Peregrinazioni urbane al Barbican

IMG_2670Esplorare una città come Londra, che spesso nel rincorrere il futuro, fagocita se stessa, può essere fatto in diversi modi. Attraverso film e documentari è praticamente possibile camminare in quartieri perduti, viaggiare su veicoli obsoleti, aimmergersi in attimi di vita ormai dissolti. Al Barbican, Urban Wandering Film and the London Landscape  conduce lo spettatore attraverso una stagione di film, conferenze ed escursioni che raccontano di vecchie e nuove architetture, edilizia sociale, demolizioni e psicogeografie.

Lo scrittore Iain Sinclair, ha inaugurato il programma con la proiezione del film “It always rains on Sunday”, per la regia di Robert Hamer (1947). In questo film, che ricorda il realismo francese e l’espressionismo tedesco, un sentimento nostalgico pervade le strade e gli edifici, con Hartland Road, Camden, trasformata in Coronet Grove, Bethnal Green, per esigenze di copione. Da ringhiere scheggiate al ruote di bicicletta ancora in movimento, da tende sporche a mercati vivaci, una pioggia incessante affonda sogni e speranze, mentre il contrasto del bianco e nero cattura un’altra epoca. Nel complesso si respira il desiderio intenso di fuggire le difficoltà di ogni giorno in un East End oppresso dalla povertà.

“The London knobody knows” è un altro film proiettato al Barbican, che si concentra sull’East End, e varie vicende architettoniche e urbane londinesi. Girato nel 1967 e adattato dal libro di Geoffrey Fletcher, scritto qualche anno prima,  il documentario accompagna lo spettatore in un tour particolare, alla scoperta di angoli meno noti della capitale. L’attore James Mason, guida speciale e flaneur, vaga attraverso i luoghi segreti di Londra: Chapel Market a Islington, resti vittoriani, poverissimi slums, fatiscenti sale da concerto, cantieri in fermento, e luoghi pronti a scomparire.

Molti altri film della mini-stagione al Barbican sono pieni di riferimenti letterari, passeggiate psicogeografiche, storie di immigrazione e sottoculture. Il programma è vasto, dai film cult ai corti di archivio, dal dramma muto di Anthony Asquith (“Underground”), alle nuove uscite, dagli screentalks alle ricerche approfondite di Julien Temple (“London, the modern babylon”).

Gabinetti Vittoriani

se4_toiletsFu solo in epoca vittoriana che i bagni pubblici apparvero in gran numero per le strade di Londra, grazie ad una legge di sanità pubblica emanata nel 1848.

Alla Great Exhibition (Grande Esposizione Universale), tenutasi a Hyde Park, nel 1851, i visitatori poterono usufruire dei servizi igienici  installati da George Jennings, un idraulico di Brighton. Il primo gabinetto pubblico, inaugurato in città, il 2 febbraio 1852, era per soli uomini, e si trovava al 95 di Fleet Street. Un altro, per “signore”, venne aperto l’11 febbraio dello stesso anno, al 51 di Bedford Street, a Strand. Quasi tutti i bagni pubblici vittoriani erano per gli uomini, pochissimi per le donne. La logica era che gli uomini si intrattenevano più delle donne  lontano da casa, sia per lavoro che per piacere. Gli orinatoi erano anche più economici da costruire e installare. Lo scrittore socialista George Bernard Shaw avviò una campagna per aumentare il numero di strutture destinate alle donne. Queste, in realtà, si moltiplicarono solo con i cambiamenti sociali del secolo successivo. Geoffrey Fletcher, rinomato artista, autore e conoscitore di una Londra non convenzionale, dedicò un capitolo del suo libro,  The London Nobody Knows (1962), ai bagni pubblici londinesi, in particolare quello per “signori” di High Holborn, tutto in marmi e ferro battuto, le cui cisterne in vetro trasparente, erano abitate da pesci rossi. Questi bagni furono immortalati nel documentario che porta lo stesso titolo, presentato da James Mason, e realizzato nel 1967.

Non sono molti i gabinetti vittoriani  che sopravvivono oggi a Londra. Veri gioielli di architettura urbana, si segnalano per le fantasiose ringhiere in ferro battuto, con i gradini che conducono sotto il livello stradale. In SE4 e dintorni, resta poco o niente:  in tempi recenti, sono stati incredibilmente rasi al suolo i bagni pubblici di New Cross, un progetto originale dell’architetto scozzese Alexander Greek Thomson (1897), con bella colonnina di aerazione, a motivi egizi. Tuttavia, di quelle toilets che ancora sopravvivono in città, alcune stanno rinascendo a nuova vita.
A Kennington, un comitato di cittadini si è riunito per salvare le “gentlemen toilets” vittoriane, costruite nel 1898, e farne  “ArtsLav“, circolo culturale, con spazi per eventi, mostre e incontro di tipi creativi.
Invece, due giorni fa, a Fitzrovia, al 27a di Foley Street, un altro gabinetto per gentiluomini vittoriani è stato riaperto, in una nuovissima veste. In “The Attendant“, questo il nome del locale, le ceramiche vittoriane e gli accessori originali costituiscono l’ambientazione eccentrica per un bar espresso e tavola calda indipendente.

Fantasmi di strade londinesi

missbloxamAl 5 di Caledonian Road, si trova Housmans, una libreria indipendente, che resiste fieramente dal 1945. Il negozio è specializzato in libri, periodici, riviste e zine di argomento politico, storico-sociale e filosofico, con una sezione ben nutrita dedicata a Londra, al situazionismo e alla psicogeografia.  Accanto agli scritti di Guy Debord, sugli scaffali potete trovare pietre miliari come “The London Nobody Knows” di Geoffrey Fletcher, accanto ad opere di altri londonographers, tra cui Iain Sinclair, Tom Vague, Will Self. Al piano inferiore, se riuscite a resistere alla polvere e al vago odore di umidità e carta rancida, troverete ammassati libri di ogni genere, anche in lingua straniera, tutti ad una sterlina (o meno). Occorre pazienza e occhio attento, ma le soprese sono sempre in agguato. La mia personale conquista è stata una ristampa del 1947 del libro di Miss (Joan) Bloxam, pubblicato nel 1937 con il titolo di “Walks Around London”. Miss Bloxam  fu un’illustratrice, litografa e paesaggista, e il suo libro raccoglie due anni di peregrinazioni londinesi, alla scoperta di angoli e scorci inusuali, gran parte dei quali, irrimediabilmente perduti a causa delle bombe tedesche, e, successivamente, degli interventi di edilizia postmoderna, brutalista e commerciale. Il libro rappresenta un inno all’eccentricità e alle strane tangenti che la storia ha tracciato nel cuore di Londra e si pone a vessillo contro la passione moderna per le linee rette, i viali spaziosi e spogli, i centri commerciali anonimi. Gli schizzi che accompagnano l’opera, catturano l’atmosfera di una Londra di altri tempi, forse ancora là, forse perduta per sempre, e invitano a vagabondare tra vicoli e quartieri.