Quarantena Londinese #6

 

tarassaco rucolaNon ho scritto da un po’ per varie ragioni. 

La prima è che è esploso il boiler (!) e meno male che eravamo in casa, altrimenti, tra alluvione e corto circuito elettrico, forse adesso non avrei avuto un tetto sulla testa. Invece, ho un boiler nuovo, il pavimento sollevato, la porta del ripostiglio che non si apre più bene, ciarpame disseminato qua e là e un armadio ikea che assomiglia alla Torre di Pisa.

Seconda ragione: non volevo che gli eventi riguardanti il covid-19, mi spingessero a scrivere un post ripetitivo e polemico.
Vi basti sapere che il governo britannico continua a fare poco, in ritardo e male.
Inoltre, avevo quasi sperato che, questa pausa di riflessione forzata, potesse rendere le persone più responsabili ed altruiste, verso la natura e nei confronti degli altri. Purtroppo, da quando il lockdown è stato allentato, i parchi sono sempre più strabordanti di spazzatura e fiale di protossido di azoto, i prati si risvegliano bruciacchiati dai barbecue portatili, le spiagge vengono prese d’assalto, le distanze sono ormai azzerate, il traffico è impazzito…

Tutto mi appare approssimativo e confuso, ed io proseguo, finché è possibile, con la mia vita semi-eremitica, scandita dallo studio, da quel poco lavoro che posso svolgere da casa, dalle passeggiate mattutine nel verde (che si sono estese, sia nei chilometri che nella durata), da fugaci missioni al supermercato, rigorosamente mascherata, e da sessioni digitali a cui partecipo per lavoro, istruzione e diletto (ci si incontra su uno schermo, con tante facce più o meno sorridenti, in altrettanti riquadri, che mostrano, alle spalle di ognuno, lacerti di tende, librerie, mobili di cucina, quadri appesi ai muri, testate del letto, soffitti sghembi…).

Nel frattempo, ho imparato a fare delle cose. 

Per esempio, a registrare un podcast per un programma di storia, e a girare e montare video, anche e soprattutto con me dentro (!), per dei progetti di storytelling.
Ho disegnato prospettive da uno a più punti di fuga, ritratto fiori di papavero e foglie di tarassaco, rinvasato piante, germinato semi, accolto nuovi fiori.
Ho il davanzale che è un vivaio di piantine di solanum, viola, borago ed oxalis e, quando vado a passeggiare, so riconoscere le erbe spontanee, quelle buone da usare in cucina. Come, ad esempio, la rucola selvatica, che, coi suoi fiorellini gialli ed il sapore intenso, regala una nota piccante alle insalate, va forte con i formaggi, ed è un’alternativa piena di vitamine e sali minerali, al solito pesto di basilico.