Down came the rain, but nothing will change…

killing moon

La parentesi romana si è conclusa… anche l’estate. Qui in terra angla si respira l’odore dell’autunno e fa anche un pò freddino. E il sole è un optional. Si parlava ieri delle strane sensazioni a fior di pelle, una vacanza come tante che l’hanno preceduta, da cui non ci si aspettava nulla o quasi, e che però ci ha cambiato. Possono essere stati paesaggi montani di purezza sorprendente o uno scenario barocco da riscoprire, semplicemente, camminandoci dentro; la rivelazione è avvenuta in sordina, come la goccia che scava la roccia, attraverso il ritmo lento dei passi, la gamma di colori dimenticati, il sole che accarezza la pelle e il viaggio nella solitudine che si fa presenza, di noi stessi. E poi si torna a Londra, alla vita frenetica, al clima incerto da recessione, ai pendolari che corrono senza posa tra lavori che saltano, alla quotidianità stravolta, fatta di facce e ritmi che dovrebbero essere gli stessi di dieci giorni fa, ma in fondo al cuore sai che non è così. E, tuttavia, la sola cosa da fare è tuffarsi in questo mondo asincrono, coglierne le opportunità cercando di non farsi prendere da quella frenesia malata, anche se è un proposito destinato al fallimento. 
L’unica cosa che conta è restare fedeli a se stessi, pur nei cambiamenti e nelle evoluzioni.
Così mi sono ritrovata a filosofeggiare, tra una pausa e l’altra del concerto dei Bunnymen alla Royal Albert Hall. Sul tempo che passa, sui prodotti musicali che oggi si divorano in un nanosecondo, mentre ieri un album durava si e no 45 minuti e lo ascoltavi attentamente, lo metabolizzavi consumandone i solchi. Ho visto scorrere bellissime immagini in bianco e nero di una gioventù piena di promesse, e sul palco quello che rimane di un ventennio di tempeste e battaglie. 
Sarà che io i concerti rock seduta in piccionaia proprio non riesco a concepirli… però so che se fossi stata sotto al palco, testimone del decadimento della gioventù di cui sopra, mi sarei sentita peggio. 
"Evergreen…"
 
 bunnymen

9 thoughts on “Down came the rain, but nothing will change…

  1. Quando sono a Roma Castel S.Angelo è la mia meta preferita,è il “mio” angolo di pace. Quando sono lì che sia seduta su una panchina a chiacchierare con Flà o da sola con un libro, oppure in semplice contemplazione…non c’è altro, non c’è nessuno. La notte bianca quest’anno è stata diversa ne ricordo una con giochi di luce e una luna gigante con degli equilibristi e un rifacimento del Golem! Stupenda. Roma ti toglie di dosso tutti i dolori, ti rende consapevole della tua forza e ti prepara al ritorno, per noi, in terra angla, fatta stranamente in questi giorni di sole che scalda, ma ben presto tormentate da pioggie e vento freddo! A volte Roma è in grado anche di distruggerti, ma quando sei esule se pur consapevole…non c’è miglior cura. Sempre Fedeli alla Linea!

  2. Tuffarsi o non tuffarsi, questo e’ il vero problema… e l’acqua di questa Inghilterra nella quale non si parla d’altro che di crisi e recessione a me non e’ mai sembrata piu’ fredda…

  3. cavolo, “Echo e the Bunnymen”… accidenti, stavo per scriverti qualcosa, ma il nome del gruppo mi ha improvvisamente riportato indietro nel tempo, un tempo in cui alcune cose le sognavo e pensavo che si realizzassero…
    Vabbè, in fondo non mi posso neanche lamentare 🙂
    Un abbraccio 🙂

  4. Ciao, nel mio blog c’è un link per immaginarsi a Londra leggendo il tuo. Devo dire che questo “pezzo” di ritorno trasmette una certa stanchezza, ma tu che cosa fai a Londra, qual è il tuo lavoro e quali sono i tuoi sogni.
    I hope in an answer
    See you

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