Stamattina ero nella tube. Il solito tragitto verso il luogo di lavoro, mescolata a miriadi di anime alienate e assonnate, tutti omologati in un unico flusso, come gli operai-schiavi di un film di Fritz Lang. Siedo sulla poltroncina moquettata a scacchi, il treno fila via veloce nell’oscurità; moderna capsula di pendolari ammutoliti, le fermate scandite da una voce femminile, pre-registrata e un po’ adenoidale. Sollevo per un attimo lo sguardo dal mio libro di intrighi regali, e mi cade l’occhio sul rosso vivace del calzino del passeggero, che mi siede di fronte. In quale altra città del mondo si può incontrare un uomo d’affari, vestito di tutto punto, in elegante gessato grigio, con il foulard blu nel taschino, le scarpe lucidissime di vernice nera e… Dei calzini di cotone rosso con stampato su un teschio con le tibie incrociate?!
Come sai nella mia Home c’è, da sempre, un link al Battersea Power Station Community Group.
Oggi Massimo Mantellini riporta un lancio di Repubblica.it in merito
http://www.mantellini.it/?p=18152
che ho commentato.
Che se ne dice lì tra gli autoctoni?
Beh, dopo svariate proposte (“Facciamoci una galleria d’arte” “NO, ci sono già la Tate Modern e il Wapping Project” “Allora, facciamoci un mega centro commerciale…” “Mpf…” “E sennò, tanti appartamenti deluxe” “Mah, meglio raderla al suolo”) ieri sull’Evening Standard c’era una notizia sull’architetto Terry Farrell, che vorrebbe spendere del suo per restaurare la centrale e riconvertirla in parco urbano:
http://www.thisislondon.co.uk/standard/article-24036256-architect-powers-forward-on-solo-mission-to-rescue-battersea.do
Ne approfitto per riesumare un vecchio post che avevo dedicato alla vecchia centrale:
https://londonse4.wordpress.com/2007/12/12/can-he-swing-on-a-web-no-he-cant-hes-a-pig/