Ho passato l’80% di questa giornata con ragazze di età superiore ai cinquanta. Mi sento un pò strana, ho come voglia di mettermi a fare il punto croce vicino ad un caminetto e parlare con l’accento che usava Celia Johnson in Brief Encounter. E’ il minimo che possa capitare a chi ha sentito persone attorno a sé parlare dell’inverno del 1947 come se fosse ieri, e che, forse, questo qui sarà proprio uguale.
Tutto è iniziato stamattina alla stazione di SE4, con la stupida macchinetta che mi poteva fare il return ticket per tutte le destinazioni londinesi, tranne che per il posto dove dovevo andare io, così ho dovuto battere la tecnologia e comprare un biglietto per la fermata prima. La stazione del Palazzo di Cristallo, se non ci siete mai capitati, è strana assai, specie a mezzogiorno di un lunedì di febbraio.
Trattasi di capolavoro di blanda architettura vittoriana in stile semi-romanico/rinascimentale, con le arcate cieche tipo chiostro, in muratura rossa, e una marea di scale che salgon su.
Arrivata in superficie ho chiesto ad un "History Boy" dov’era il roundabout, cioè la rotatoria per la strada che serviva a me. Il boy pensa che è di là, cioè a sinistra. Prendo subito trotterellando la discesa, ma più giù, della rotatoria, neanche l’ombra. Da un vicoletto sterrato sbuca all’improvviso una giovine confusa, ondeggiante sui tacchi a spillo. Le chiedo informazioni, visto che è l’unico essere umano nei paraggi. Lei gentile, dice biascicante che il roundabout è nella direzione opposta, cioè in salita. Poi mi batte 40p (60 centesimi di euro) con la scusa inverosimile che ha perso il borsellino sull’autobus. A questo punto mi viene in mente la tipica questua del drogato di turno sul treno in sosta a stazione Termini, non so se avete presente… ma è solo una visione temporanea, infatti devo serbare le energie per la salita… e che salita! Cammina cammina, e alleggerita di 40p, arrivo spompata a destinazione e suono il campanello della mia nuova cliente, una settuagenaria arzilla, che entusiasta mi offre il tè nella tazza floreale angla con un piatto di biscotti "digestivi" e mi tiene a chiacchierare per ORE. E mentre siedo sprofondata nel divano color malva, con un digestivo in mano e un sorriso ebete, mi viene in mente la turpe favola di Hansel & Gretel, ammaliati dalla nonnina nella casa di marzapane, col tetto di cioccolato. Aiuto!
Ripiglio il treno alla stazione cattedrale, giusto il tempo di rincasare per rifocillarmi e poi ripartire alla volta del Kent per la lezione serale di Botanical Illustration. Dove continuo penosamente a stendere i miei colori come se fossero fanghiglia, mentre le nonnine tiran fuori delle tavole con delle nuances e delle pennellate da far invidia a Maria Sibylla Merian.