso Dr Dee appare nel film punk di Derek Jarman ‘Jubilee’ (1978), in una canzone degli Iron Maiden (‘The Alchemist’, 2010) ed è protagonista dell’omonima opera rock di Damon Albarn (2012).
Fellow del Trinity College di Cambridge, insegnante di greco, stimato per le sue conoscenze nel campo della matematica, della navigazione e dell’astronomia, Dee provava una forte fascinazione per l’occulto.
Per circa un ventennio, aveva perseguito delle conversazioni angeliche, con l’aiuto del miglior veggente dell’epoca: Edward Kelley. Intravedendo un mondo ulteriore in uno specchio di ossidiana o in una sfera di cristallo, Kelley aveva dettato istruzioni complicatissime per la costruzione di tabelle nella lingua angelica Enochiana.
John Dee possedeva una vastissima biblioteca privata, tra le più belle d’Europa, che constava di oltre tremila volumi, ed era molto più grande di quelle di Oxford o Cambridge.
I suoi interessi per la scienza, la magia e le conversazioni angeliche, si riflettevano nei volumi e nei manoscritti che la componevano.
Nel settembre del 1583, desideroso di accrescere le conoscenze di filosofia naturale e progredire nelle sue pratiche magiche, Dee era partito per l’Europa Centrale, portandosi dietro solo 800 libri, imballati in casse. A casa, a Mortlake, aveva lasciato tutto il resto: 2.292 libri a stampa e 199 manoscritti. Purtroppo, al suo ritorno in Inghilterra, sei anni dopo, Dee trovò la sua casa vandalizzata, e la sua preziosa biblioteca saccheggiata di numerosi libri di pregio. Inoltre, l’Inghilterra era culturalmente più inospitale di prima, e lo studioso sarebbe poi morto in povertà, nel 1609.
Cosa resta oggi della biblioteca perduta di John Dee?
La maggior parte dei manoscritti e circa un decimo dei libri stampati che la componevano, sono stati rintracciati.
Un centinaio di opere entrarono a far parte della biblioteca di Henry Pierrepont, primo Marchese di Dorchester e, tramite un lascito di famiglia, nel 1680 furono donate al Royal College of Physicians.
Oggi, questa collezione è presentata, per la prima volta nella storia, in una mostra temporanea gratuita.
Una selezione di opere mostra ai visitatori come Dee fosse affascinato dalla crittografia, dalla medicina, dagli oroscopi, e, ovviamente, dalle conversazioni angeliche.
Oltre ai libri, si possono ammirare degli oggetti in prestito dal Museo della Scienza e dal British Museum, tra cui il cristallo che John Dee avrebbe ricevuto dall’angelo Uriel, una sfera di cristallo per la ricerca l’occulto e il contatto con gli spiriti, il ‘disco magico’ per conversare con gli angeli e il celebre ‘specchio magico’ di ossidiana, utilizzato per evocare visioni.

DSC_0358~2~2
Sicuramente, l’aspetto più affascinante della mostra, e che ci restituisce qualcosa in più del personaggio, è la possibilità di osservare come John Dee annotasse i suoi libri, con grande entusiasmo (sembra dormisse solo quattro ore per notte, devolvendo il resto del suo tempo allo studio). Dee scriveva appunti ai margini dei volumi, utilizzando simboli, come piccole mani, dall’indice uncinato, per segnalibro, ed aggiungendo disegni, più o meno elaborati, per illustrare quei passaggi che lo avevano colpito.

Panchine letterarie a Londra

Agatha Christie: Hercule Poirot and the Greenshore Folly

Agatha Christie: Hercule Poirot and the Greenshore Folly


Il National Literacy Trust, in collaborazione con Wild in Art, quest’estate riempie di opere speciali le strade della City e di altre zone di Londra. Una cinquantina di panchine a forma di libro aperto, decorate da illustratori professionisti e artisti locali, sono state disposte in vari punti cittadini. I classici della letteratura vanno da Jane Austen a Charles Dickens, da Shakespeare ad Orwell, fino ad includere opere più recenti, come i romanzi di Monica Ali o Nick Hornby. Sono stati elaborati quattro percorsi diversi, a Bloomsbury, Greenwich, nella City e lungo il Tamigi, così, girovagando tra giardini, viali e piazze, si potranno incontrare tanti eroi letterari come Sherlock Holmes, James Bond, Mary Poppins e Hercules Poirot.
‘Books About Town’ è un’occasione unica per esplorare le connessioni letterarie della capitale, per apprezzare le opere di alcuni dei migliori artisti del Paese e per celebrare la lettura come mezzo di intrattenimento.  Alla fine dell’estate, il 7 ottobre, tutte le panchine saranno messe all’asta in un evento esclusivo, al Southbank Centre, per raccogliere fondi a favore del National Literacy Trust, così da aumentare i livelli di alfabetizzazione nel Regno Unito.

Quel dolce odore di libro…

old_booksL’inconfodibile aroma polveroso di vecchi libri è una delle gioie del bibliofilo, lo si repira non solo nelle biblioteche storiche, ma anche nelle librerie antiquarie o di seconda mano. In un mondo che diviene sempre più asettico e informatizzato, presto non saranno in molti a saper riconoscere l’odore agrodolce e ammuffito di una biblioteca storica. Pochi sanno che, questo particolare bouquet, ci può dire anche di cosa  è fatto il patrimonio librario.
La dottoressa Matija Strlic, chimico dell’University College di Londra (Centre for Sustainable Heritage), sta conducendo uno studio mirato su come l’odore di  libri e manufatti antichi, possa rivelare informazioni cruciali sia per gli studiosi, che per i restauratori. L’intensità di odori è un patrimonio genetico, che spesso rivela la velocità di decadimento degli oggetti, e lo sviluppo di etilometri costruiti a questo scopo, può essere utile per la loro conservazione. La Strlic ha deciso di condurre gli studi sulle correlazioni tra la composizione della carta e il suo odore, dopo aver visto un esperto annusare un titolo per valutarne l’età e la qualità. L’odore è parte della storia di un oggetto e anche del nostro modo di godere del patrimonio librario e antiquario. L’equipe della UCL, affiancata da ricercatori olandesi e sloveni, ha studiato 72 libri degli ultimi duecento anni. Attraverso la tecnica ‘degradomica’, si è potuto scompore il complesso profumo  di libri antichi nelle sue varie componenti chimiche, ed individuare i 15 più diffusi composti organici volatili (COV), derivanti dalla carta invecchiata o antica.  L’aroma di libro antico è stato dunque descritto come una combinazione di “note erbacee, con punte acide e un cenno di vaniglia su leggero sfondo di muffa”.  Questo odore inconfondibile, è parte tanto del libro, quanto del suo contenuto (carta, rilegatura, inchiostro). I marcatori di degradazione possono essere utilizzati per monitorare le condizioni di invecchiamento dei libri attraverso l’analisi dei gas COV da essi prodotti, e potrebbero aiutare i restauratori di biblioteche e archivi nel loro lavoro. La dottoressa Strlic parlerà dei risultati di questa interessante ricerca, in una conferenza pubblica gratuita, che si terrà il 21 giugno prossimo al British Museum.

Bicentenario

Charles Dickens by H.Watkins_ ©LondonSE4

Il 7 febbraio 1812 Charles John Huffam Dickens nasceva a Portsmouth. Gli anni della sua prima gioventù sarebbero stati segnati da numerosi traslochi (da Portsmouth a Bloomsbury, da Chatham a Camden Town, il quartiere allora più disagiato di Londra), dalla povertà, dall’onta di vedere finire in prigione suo padre per debiti, dagli studi sacrificati per un duro lavoro di dieci ore giornaliere in una fabbrica di lucido per scarpe, dove, tra l’umidità e i topi, bisognava attaccare etichette su latte ricoperte di carta bianca e blu. Poi arrivò un’eredità insperata, e il giovane Dickens salvò se stesso grazie allo studio della stenografia, che gli permise di diventare giornalista e dare sfogo alle sue doti di scrittore. Molto probabilmente, se Charles non avesse conosciuto un’adolescenza così infelice, degradata ai sordidi meandri in cui si dibattevano i poveri senza nome di una Londra nebbiosa costellata di slums, non avrebbe forse mai scritto capolavori senza tempo come Oliver Twist, David Copperfield e The Bleak House. Charles Dickens è stato il più grande ritrattista di Londra, ne ha saputo delineare angoli gotici, mercati maleodoranti, strade fangose e tutta un’umanità fatta di giovani coraggiosi, eroine virginali, avari eccentrici, anonimi impiegati, vecchi cialtroni, ricchi benefattori, fuggiaschi e mendicanti. Londra fu per Dickens tanto un vasto palcoscenico che una mitica prigione. Un dinosauro di fango e miasmi, un groviglio intimo di vicoli e stanze in affitto, affollati di vita e di umorismo.

Londra festeggia il suo più famoso scrittore con mostre e iniziative speciali.

Innanzitutto, consigliamo di recarvi al più presto a far visita alla Casa di Dickens, che oggi regalerà delle cupcakes celebrative ai primi 200 visitatori, allietando il tutto con letture e personaggi in costume. La casa museo rimarrà aperta fino al 9 aprile, poi resterà chiusa per 8 mesi, per lavori di ristrutturazione e ampliamento.
Non poteva mancare una mostra sulla Londra Vittoriana di Dickens. E’ quella multimediale in programma al Museum of London, fino al 10 giugno. Dickens era anche un appassionato di racconti macabri e fenomeni paranormali (pensate solo ai fantasmi del suo A Christmas Carol) e aveva aderito al Ghost Club, un’associazione di studi fondata nel 1862. Fino al 4 marzo, alla British Library, una mostra gratuita esplora, attraverso documenti e lettere, l’interesse che Dickens dimostrò per i fenomeni paranormali, e che confluì spesso nelle sue opere.
Al Victoria & Albert Museum, detentore di una vasta collezione di libri, documenti autografi, corrispondenze e illustrazioni, la sala 85 offre un percorso espositivo che, attraverso manoscritti originali ed edizioni a stampa, svela tutti gli sviluppi di David Copperfield, l’opera più autobiografica di Dickens. E per finire, nella sala 24 della National Portrait Gallery, potrete ammirare alcuni ritratti dello scrittore, tra cui quello realizzato dal famoso fotografo vittoriano Herbert Watkins, nonché immagini e documenti relativi a familiari, amici e contemporanei.

Happy Birthday!

Je parle ici de l’amateur

antiquarian book fair
Ogni passione confina con il caotico, ma la passione del collezionista confina con il caos dei ricordi. Più ancora: il caso, il fato, di cui è soffuso il passato ai miei occhi, sono intensamente presenti nell’abituale confusione di questi libri…” – Walter Benjamin

Mi piacciono i libri vecchi, quelli fuori catalogo, quelli con un centinaio di anni sulle spalle o anche più. Mi piace l’odore stantio della carta, la copertina di cartone rigido con i rilievi, i margini delle pagine ingiallite dal tempo, i caratteri un pò pesanti, leggermente sfumati, che raccontano cose nella lingua e nelle tonalità del tempo che fu. Mi piacciono i libri illustrati da incisioni, unico mezzo per documentare avventure, scoperte, sogni. Mi piacciono i libri con una dedica ed una data, il premio per la gara di matematica, il regalo di Natale o l’ex libris di una biblioteca ormai disfatta. Mi piace perdermi nelle librerie del centro, quelle con la scaletta che va giù nei meandri dello scantinato, un silenzio misterioso che può valere un incontro, una scoperta. Adoro anche le bancarelle e gli scaffali dei rigattieri, là dove, mancando l’erudizione e l’occhio esperto di chi se ne intende, un prezioso volume può essere dismesso per pochi centesimi.
Londra è un luogo privilegiato per certe passioni, ci sono più mercanti di volumi, stampe e mappe d’epoca qui che in ogni altra città del mondo. Ci sono posti dove posso solo ammirare la vetrina, perché i prezzi superano le mie possibilità.
Uno di questi negozi antiquari è Sotheran, a Piccadilly. Mi fermo spesso davanti alla vetrina, e finendo gli ultimi sorsi di un cappuccino brodaglia (un pò come quella Holly che faceva colazione da Tiffany), rimiro i Piranesi e gli Hogarth, le damine del Settecento e i pesci tropicali.
Guardare non costa nulla.
Ed è con questa filosofia di vita, che, munita di biglietto gratuito, mi sono recata alla Olympia Book Fair, uno degli eventi più prestigiosi nel suo genere.
Gli espositori venivano non solo da tutto il Regno Unito, ma anche dalla Germania, dalla Francia, dai Paesi Bassi e dagli USA.
File interminabili di libri. Volumi di storia naturale illustrati tra XVIII e XIX secolo con dei colori e dei prezzi da capogiro. Prime edizioni del magico mondo di Beatrix Potter, resoconti di viaggi, mappe, tomi di medicina, arte e storia, teatrini di cartone.
La fauna sparuta dei collezionisti, il linguaggio degli iniziati, le cifre a vari zeri, le note tecniche quasi criptiche e dappertutto quell’odore di sacro e stantio, al cui fascino non si sa rinunciare, per il cui possesso ci si può anche dannare l’anima, come seppe raccontare Asselineau nel suo Enfer

Darwin al bagno

darwin

Chi di voi tiene un numero dell’intramontabile Topolino o magari la Settimana Enigmistica o, perché no, qualcosa di più colto e voluminoso in bagno? Nessun tabù, nulla di cui vergognarsi. E’ risaputo, infatti, che se gli italiani non sono proprio dei gran lettori, gran parte di essi possiede qualcosa da leggere per armonizzare mente ed esigenze fisiologiche, soprattutto fumetti, riviste e racconti brevi…
E gli angli?
A quanto pare, anche loro sono dediti allo stesso tipo di “hobby”, tanto è vero che è di questi giorni la sensazionale notizia che oggi vi riporto. Nel bagno degli ospiti di una dimora di campagna dell’Oxfordshire, da circa quarant’anni, faceva bella mostra di sé una copia de “L’origine delle specie” di Charles Darwin, acquistata in un mercatino di rigattiere per pochi scellini. Non sappiamo quanti ospiti si siano avventurati tra le sue pagine, ma che il libro fosse là era noto a tutti, amici e familiari. Proprio il genero del proprietario, mentre visitava una delle tante mostre organizzate per celebrare il centenario della celebre teoria scientifica, ha notato l’assoluta somiglianza tra un raro volume in esposizione e il libercolo nel bagno. Una stima d’antiquario ha dunque rivelato che il volume utilizzato per armonizzare le funzioni del corpo era niente meno che una rara edizione del 1859 (solo 1.250 copie furono stampate in quell’anno), valore minimo 35.000 sterline. Il volume salvato dal gabinetto, con la copertina dai caratteri incisi in oro e il titolo “On the Origin of Species by Means of Natural Selection”, sarà messo all’asta da Christie’s in occasione dei 150 anni dalla sua pubblicazione. Nelle note di corredo alla preziosa opera scientifica, la casa d’aste ha precisato “copertina lievemente rigonfia agli angoli”.
Nel frattempo, English Heritage, che ha in cura la casa di Darwin (Down House) ha pubblicato un appello per il ritrovamento di uno dei taccuini di appunti che il giovane scienziato aveva portato con sé dalla sua spedizione nelle isole Galapagos e che fu rubato presumibilmente tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80. I 15 taccuini saranno messi on line da English Heritage per celebrare i 150 della teoria evoluzionistica.

La biblioteca post-moderna

BritishLibraryInteriorNell’immaginario collettivo la parola ‘biblioteca’ fa venire in mente un posto chiuso, pervaso da un caratteristico odore di polvere, carta macera e pergamena, pieno di libri e gente china su di essi in religioso silenzio; un qualcosa di dislocato dalla vita di tutti i giorni, un luogo della tradizione, riservato a pochi, anche se aperto a tutti. Ma le cose cambiano, si parla ormai del concetto di biblioteca post-moderna, dove all’utente son concessi nuovi stimoli e servizi come prestito di materiali audiovisivi, spazi culturali con iniziative di vario genere, uso di computer, internet e documenti informatici, nonché personale disponibile ad insegnare l’uso dell’archivio a chi non ne ha dimestichezza.

Non so come sia la situazione italica al momento, ricordo che quanto sopra era sicuramente valido per la biblioteca di quartiere nella mia città natale, dove andavo a studiare e leggere con piacere, ma se ora mi stendessi sul lettino dello psicoanalista e Sigmund pronunciasse la parola “BIBLIOTECA NAZIONALE” avrei i sudori freddi e mi aggrapperei al sofà in preda all’ansia. Io spero tanto che, anche in quell’ambito, qualcosa sia cambiato, lo spero soprattutto per i poveri studenti e studiosi che ci devono sudare sangue… anche se, le ultime notizie ufficiali (gennaio 2009) parlavano di disservizi, personale ridotto, decremento dei volontari del servizio civile e prestito pomeridiano sospeso. Ai tempi della tesi, andarvi a fare ricerche equivaleva ad un viaggio dantesco nei gironi delle lungaggini e della burocrazia, nonché quotidiana esposizione all’amianto (bonificato solo a 3 mesi dalla mia laurea, con i disservizi che potete immaginare)…
Poi, son venuta qui, in terra angla, e, studiando per il Master, mi si è aperto un mondo: bellissime biblioteche post-moderne, con film, computer nuovi, scanner, stampanti, corsi di lingue, laboratori, prestiti possibili. Non importa se si è studiosi o no, qui è pratica assai comune andare in biblioteca per usare internet, prendere libri in prestito, far giocare i bambini, partecipare a dibattiti. C’è però una biblioteca angla, anzi LA biblioteca per eccellenza, che ha vinto il mio cuore e mi sta curando dal trauma di gioventù. La BRITISH LIBRARY, in quel di Euston, è il mio rifugio dai mali dell’inverno, pioggia, buio, stanchezza e povertà.
Ci vado spesso, tanto che ormai gli steward alla porta mi riconoscono senza batter ciglio (haha). Mi aggiro qua e là in questo edificio modernissimo (la biblioteca originale faceva parte fino a una decina di anni fa del British Museum, dove ancora restano gli spazi della Reading Room e della Kings Library) e vedo studenti e studiosi col laptop e la cup of tea. Sono così sereni da suscitare invidia, loro forse non sanno niente di lungaggini e decrementi del personale e libri spariti chissà dove.
Vado alla British Library e mi vedo gratis “I Tesori”, in una galleria aperta gratuitamente al pubblico, dove ci sono opere e documenti imperdibili, tra cui la preziosissima copia in greco onciale della Bibbia (codex sinaiticum – IV secolo d.C.), dei bellissimi evangeliari miniati (famoso quello di Lindisfarne – IX secolo d.C), la Magna Carta, l’unica copia manoscritta del Beowulf, il Sutra del Diamante (il più antico libro a stampa del mondo), il diapason di Beethoven, l’atto di nozze di Mozart, le lettere di Jane Austen e le canzoni autografe dei Beatles.
Ci sono poi mostre temporanee su vari argomenti. Ad esempio, al momento in cui scrivo, ce n’è una, totalmente gratuita e di grande interesse, sulla fotografia del XIX secolo, dal titolo “Points of View” (http://www.bl.uk/pointsofview/).
Ma ci si può altrettanto immergere in percorsi sonori, organizzati per tema, dove si può ascoltare di tutto, dalla voce di Florence Nightingale (The Sound and the Fury: The Power of Public Speaking) agli album di Jimi Hendrix (1968 on Record: a Year of Revolution). Per accedere alle sale di lettura basta un pass di accesso che viene rilasciato con facilità (basta esibire un documento di riconoscimento), e non bisogna essere laureandi o laureati. Ognuno ha diritto a studiare e fare ricerche.
A me, quello che stupisce ogni volta che mi siedo a bere un caffè, è la torre d’oro con tutti i volumi, i manoscritti e le mappe provenienti dalla King’s Library. Un monumento all’amore per il sapere.