A Londra, una mostra di ventagli per il bicentenario di Waterloo

IMG_20150309_212755Ci sono molti modi di raccontare la storia: gli eventi possono essere ricostruiti tramite  mappe, documenti, lettere, immagini, testimonianze,  oppure oggetti di vario tipo. Waterloo: Life and Times, al Fan Museum di Greenwich, è una mostra di ventagli realizzati durante l’epopea napoleonica, alcuni addirittura per commemorare importanti campagne militari, francesi o inglesi, fino alla battaglia di Waterloo, che, nel 1815, vide le truppe napoleoniche sconfitte dagli eserciti alleati. Lontano dai campi di battaglia, la storia si intreccia con la moda e gli oggetti d’arte decorativa, e lo scenario sociale ruota intorno a balli ed assemblee mondane. Queste occasioni di ritrovo erano gli eventi a cui non mancare, tanto a Parigi, quanto a Londra.  Memorabile resta il ballo organizzato dalla duchessa di Richmond alla vigilia della battaglia di Waterloo, evento a cui presero parte ospiti di eccezione come il principe d’Orange, il duca di Brunswick e lo stesso Wellington.
L’atmosfera gaia e spensierata di questo ballo, iniziato alle dieci della sera del 15 giugno, fu drammaticamente spenta dalle notizie della battaglia imminente e dal congedo immediato di molti dei partecipanti, tanto che, il giorno seguente, alcuni ufficiali si recarono alla battaglia di Quatre Bras senza aver avuto tempo di cambiarsi uniforme.
Durante balli meno drammatici di questo, oppure serate a teatro o riunioni mondane, le signore portavano ventagli eleganti, più piccoli dei loro predecessori settecenteschi, decorati riccamente da paillettes, oppure dipinti con scene di gusto neoclassico.
I vestiti stretti, a vita alta, non potendo ospitare tasche voluminose, portarono alla comparsa di borse ricamate e di ventagli, che potevano esservi comodamente inseriti. Questi ventagli, di dimensioni ridotte, furono molto popolari durante il periodo Regency, sia nella versione tradizionale, che nelle due forme brisé (un ventaglio composto solo di stecche decorative) o a coccarda (un ventaglio pieghevole che poteva essere aperto a 360 gradi).
La popolarità dei nuovi ventagli, intagliati o forati, per dare l’illusione della filigrana o del pizzo, probabilmente fu determinata dall’utilizzo di stecche simili, più o meno decorate, che richiedevano un’intensità di lavoro minore.  La loro semplicità ben si accordava con le forme meno elaborate dei vestiti.  Inoltre, a seguito degli ideali democratici delle rivoluzioni americana e francese, i ventagli divennero alla portata delle classi meno abbienti, grazie all’impiego di materiali economici (corno ed osso invece dell’avorio o della tartaruga), o di carte o tessuti stampati invece che dipinti.
Nella mostra londinese, si trovano sia ventagli glamour, pubblicati su riviste di grido come La Belle Assemblée o Ackermann Repository, sia quelli di propaganda, che rappresentano Nelson, Wellington, Napoleone e altre figure eroiche del periodo. A volte, però, si trovano esemplari ‘misti’ come  il ventaglio francese a coccarda, in avorio, lustrini e bordure dorate, risalente al 1805, che, indirettamente, rimanda al sole della battaglia di Austerlitz, o quello del 1816, decorato con le violette, simbolo Bonapartista. Interessante notare come questo ventaglio mostri le stecche visibili sul verso. Si tratta di una montatura detta à l’Anglaise, in uso in Gran Bretagna durante l’embargo napoleonico, per risparmiare sul costo della carta, e ora impiegata nella Francia post Waterloo.
IMG_20150312_084036Alcuni esemplari, sia brisé che a coccarda, sono forniti di un ingegnoso, quanto minuscolo cannocchiale, inserito nell’impugnatura e utilissimo per le serate all’opera o per guardarsi intorno in altre occasioni.
Ai ventagli si affiancano altri oggetti raffinati: vestiti, accessori e porcellane francesi, queste ultime in prestito dal Bowes Museum di Barnard Castle, nel nord Inghilterra.
La mostra offre una prospettiva unica su un periodo spesso trascurato, esponendo una gamma di ventagli e di stili in voga tra il 1800 e il 1820, quando, a Restaurazione ormai avvenuta, cominciano a comparire motivi ogivali, inserti di opalina e decorazioni tipiche dell’era Romantica. E si evince, come, nonostante tutto, la Francia domini ancora la moda europea.

Pittori inglesi alla scoperta di Parigi

Christian Gennerat, Plan Routier (1819)

Christian Gennerat, Plan Routier (1819)

Nel 1820 la Parigi della Restaurazione non era quella dell’Impero.

Le strade avevano ripreso i nomi dati loro prima della Rivoluzione, cancellando così i periodi precedenti. La Restaurazione segnava anche l’avvento di un boom edilizio, che andava rimodellando la città con ampie strade, marciapiedi e lampade a gas, anticipando l’enorme programma di demolizioni del Secondo Impero (1852-1870).
La città era ancora in gran parte senza impianti fognari, con strade strette e tortuose, affollate di carri e carrozze. Erano state costruite migliaia di case, ma a nord-ovest di Parigi, dove vivevano le classi agiate.
Più di venti anni di guerra tra Francia e Inghilterra, brevemente interrotti da un anno di pace, in base al trattato di Amiens, avevano impedito ai viaggiatori ed artisti inglesi di visitare Parigi. Con la Restaurazione, la città divenne una meta irresistibile, ispirando i turisti provenienti da oltre Manica.

Richard Parkes Bonnington, L'Institut (1828) © Cecil Higgins Art Gallery, Bedford

Richard Parkes Bonnington, L’Institut (1828) © Cecil Higgins Art Gallery, Bedford

Una bella mostra alla Wallace Collection, grazie agli acquerelli, disegni e stampe di artisti inglesi come Turner, Girtin e Bonington, mette in risalto il fascino di Parigi tra il 1802 e il 1840. Nei plans routiers utilizzati dai viaggiatori nel 1819, il centro di Parigi è caratterizzato da un’alta densità urbana e dalla mancanza delle arterie che collegano la città odierna. La maggior parte degli acquerelli in mostra si ispirano alla vitalità dinamica e ai panorami della Senna. Possiamo facilmente immaginare Thomas Shotter Boys intento a dipingere la sua veduta dal Pont-Neuf; da questo punto, nel 1833, l’artista catturò gli imponenti edifici, le strade piene di vita e di commercio, e le lavandaie intente a fare il bucato lungo le rive del fiume. È interessante notare che, nello stesso anno, anche J. M. W.Turner dipingeva il Pont-Neuf con l’Île de la Cité, dalla sponda meridionale del fiume, rendendo le persone e le chiatte, l’acqua e i monumenti, con verve impareggiabile. Alcuni pittori, come David Cox, non potevano passeggiare a proprio agio in cerca di ispirazione. L’artista si era slogato una caviglia durante la sua unica visita a Parigi, nel 1829. Ciò nonostante, usciva in  fiacre, una carrozza a noleggio, fermandosi davanti ai luoghi interessanti e dipingendo porzioni affascinanti della città, fatte di pareti fatiscenti, strade polverose, vecchie chiese e insegne pubblicitarie di menù a prezzo fisso.
Disegnare o dipingere in una carrozza costituiva un’ottima soluzione, per chi versava in cattiva salute o voleva lavorare indisturbato. Nel 1828, l’ultimo anno della sua breve vita, Richard Parks Bonington, indebolito dalla tubercolosi, sedeva in una carrozza, realizzando schizzi preparatori per la veduta dell’Istituto di Francia. Alla Wallace Collection, si possono ammirare un bellissimo studio a matita, gessetto e tempera, accanto al lavoro finito.
Gli artisti inglesi non erano solo affascinati dalle strade, dai monumenti e dalla Senna, ma anche dai parigini.
L’architetto Ambrose Poynter, che visse a Parigi per alcuni anni, ci ha lasciato una serie di ‘Schizzi di figure “(c. 1835), divertenti e vivaci, in cui, tra carbonai e spazzini, si può notare una donna trasportare una pila di baguette,  caratteristico pane francese, lungo e sottile, che ancora oggi viene messo sotto il braccio dai parigini.

La mostra The Discovery of Paris: Watercolours by Early Nineteenth-Century British Artists, rimarrà aperta fino al 15 settembre, con ingresso gratuito.

A. Poynter, Sketches of Figures' (c.1835)  © Victoria and Albert Museum - London

A. Poynter, Sketches of Figures’ (c.1835) © Victoria and Albert Museum – London