Cold Wind

brmc

Fa freddino nella notte londinese, ma nulla passa attraverso il giubbotto di pelle e il berretto di lana. Un’impercettibile ronzio nelle orecchie, voglia di raccontare qui, prima che le impressioni si perdano. Sono reduce dal concerto dei Black Rebel Motorcycle Club alla Roundhouse ed è stata una bella performance, superiore alle mie aspettative e protrattasi per oltre due ore.Più di un centinaio di minuti elettrizzanti, l’acustica tagliente e la coreografia scarna, lo shoegazing e i giri di basso sporchi, da cantina. Qua e là suggestioni che ricordano i Jesus & Mary Chain, sebbene più rock’n’roll…ma in fondo, che male c’è?Tra un brano e l’altro mi sono soffermata a guardare l’architettura particolarissima della Roundhouse, con le 24 colonne di ferro e gli archetti svettanti a sostenere il tetto rotondo, un capolavoro dell’ingegneria civile vittoriana. L’edificio ne ha viste delle belle in 161 anni di storia. Utilizzato in origine come rimessa per locomotive, nel 1869 divenne un deposito di gin, per la ditta W S Gilbey. Successivamente, verso il 1940, cadde in disuso e infatti, quando Geoffrey Fletcher ne scrisse, nel 1962, nel libro "The London Knobody Knows", la Roundhouse era ormai un vuoto scheletro, malinconica testimonianza dei fasti delle ferrovie fin de siècle. Tuttavia, sul finire degli anni sessanta e la prima metà degli anni settanta, lo spazio venne reimpiegato come sala da concerti e laboratorio artistico. Vi suonarono Otis Redding, Jimi Hendrix, i Doors, i Led Zeppelin e i Pink Floyd. Vi furono rappresentate tragedie di Shakespeare e opere liriche, vi lavorarono anche Julien Beck con il Living Theatre e attori del calibro di Vanessa Redgrave ed Helen Mirren. Dopo oltre due decenni di decadenza e abbandono, nonché numerosi tentativi di acquisto e restauro mai concretizzati, finalmente l’edificio è stato ristrutturato e convertito in centro multiculturale. Un esperimento felicemente riuscito.Mentre i B.R.M.C. si esibivano in schitarramenti e distorsioni amplificate, pensavo a tutto quello che è passato sotto al tetto conico della Roundhouse, dalle locomotive ai barili di gin, dai figli dei fiori agli amanti del teatro, e mi sembrava di vedere emergere dalla nebbia quegli ingegneri vittoriani, col cilindro e i basettoni, e quegli operai accaldati nelle fonderie del nord, intenti a forgiare colonnine e volute, tutti fieri di far parte della rivoluzione industriale e del progresso. 

roundhouse 

8 thoughts on “Cold Wind

  1. Si’ bellissima la Roundhouse, pero’ e’ un pasticcio se vuoi stare seduto, perche’ mica ti dicono prima che il tuo posto e’ dietro una colonna. A me e’ capitato una volta, al concerto di Vashti Bunyan, e non ti puoi mica spostare. Da allora solo posti nell’anello centrale, in piedi.

  2. 🙂 Comincia a fare freddino anche qui sulla costa, oggi è nuvolosetto e freddoloso…Ancora mai avuta la fortuna di andare alla Roundhouse, ma se mai dovessero suonarci i depeche mode penso che potre anche accampami lì!

  3. Fabio, e’ vero, ma sul biglietto c’e’ scritto:
    “The Roundhouse is a listed building and some seats are subject to impaired view due to original architecture”.
    Strega e Tri, fa freddo pure qui, ma niente neve 😉

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