Iklimler

summer08

Mentre sui lidi italici infuocati dal sole si mangiano angurie al ritmo dei soliti tormentoni, in terra angla il vento e la pioggia la fanno da padroni, sembra autunno e ci vuole il golf. Queste dicotomie climatiche mi hanno sempre stupito, se guardo oltre i vetri imperlati della mia finestra non riesco proprio ad immaginarmi che possa esistere un cielo diverso da questo. Eppure, se per un pò sono stata assente, non lo devo solo al blocco creativo, ma a dei fugaci scampoli estivi che hanno lambito anche queste latitudini. Dopo aver partecipato ad una serata organizzata dai blogghers di Lewisham (su invito di Neil, autore di Transpontine, la Moya di SE4 sedeva ad una simpatica tavolata all’aperto, unica scrivente in lingua italiana), sono partita per Edimburgo. Tre giorni di sole (!), musica, festival, pubs, chiacchiere e pure il tour del cimitero di Greyfriars, alla ricerca dei fantasmi, con la nebbia che scendeva suggestiva giù dai tetti e dai comignoli ad accarezzare pietre annerite dal tempo. Sono seguite mini fughe al parchetto dietro casa, con le api ronzanti, l’odore di barbecue improvvisato, note lontane e un dirigibile zeppelin su nel cielo. Poi sono andata a Liverpool, per visitare la mostra di Klimt. La città è tutta un fermento di gru e strutture di vetro e acciaio, che sorgono qua e là come funghi, per non parlare degli anonimi centri commerciali. All’Albert Dock ho appena fatto a tempo a vedere gli ultimi scampoli dell’Old Great Western Railway. Oltre alla secessione viennese, al sole inaspettato e alle prelibatezze di Philpotts, c’è stato anche tempo per una breve escursione musicale, da Billy Fury ai Beatles, da Echo & the Bunnymen agli Zutons, grazie alla mostra interattiva "The Beat Goes On", in programma ai World Museums. Il sole è tornato ad essere un lontano ricordo, e così non è rimasto altro che trovare consolazione al chiuso di cinema e gallerie, caffè e localini, remando in barchette surreali e pericolanti sul tetto allagato della Hayward Gallery, ritrovando spunti di me in pellicole turche e francesi, cercando calore nell’incontro con gli amici, aspettando che torni l’ispirazione perduta. 

volver

cordoba

Come questo selciato andaluso, fatto di luci ed ombre, forme lisce e spigolosità, così mi appare la mia vita, tra fughe e ritorni, passione e ragione. La Spagna è ormai un ricordo, un sogno dal sapore strano, segnato da tramonti sul mare e vuote promesse, ma la casa sulla collina al limitare di SE4 mi accoglie discreta, con la volpe che attraversa il giardino e il crepuscolo che si attarda tra i rami, una candela sul davanzale e il tè verde sul comodino.

In poche parole…

malta

… Sono appena tornata dal centro del Mar Nostrum, da ciò che per secoli ha rappresentato un crocevia di influssi e culture, sapori e colori, assedi e conquiste: Malta. Un’isola che ho scoperto essere un pò come me, ora: a metà strada. Un ibrido tra la modernità nord-europea e la tradizione mediterranea. Un mondo dove convivono tranquillamente barchette di pescatori e cabine telefoniche rosse, edicole barocche popolate da madonnine, angeli e santi e nicchie con la regina Vittoria, il tè delle cinque e l’aperitivo delle sette, Caravaggio e Turner, gli autobus gialli, sgangherati, con le foto e il rosario, e gli albergoni avveniristici, pieni di angli in vacanza, le pubblicità in maltese e le scuole di inglese, la GS e i Jaffa Cakes, Rai Uno e la BBC. Di Malta mi è piaciuto quel senso un pò ruvido, di abbandono, fatto di muri scalcinati, panni stesi alle finestre,insegne lise dal tempo, carrozzelle trainate da ronzini stanchi, gabbie di canarini sui balconi, gatti sornioni davanti alle taverne, fontanelle sparute, persiane socchiuse, opulenze nascoste e dolcezze antiche dai nomi esotici: imqaret, qubbajt, qaghaq tal-ghasel, kannoli. Qui in terra angla si respira ormai l’odore ancestrale dell’autunno, terra umida e uva appassita. Disorientata, come alla fine di una passione, come allo svaporare di un sogno, calpesto tappeti di foglie secche, mentre già nel cielo basso, ai raggi di sole smunti si sostituiscono nuvole gonfie di pioggia… ma va bene così…

fin de semana madrileño…and cold snaps in London

madrid

W/E a Madrid:
tre giorni di sole, cultura, gastronomia, movida, comida, paella, calor, vino tinto, café con leche e la cuenta por favor. Tre giorni per perdersi in infinite sale, una tela di Miro, la luce accecante che filtra dalle persiane, l’oscurità rivelatrice de L’âge d’or, il clamore della Guernica di Picasso, le copertine ingiallite della guerra civile, le grida di ragazzini abbronzati che giocano a pallone. E poi, cedere volentieri all’invito di un tavolino inondato di sole, ai colori del giardino botanico, e… all’empanada de alcachofa!

Ritorno a Londra:
vento, nevischio, freddo pungente, svariati strati di vestiti, guanti di lana, sciarpa e berretto, facce assorte sul solito treno, mind the gap, pranzo insipido, collega spagnolo a cui parlare della Spagna, autobus rossi a due piani, turisti spaesati, non mi va di parlare anglo, please go to cashier one, vetri imperlati di pioggia, west end final ed io che dipingo fiori inglesi intirizziti, sorseggiando un herbal tea e pensando che forse ho sognato, che forse emigro di nuovo…o forse no.