
Forse mi sbaglio, ma ho come la certezza che la primavera angla sia vicina, lo sento nell’aria, lo percepisco da quell’ora e mezza di luce in più, lo noto dal fatto che le commesse si mettono ad insaponare le vetrine dei negozi, lo leggo nei mazzi di daffodeli in vendita da Marco & Spensiero…
La bimba coreana parte, torna in Corea, per lo meno fino a giugno. Per salutarci degnamente, la bimba mi ha portato in una galleria giappa, ai confini della realtà.
Non so se siete mai stati a Bermondsey… su wikipedia la paragonano ad un sobborgo di Lagos. Non mi sento di essere altrettanto spietata, certo è che i casermoni popolari e un certo abbandono intorno alla vecchia zona industriale rendono il tutto abbastanza desolato, specialmente di sera. Infatti, l’unico posto decente per prendere qualcosa da bere, alla fine era un fast food di infima categoria, altrimenti la scelta si riduceva al take away deserto o al kebabbaro volante.
Cammina, cammina, dopo la sosta onion rings e ketchup, siamo arrivate alla galleria giappa, che trovasi al 5° piano di una vecchia fabbrica, dotata di ascensore d’epoca, di quelli con le porte a serranda, tipo anni ’30.
Stasera si inaugurava la mostra di un’artista coreana, tale Seunghee Kang, la quale ha un modo molto originale di dipingere e di raccontare le sue esperienze in terra angla. Poi, in un angolo, c’era una porta che immetteva in una finta stanza, con una poltrona e un altoparlante che ci gracchiava dentro voci e suoni. Un’installazione sonora di John Hughes, che mi ha un pò deluso, perché so che lui sa far di meglio e ‘sta stanzetta sbilenca, con le tendine e la carta da parati anni ’50, francamente, mi sembrava una cosa banale, già vista. Ma i vernissages, si sa, sono l’occasione per socializzare, incontrare o re-incontrare gente, scambiarsi indirizzi email, che non si sa mai, magari c’è un’altra mostra, magari ci si prende un caffè, magari…
E poi i vernissages sono anche posti dove la gente va per bere e mangiare, e questo mi ha sempre dato un pò sui nervi, perché forse il bicchierino di vino in mano mentre ci si immerge nello spazio di un quadro ci sta pure, ma lo scofanamento del buffet modello assalto delle cavallette è di pessimo gusto. Stavolta però, surprise-surprise, il buffet era giappo e tutto a base diumeshu (prugne) sia dolci che salate, molto zen a vederle sul vassoio di pietra nera, ma poco affini ai miei gusti e al mio palato.
Invece abbiam gradito il Choya, vino giappo alle umeshu molto buono e dolcino, 15 %vol. però… La bimba coreana ha bevuto appena due sorsi e sulla metro mi continuava a chiedere se era rossa in faccia, che si sentiva ubriaca. Hahahaha! Mi mancherà.
Image: ©Seunghee Kang – Still Life 2006
Drawing with shining crushed rock on canvas
150cm x 100cm