
Per il nuovo anno niente inutili risoluzioni e propositi: mi condurrebbero solo nelle sabbie mobili del procrastinare, attività in cui, modestamente, so indulgere molto bene. Ho deciso di agire, per quanto possibile, secondo l’estro del momento, l’occasione da afferrare al volo, la to-do-list giornaliera, come il viaggiatore nel deserto mette un passo davanti all’altro, per raggiungere un’oasi di sosta e poi ripartire, e vento, sole e sabbia non lo sconfiggono.
Tre giorni fa ho comprato un quaderno di carta riciclata azzurrina e poi delle punte e degli inchiostri di china nuovi. Ho deciso di ricominciare ad usare il pennino in bachelite verde che comprai nella Ville Lumière, qualche anno fa.
Ieri sono andata al cinema Renoir a vedere la nuova (beh, almeno qui, lontano dal continente) pellicola di Jaques Rivette, "Ne touchez pas la Hache" (o "La duchessa di Langeais"). Un film ben riuscito, non solo grazie alla bravura dell’autore, ma anche al talento del cast, tra cui un figlio d’arte, Guillaume Depardieu, che niente ha da invidiare a suo padre.
Confesso di avere un debole per vestiti stile impero, indossati leggeri attraverso stanze dagli stucchi dorati, e conversazioni appropriate, recitate davanti ad un servizio di porcellana di Sèvres. Tuttavia, sono solita non fidarmi delle trasposizioni cinematografiche di romanzi che ho letto, perché, salvo rarissime eccezioni, tendono a deludermi. Eppure stavolta credo che anche il signor Balzac avrebbe approvato l’esperimento. Come è stato scritto su Le Monde, "’Ne touchez pas la Hache’ est un film brûlant sur l’amour douloureux, la passion qui aliène." Una passione di altri tempi, consumata tra ipocrisie e lusso, ma solo nel gioco di crudeli strategie mentali… Nemmeno lo sfiorarsi di due labbra in 137 minuti, eppure quanta suggestione e tormento in quei silenzi fatti di camere fisse e piani sequenza!
Ed ecco che oggi il cerchio si chiude, fuori programma, in un pomeriggio di sole inaspettato, con una mostra capace di stupire. "The Age of Enchantment", alla Dulwich Picture Gallery, segna il punto in cui gli artisti rinunciano alle restrizioni vittoriane per abbandonarsi ad una nuova estetica, dominata dal gusto per il fantastico. In uno dei più tumultuosi periodi della storia europea, la ricca società poteva permettersi di ignorare il caos e concedersi il lusso di raffinatezze esotiche, carte da parati dai racemi intricati, la monocromia delle illustrazioni di Beardsley e le ambientazioni oniriche di Edmund Dulac. Mondi infinitesimali, ricamati ad inchiostro nero india, fatti di bolle, petali, gemme e occhi di pavone, frammenti di stelle, donne fatali, creature infernali, favole e nursery rhymes. Miracoli di bellezza che solo la pazienza e un pennino intriso di china hanno saputo inventare.

Cioè centotrentasette (137) minuti e nel film nemmeno una ciulatina?! Terribile! 🙂
Ricchiazzo, ma sempre a quello pensi.
Matérialiste!!!
Hahahaha
AHAHAHAH!
Effettivamente sarebbe stata la ciliegina sulla torta… Che mondo sarebbe senza ciulate nei film?
Ma voi non capite, nel XIX secolo non era cosi facile, c’erano le convenzioni, e anche se la duchessa Antoinette de Langeais era fortemente attratta dal generale Armand de Montriveau, doveva continuare a respingerlo con civetteria per non compromettersi.
Sembra che Balzac scrivesse questo romanzo breve per vendicarsi del rifiuto subito da una gran dama della nobiltà, a cui egli era corso dietro per mesi, subendone le civetterie e le false promesse, senza mai riuscire a … consumare.
Che culo essere nel XXI secolo!
Io devo ammettere che saro’ anche stato stanco, ma per tenere gli occhi aperti ho fatto una fatica…
sto leggendo meri scelli in inglese. sublime. te la consiglio troppo, se non l’hai gia’ letta.
Bello l’uso del pennino, ricordo da piccola, mi sono inzaccherata come pochi con quello di mia madre, visto che non stavo mai ferma. Mi incuriosisce questo film, primo perchè adoro i film in costume, poi perhcè mi stimolano la produzione di romanticismo, che cerco sempre di tenere molto a freno e poi si quei vestitini leggeri di mussola, stile impero, ma anche i più preziosi, bhè insoma Jane Austen docet, e tutto questo ramo della letteratura mi piase parecchio. Invece per quanto riguarda il povero Balzac…come se dice a roma “quanno la vorpe nun ariva alluva dice che è acerba” insomma avesse rosicato un pò troppo??? orgoglio di maschio ferito???
si ma guarda che poi vogliamo vedere i capolavori.. magari in fase di realizzazione..
il soggetto sarà ? vegetale?
mi sono comprata anni fa un fantastico set di pennini per produrre capolavori calligrafici.. peccato che essendo mancina li sgaruppo tutti 😀
ho prodotto ben poco.. ma sono troooooooppo chic!
si, magari qualche sgorbio potrei pubblicarlo nel blog…vedremo…
Ma ho avuto le travecole o ieri c’era un altro post?
streghina, non so come mai ma i commenti che avevi lasciato non apparivano xke’ finiti nella cartella “da moderare”.
Mah, forse hai usato un’email diversa? Cmq ho fatto un po’ di editing.
heheheh so proprio de coccio certe volte, non ci si può proprio fare nulla.I m so sorry 🙂 se dopo la giornata di pioggia presa para para a Rye, non mi vengono i reumatismi, sono una donna bbbbbionica
Per restare in tema, vi segnalo questo fantastico negozio nel cuore di Bloomsbury. Se ci entrate potreste perdervi per un imprecisato spazio di tempo, e anche se non comprate nulla, sarà un piacere per gli occhi. Inoltre, il tutto ha un vago sapore vittoriano e l’atmosfera è da bottega di altri tempi.
http://www.bladerubberstamps.co.uk/