Meraviglie del Rinascimento al British Museum

'Lyte Jewel' - The British Museum - Waddesdon Bequest M&ME 167 - Room 2a

‘Lyte Jewel’ – The British Museum – Waddesdon Bequest M&ME 167 – Room 2a

Verso la fine del 1880, il barone Ferdinand de Rothschild ordinava la creazione di una nuova Smoking Room in un’ala della sua residenza di Waddesdon nel Buckinghamshire. La sala doveva servire, non solo ad ospitare gentiluomini per il sigaro o la pipa del dopocena, ma, anche, contenere la magnifica collezione di Ferdinand, costituita da oggetti preziosi, sulla falsa riga delle raccolte principesche dei secoli XVI e XVII.
Ferdinand aveva voluto che la sala per fumatori, assieme all’adiacente sala biliardo e corridoio, fossero decorati in stile rinascimentale francese. Le teche di vetro, che custodivano gli oggetti, dovevano essere circondate da tendaggi, mobili e altri arredi sontuosi.
Alla sua morte, nel 1898, Ferdinand lasciò in eredità la maggior parte della sua collezione al British Museum, dove da oggi è in mostra permanente, gratuita, in una nuovissima sala.
Mi ricordo quando, tempo fa, dovevo avventurarmi nei meandri del museo per ammirare i tesori del Waddesdon Bequest. Gli oggetti, una selezione dei 300 che compongono il lascito, si trovavano in una sala buia ed angusta, quasi un cul de sac, che non rendeva piena giustizia ai fantastici pezzi di oreficeria, intaglio, ceramica e vetro. Da oggi, però, la donazione del barone Rothschild si può gustare di nuovo, ampliata ed in un ambiente adeguato, che ne permette una vera fruizione.
Tanti bellissimi pezzi medievali e rinascimentali, oltre, è stato accertato, ad un certo numero di (bei) falsi del XIX secolo. Uno spaccato interessante sul mercato e collezionismo antiquario fin de siècle. Il pezzo forte della collezione è il reliquiario francese del XV secolo, realizzato per Jean, duca di Berry (1340-1416), tutto costruito attorno ad una presunta spina della corona di Cristo. La spina, quasi scompare, circondata com’è da un tripudio di ori e smalti, angeli e santi, raggi e torri, perle e pietre preziose.
Un altro oggetto interessante, è il “Lyte Jewel“, un ciondolo apribile, che serba in sé il ritratto di Giacomo I d’Inghilterra. Il gioiello è ricchissimo e raffinato, decorato con diamanti, smalti ed una perla a goccia. Il ritratto del re, fu realizzato da un miniaturista ed orafo di grido, Nicholas Hilliard, attivo verso la fine del XV e gli inizi del XVI secolo. Il gioiello era stato donato dal sovrano a Thomas Lyte, un genealogista, che aveva tracciato le origini del casato di Giacomo, facendole risalire al Bruto troiano, fondatore della Britannia (pura leggenda, tuttavia politicamente efficace).
La collezione Rothschild è incredibile, comprende non solo gioielli, ma anche capolavori di argenteria, legno intagliato, ceramiche e fragili manufatti di vetro. Uno dei miei oggetti preferiti è un ciondolo d’oro, a forma di ricco paniere di smalti, che pende da tre catenelle ed è decorato con grappoli di rubini e perle. Su questo trespolo elegante, poggia un bellissimo pappagallo verde smaltato, con il dorso incastonato, anch’esso, da rubini.
Mi piace immaginare questo prezioso volatile dondolarsi alla catena di una dama, rilucente alle candele, sfolgorante alla luce del sole. Fu realizzato nel tardo Cinquecento, forse in Spagna. Oggi è alla portata di tutti, grazie al lascito di Ferdinand de Rothschild e al nuovo allestimento espositivo del British Museum.

Cheapside Hoard: una mostra a Londra per svelarne i misteri

9101986839_27e836b981_oNel 1912, alcuni operai, che lavoravano in una cantina nei pressi di Cheapside, fecero una scoperta sensazionale. I picconi si imbatterono in una cassetta di legno contenente circa 500 gioielli, per la maggior parte di epoca Elisabettiana. Un vero tesoro, composto da anelli, spille, collane e pendenti, cammei bizantini ed altri oggetti, tutti riccamente lavorati, con smalti e gemme dai colori smaglianti.
Gli operai, riempitisi le tasche, i fazzoletti e i berretti, corsero a cercare George Fabian Lawrence, detto “Stoney Jack”, un antiquario di Wandsworth, che pagava in contanti gli operai per farsi lasciare reperti provenienti dai cantieri londinesi. Lawrence capì subito il valore del tesoro che gli era capitato tra le mani, si adoperò all’acquisto di tutti i gioielli (per uno scellino o il prezzo di una mezza pinta) e contattò il Museo di Londra, fondato da poco, per proporre la vendita.
Quando il British Museum, il Victoria & Albert Museum e la Guildhall seppero dell’avvenuto acquisto, montarono su tutte le furie, ma decisero di lasciar correre solo quando ricevettero una parte del tesoro. Ora, tutti i gioielli, a distanza di un secolo, sono stati riuniti per una mostra straordinaria, che resterà aperta, fino al prossimo aprile, al Museo di Londra. I gioielli sono esposti assieme a vestiti e a ritratti dell’epoca e le gemme, cabochon o sfaccettate, spesso incastonate con metodi ormai difficili da replicare, provano l’estensione dei traffici commerciali dell’Inghilterra nel XVI e XVII secolo.Il tesoro include topazi dal Brasile, rubini dall’India, lapis lazuli afgani, opali ungheresi, perle arabiche.
Il pezzo forte della mostra è un sorprendente smeraldo della Colombia, della grandezza di una mela,  intagliato ad arte per includere un orologio svizzero seicentesco.
La curatrice dell’esposizione, Hazel Forsyth, ha messo in relazione il tesoro con un gioielliere del XVII secolo, tale Thomas Sympson, il quale viveva proprio a Cheapside, svolgendo anche l’attività, molto lucrativa, di falsario. Tra i gioielli, infatti, ci sono due falsi, sicuramente attribuibili a lui. Inoltre, nel tesoro, figura anche un sigillo di corniola, non molto raffinato, ma utilissimo ai fini della datazione. Il sigillo è decorato con le insegne di William Howard, creato Visconte di Stafford nel 1640, e condannato a morte per tradimento nel 1680.  Il seppellimento del tesoro di Cheapside dovrebbe essere di sicuro avvenuto tra il 1640 e  il 1666, anno del Grande Incendio che ridusse Londra ad un cumulo di macerie e tizzoni ardenti. Perché il tesoro sia stato nascosto, è un mistero. Di certo, il proprietario dei gioielli non fece mai in tempo a recuperarli, verosimilmente ucciso o fuggito durante la Guerra Civile Inglese (1642/51).