A Londra, l’immaginario gotico di Heinrich Füssli e William Blake

Attraverso le opere di Heinrich Füssli e William Blake si riscopre la predilezione per i temi fantastici e soprannaturali che caratterizzò la cultura inglese tra il 1770 e il 1830.

-John_Henry_Fuseli_-_The_NightmareIl gusto per i racconti e i poemi Gotici, incentrati sui temi della magia, del terrore e dell’amore, furono il grande fenomeno culturale del XVIII secolo. Numerosi furono i parallelismi venutisi a creare tra il Gotico in letteratura e la sua rappresentazione nelle arti visive.
Riferendosi al concetto di Sublime, il filosofo James Beattie così scriveva nel suo “Illustrations on Sublimity” (1783):
“Esiste una specie di orrore che può essere infusa nella mente sia dalle naturali apparenze sia da una descrizione verbale; e che, sebbene faccia gelare il sangue nelle vene e riesca a  produrre una paura momentanea, non è spiacevole, ma può essere persino gradevole: e di conseguenza, gli oggetti che produce sono detti sublimi”.
Il capolavoro enigmatico ed emblematico di Füssli (Henry Fuseli per gli inglesi) è certamente The Nightmare (L’incubo), oggi conservato al Detroit Institute of Arts. Il quadro è stato un’icona dell’orrore sin da quando fu esposto per la prima volta alla Royal Academy nel 1782. L’opera, attraverso numerosi riferimenti al folklore, alla scienza e all’arte classica, diede vita ad un nuovo modello di immagine, carica di simboli e sensualità. Le intenzioni di Füssli erano quelle di scioccare e intrigare il pubblico e al contempo crearsi un nome grazie alle sensazioni  suscitate dal suo dipinto. Ottenne ciò che si prefiggeva ed infatti l’opera fu copiata e presa a modello innumerevoli volte.
Inoltre, l’artista era particolarmente attratto dagli elementi crudeli ed erotici delle tragedie di Shakespeare.
Dipinse infatti diverse scene del Macbeth, tra cui Lady Macbeth che afferra i pugnali (Lady Macbeth Seizing the Daggers) e le tre streghe del primo atto.
Svariati disegni realizzati da Füssli e la sua cerchia esemplificano l’uso provocatorio e sensazionale dell’orrore e lo stile dinamico con cui si delinea la nuova immagine dell’eroe.
Non bisogna poi dimenticare che tra il 1789 e il 1815 la società europea fu drammaticamente influenzata e trasformata dagli esiti della Rivoluzione Francese e dalle Guerre Napoleoniche.
Idee democratiche d’impronta radicale e anche una certa paranoia politica animavano la società inglese dell’epoca. Il mondo appariva mostruosamente deformato dalle nuove idee, ridisegnato da un’utopia.
In questo contesto di incertezza e ambivalenza nei confronti degli eventi politici e internazionali si situano le opere di tema apocalittico di William Blake. L’immaginario gotico influenzò notevolmente la sua arte, a partire dai disegni giovanili delle tombe medievali nell’abbazia di Westminster fino alle illustrazioni per opere importanti, come la Bibbia, i Canterbury Tales di Chaucer e e la Divina Commedia di Dante.
Quest’ultimo lavoro prevedeva una serie di incisioni da accompagnare ai vari canti, ma, nel 1827, alla morte dell’artista, ne erano state realizzate solo sette. Tuttavia esiste un corpus cospicuo di disegni, acquerelli, appunti, che denotano un coinvolgimento molto più profondo con il testo. Nel 1825, Blake aveva detto al giornalista Henry Crabb Robinson che ‘Dante vedeva demoni dove io non vedo nulla – io vedo solo il bene.’
Per l’artista, il mondo medievale incarnava un ideale di unità e di inseparabilità tra lo spirituale ed il bello. Tuttavia, Blake non si riconosce nell’idea dantesca di punizione e vendetta. Inoltre c’è la volontà di distanziarsi dal dogma cattolico espresso dal sommo poeta.
Il Gotico in letteratura ha avuto un’influenza assai duratura tanto che opere rappresentative come Frankenstein di Mary Shelley (1818) si leggono ancora oggi. Anche nelle arti visive contemporanee, in particolare nel cinema e nella televisione, si rintracciano echi di questo fenomeno. Copiato e  ridicolizzato nel corso del XIX secolo, L’incubo di Füssli ha continuato ad ispirare artisti, scrittori e registi. Attraverso le sue suggestioni sensuali il dipinto ha esercitato ed esercita una grande influenza, e resta l’ultimo testamento di un’epoca fosca e turbolenta della  storia inglese.

Una selezione di opere di Füssli e Blake si può ammirare gratuitamente alla Tate Britain, nelle sezioni: WALK THROUGH BRITISH ART (1780) THE BLAKE ROOM. I disegni di entrambi gli artisti si possono vedere, tramite appuntamento, nella Prints & Drawings room.

Gli albori della fotografia, in mostra a Londra

talbotSono andata alla Tate Britain a vedere Salt and Silver, una mostra in programma fino al 7 giugno. Organizzata in collaborazione con il Wilson Centre of Photography, l’esposizione si svolge in quattro sale tematiche, permettendo al visitatore di ammirare una serie di delicatissime e, a volte, poco conosciute, foto ai sali d’argento, realizzate alla metà del XIX secolo.
I primi esempi di fotografie stampate su carta trattata con sali d’argento furono prodotti da William Henry Fox Talbot, mentre si trovava in viaggio di nozze a Lacock Abbey, e, assieme alla moglie, si dilettava disegnando il paesaggio, mediante l’uso di una camera oscura. Talbot pensò che sarebbe stato interessante poter imprimere realisticamente la scena che aveva davanti, in modo permanente. Spalmando la carta con una soluzione di sale da cucina, e nitrato d’argento, che alla luce del sole si sarebbe scurita, mantenendo invariate le zone d’ombra, egli inventò un negativo, che, poggiato su un altro foglio bagnato di sali d’argento e nuovamente esposto alla luce, gli permise di otttenere la prima stampa fotografica. Era il 1839. Oltremanica, in Francia, Louis Daguerre aveva già ottenuto risultati simili, utilizzando però una lastra di rame, su cui aveva applicato una foglia d’argento, che veniva sensibilizzata alla luce per mezzo di vapori di iodio. I due metodi convissero parallelamente, sotto il nome di Calotipo e Dagherrotipo.
Tuttavia, le stampe di Talbot, incontrarono i favori di chi cercava un effetto più delicato e artistico, che potesse rivaleggiare con le stampe tradizionali.
Questi effetti particolari si evincono immediatamente dalle fotografie in mostra, eseguite tra il 1843 ed il 1845. Un grande olmo viene immortalato da Talbot alla stregua di un ritratto illustre, ma la sovraesposizione tradisce l’incapacità del nuovo mezzo di fissare le nuvole in cielo, che appare vagamente chiazzato, ma non per questo meno affascinante.
Nei suoi esperimenti, Talbot si era reso conto che, gli oggetti scuri o di colore blu, influenzavano la carta sensibile proprio come quelli bianchi. Invece, gli oggetti tendenti al verde, lasciavano un’impronta meno definita. Questo, aveva ovviamente delle chiare implicazioni nell’applicazione della fotografia al paesaggio.
È interessante notare come, trent’anni prima dell’Impressionismo, i pionieri della fotografia, si cimentassero en plein air, negoziando luci e geometrie.
Uno dei primi studi fotografici di successo fu quello di David Octavius Hill e Robert Adamson, aperto ad Edinburgo a metà degli anni quaranta. Di loro, ci restano circa trecento fotografie di uomini e donne del villaggio di pescatori di Newhaven, che catturano poeticamente il duro lavoro quotidiano ed una certa fierezza dei costumi.
Nel 1851, di nuovo in Francia, Louis Désiré Blanquart-Evrard, inventò la stampa all’albume. Uno strato trasparente di chiara d’uovo bastava a fissare i sali d’argento, permettendo così una produzione “di massa” delle stampe fotografiche ed il lancio di pubblicazioni illustrate. La fotografia allora si diversificò ancora di più, documentando paesaggi esotici, rinvenimenti archeologici, guerre, monumenti, nudi artistici e ritratti, questi ultimi nel popolare formato carte de visite. È a questo punto che si chiude la rassegna londinese, prima che il calotipo e l’albumina spariscano, soppiantati dalla stampa al collodio e l’avvento del primo genere di istantanee.