S’Wonderful

Old Blackfriars

Da qualche giorno il cielo è terso, e, anche se le temperature si sono fatte rigide, è piacevole stare fuori, avvolti da una calda sciarpa, ad esplorare il mondo. Fiori delicatamente sbocciati in anticipo, gialle giunchiglie ondeggianti al vento, ciclisti e gabbiani, bambini e nuvole colorate che si rincorrono nel cielo,  insolitamente azzurro. E così, mi è successo, eppure non ci pensavo. Mi sono innamorata, anzi, reinnamorata… di Londra.
L’ho realizzato l’altro ieri, quando, avendo del tempo da perdere, ho deciso di andare all’Institute of Contemporary Arts a piedi, da London Bridge, percorrendo la Southbank. Sarà stata la luce, il ritmo senza fretta dei miei passi, la combinazione perfetta della colonna sonora offerta dal mio lettore mp3, fatto sta che tutto mi sembrava nuovo e affascinante. I piloni rossi del ponte rotto di Blackfriars, con le spalle in ferro battuto, e le insegne della regina Vittoria, i lampioni con i delfini allacciati a imprigionare volti di barbute divinità fluviali, sabbia e sassi, il greto del Tamigi e le chiatte borbottanti, la Maison Tropicale di Prouvé davanti alla Tate Modern, e il “trompe l’oeuil” del Gabriel’s Wharf, con le pubblicità anni ’50 sopravvissute al tempo e all’umidità,  il mercatino deserto, la creperie e la galleria d’arte con i cuori.
gabriel's wharf
E poi, i ragazzini sugli skateboard, i pendolari frettolosi sull’Hungerford Bridge, le luci di Trafalgar Square. 
Ieri, invece, sono andata alla festa di addio del mio amico D., che se ne torna in Giappone. Il luogo prescelto per il leaving party era la sala superiore di un vecchio pub, in SE1. Mi sono avventurata in un labirinto di vecchi magazzini, fabbriche, piccole case dalle finestre appannate, palazzine moderne e anonime, un parchetto spelato, fino a trovare il Leather Exchange Pub, un glorioso edificio, sopravvissuto a bombardamenti e ristrutturazioni, ritto come un vecchio e fiero marinaio, tra il cemento e il nulla. 

La sala era molto confortevole, piena di carattere e atmosfera, risuonante di bisbiglianti ed educate voci orientali, la musica non troppo alta, un’idioma sconosciuto, il vino, la speranza di rivedersi, un giorno.

Ma senza tristezza.

leather exchange

14 thoughts on “S’Wonderful

  1. “La speranza di rivedersi un giorno” di solito è malinconia, ma quasi mai tristezza… Che fai, hai deciso di cominciare anche tu a perderti in luoghi conosciuti? Però è molto più facile di quanto sembri, no?
    Un abbraccio, ci vediamo alla Carnforth Station, prima o poi…

    Try

  2. Ehi da qnt tempo!!!TUTTO BENE??HAI FESTEGGIATO SAN VELENTINO O SAN FAUSTINO??!!Io il secondo…purtroppo:(!!Un bacio

    Ross

  3. Sai che sto proprio esattamente come te, mi sono reinnamorata del mio Sussex, ammetto che ultimamente sento la mancanza di casa, però saranno queste giornate fredde e solari, con il cielo blue, che la mia vita da pendolare Hastings-Camber Sands return…mi piace proprio.

  4. Buonasera… ^^
    Una delle cose che mi affascina di questo post (ma anche di altri) è il senso di compostezza che ne viene fuori. Da ciò che scrivi.. dalle immagini che alleghi..
    Ormai ti sei proprio immedesimata nella tua città di adozione 🙂
    Un bacio. Die

  5. ciao Moya, ero fuori e ho letto solo ora dell’incendio a Camden Lock. dal sito sembra che le cose siano ripartite, anzi si incoraggiano i turisti a continuare a visitare il mercato.. tu sei tornata? come vanno le cose?
    bacione

  6. E’ successo anche a me, proprio sabato e proprio sulla Southbank. Il sole, il vento e l’aria pungente… ad un certo punto ho realizzato che stavo sorridendo. Da sola.

  7. Ma quanti siamo? Quanti siamo noi itliani in terra d’albiamo che siamo nuovamente caduti prede del cupido inglese, e che ci fa sorridere da soli camminando, ci fa nuovamente amare questa isola che a volte, diciamocelo….a volte sì fa girare le palle??? Ma che poi quando fai pace con il mondo è davvero un gran bel posto per viere?

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