L’inconfodibile aroma polveroso di vecchi libri è una delle gioie del bibliofilo, lo si repira non solo nelle biblioteche storiche, ma anche nelle librerie antiquarie o di seconda mano. In un mondo che diviene sempre più asettico e informatizzato, presto non saranno in molti a saper riconoscere l’odore agrodolce e ammuffito di una biblioteca storica. Pochi sanno che, questo particolare bouquet, ci può dire anche di cosa è fatto il patrimonio librario.
La dottoressa Matija Strlic, chimico dell’University College di Londra (Centre for Sustainable Heritage), sta conducendo uno studio mirato su come l’odore di libri e manufatti antichi, possa rivelare informazioni cruciali sia per gli studiosi, che per i restauratori. L’intensità di odori è un patrimonio genetico, che spesso rivela la velocità di decadimento degli oggetti, e lo sviluppo di etilometri costruiti a questo scopo, può essere utile per la loro conservazione. La Strlic ha deciso di condurre gli studi sulle correlazioni tra la composizione della carta e il suo odore, dopo aver visto un esperto annusare un titolo per valutarne l’età e la qualità. L’odore è parte della storia di un oggetto e anche del nostro modo di godere del patrimonio librario e antiquario. L’equipe della UCL, affiancata da ricercatori olandesi e sloveni, ha studiato 72 libri degli ultimi duecento anni. Attraverso la tecnica ‘degradomica’, si è potuto scompore il complesso profumo di libri antichi nelle sue varie componenti chimiche, ed individuare i 15 più diffusi composti organici volatili (COV), derivanti dalla carta invecchiata o antica. L’aroma di libro antico è stato dunque descritto come una combinazione di “note erbacee, con punte acide e un cenno di vaniglia su leggero sfondo di muffa”. Questo odore inconfondibile, è parte tanto del libro, quanto del suo contenuto (carta, rilegatura, inchiostro). I marcatori di degradazione possono essere utilizzati per monitorare le condizioni di invecchiamento dei libri attraverso l’analisi dei gas COV da essi prodotti, e potrebbero aiutare i restauratori di biblioteche e archivi nel loro lavoro. La dottoressa Strlic parlerà dei risultati di questa interessante ricerca, in una conferenza pubblica gratuita, che si terrà il 21 giugno prossimo al British Museum.
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Je parle ici de l’amateur
“Ogni passione confina con il caotico, ma la passione del collezionista confina con il caos dei ricordi. Più ancora: il caso, il fato, di cui è soffuso il passato ai miei occhi, sono intensamente presenti nell’abituale confusione di questi libri…” – Walter Benjamin
Mi piacciono i libri vecchi, quelli fuori catalogo, quelli con un centinaio di anni sulle spalle o anche più. Mi piace l’odore stantio della carta, la copertina di cartone rigido con i rilievi, i margini delle pagine ingiallite dal tempo, i caratteri un pò pesanti, leggermente sfumati, che raccontano cose nella lingua e nelle tonalità del tempo che fu. Mi piacciono i libri illustrati da incisioni, unico mezzo per documentare avventure, scoperte, sogni. Mi piacciono i libri con una dedica ed una data, il premio per la gara di matematica, il regalo di Natale o l’ex libris di una biblioteca ormai disfatta. Mi piace perdermi nelle librerie del centro, quelle con la scaletta che va giù nei meandri dello scantinato, un silenzio misterioso che può valere un incontro, una scoperta. Adoro anche le bancarelle e gli scaffali dei rigattieri, là dove, mancando l’erudizione e l’occhio esperto di chi se ne intende, un prezioso volume può essere dismesso per pochi centesimi.
Londra è un luogo privilegiato per certe passioni, ci sono più mercanti di volumi, stampe e mappe d’epoca qui che in ogni altra città del mondo. Ci sono posti dove posso solo ammirare la vetrina, perché i prezzi superano le mie possibilità.
Uno di questi negozi antiquari è Sotheran, a Piccadilly. Mi fermo spesso davanti alla vetrina, e finendo gli ultimi sorsi di un cappuccino brodaglia (un pò come quella Holly che faceva colazione da Tiffany), rimiro i Piranesi e gli Hogarth, le damine del Settecento e i pesci tropicali.
Guardare non costa nulla.
Ed è con questa filosofia di vita, che, munita di biglietto gratuito, mi sono recata alla Olympia Book Fair, uno degli eventi più prestigiosi nel suo genere.
Gli espositori venivano non solo da tutto il Regno Unito, ma anche dalla Germania, dalla Francia, dai Paesi Bassi e dagli USA.
File interminabili di libri. Volumi di storia naturale illustrati tra XVIII e XIX secolo con dei colori e dei prezzi da capogiro. Prime edizioni del magico mondo di Beatrix Potter, resoconti di viaggi, mappe, tomi di medicina, arte e storia, teatrini di cartone.
La fauna sparuta dei collezionisti, il linguaggio degli iniziati, le cifre a vari zeri, le note tecniche quasi criptiche e dappertutto quell’odore di sacro e stantio, al cui fascino non si sa rinunciare, per il cui possesso ci si può anche dannare l’anima, come seppe raccontare Asselineau nel suo Enfer