La Certosa di Londra apre al pubblico

charterhouseForse non molti sanno che Charterhouse Square, nei pressi di Smithfield, sorge sul luogo di sepoltura di migliaia di vittime della peste nera (si stima un numero non inferiore alle 55.000 unità!).
Un enorme fossa comune, che fu creata su un terreno acquistato da Sir Walter Manny, a meta’ del XIV secolo. Il complesso adiacente, la Charterhouse, che ha da poco aperto al pubblico, fu costruito per una comunità di monaci certosini, di cui Manny fu il primo priore.
Durante i recenti scavi archeologici nella piazza (eseguiti grazie al progetto Crossrail) sono stati rinvenuti degli avanzi di cibo, forse utilizzati nelle cucine del monastero, per preparare piatti di carne per gli ospiti (i monaci erano vegetariani ed i loro pasti, davvero parchissimi, venivano cucinati da fratelli laici). Gli archeologi hanno anche individuato gli scheletri di tredici vittime della peste nera.
Uno di questi scheletri, si trova adesso in una teca di vetro, all’interno del nuovo museo, progettato da Eric Parry, che offre ai visitatori una panoramica storica della Charterhouse.

Visitando il complesso, si può anche vedere un corridoio medievale a volta, in muratura, su cui si affacciavano le celle dei certosini. Essi ricevevano il cibo tramite un’apertura molto stretta, che impediva qualsiasi contatto fisico o visivo (l’ordine era rigorosamente silenzioso e contemplativo). I monaci avevano un giardino dietro loro cella per coltivare frutta ed ortaggi, una zona notte e un oratorio.
La cappella del monastero, dove il fondatore, Sir Walter Manny, fu sepolto, è purtroppo andata perduta nei bombardamenti dell’ultima guerra.

In seguito alla dissoluzione dei monasteri, voluta dal re Enrico VIII, nel XVI secolo il monastero venne chiuso. Non senza spargimento di sangue: i monaci, infatti, si rifiutarono di accettare la supremazia del re, e l’abate del monastero fu impiccato, sviscerato e squartato, la sua mano inchiodata alla porta della Charterhouse, mentre altri tredici monaci perirono di stenti in prigione. Dopo lo scioglimento del convento, il terreno fu venduto e la struttura venne trasformata in residenza signorile.
Il re diede la proprietà a Sir Thomas Audley, portavoce della Camera dei Comuni. Da costui, la ex-Certosa di Londra passò a Sir Edward North, uno dei sergenti del re e consigliere della Corona.
North trasformò il complesso in lussuosa residenza e, nel 1558, Elisabetta I fu sua ospite, durante i preparativi per l’incoronazione
Alla morte di Sir Edward North la residenza passò a Thomas Howard, quarto Duca di Norfolk, che la ribattezzò Howard House. Nel 1570, Elisabetta I fece imprigionare Norfolk nella Torre di Londra, dato che aveva progettato segretamente di sposare la cattolica Maria Stuarda, regina di Scozia. Norfolk fu poi messo agli arresti domiciliari e passò il suo tempo ad abbellire la sua casa, aggiungendovi un campo da tennis nel giardino, raggiungibile grazie ad una lunga terrazza (che sopravvive oggi con il nome di “Norfolk Cloister”).
Nel 1571, il Duca fu coinvolto in un secondo complotto, in cui il banchiere italiano Ridolfi faceva da intermediario, perché Norfolk e la regina di Scozia potessero convolare a nozze, aiutati da alleati stranieri. Dopo che una lettera cifrata di Maria fu scoperta sotto uno zerbino di casa sua, il Duca fu condannato e giustiziato l’anno successivo.
Sembra che, il fantasma di Thomas Howard, nel 1993, si aggirasse per i corridoi della Coutts Bank (la più grande delle banche private di Londra, di cui  la Regina Elisabetta II è cliente) con la testa sotto il braccio, proprio quella che gli fu mozzata in un pomeriggio d’estate, quattro secoli prima!
L’amministrazione della banca dovette ricorrere al medium Eddie Burks, nella speranza di mettere a tacere il fantasma del Duca. Burks riuscì a placare lo spirito e fu anche organizzata una messa di suffragio, a cui parteciparono, parecchio scettici, i discendenti di Norfolk.
La casa del Duca, invece, all’inizio del XVII secolo, fu venduta al ricchissimo uomo d’affari Thomas Sutton, il quale, nel suo testamento, essendo senza eredi diretti, predispose un cospicuo lascito per la fondazione della Charterhouse School (qui dal 1611 al 1872, e poi trasferita in Surrey) per quaranta ragazzi, ed un ospizio per ottanta vecchi soli (celibi o vedovi) ed indigenti.
A quest’epoca risale la cappella che si vede ancora oggi, dove si può ammirare il monumento funebre di Sutton, eseguito da Nicholas Stone, Edmund Kinsmand and Nicholas Johnson nel 1615.
Il museo della Charterhouse, che è ancora un ospizio, ma anche struttura privata, con appartamenti ed esercizi commerciali, è aperto dal martedì alla domenica, dalle 11:00 alle 16:45, con ingresso gratuito. Per 10 o 15 sterline, si può anche seguire un tour guidato (da una guida professionista o da uno dei residenti dell’ospizio) per visitare le varie parti storiche della Certosa. Il tour va prenotato in anticipo, qui.

La Notte Europea dei Musei, a Londra

IMG_1757La Notte Europea dei Musei è una bella iniziativa, che, ogni anno, coinvolge le istituzioni culturali di oltre trenta paesi, ed è sostenuta dall’Unesco. La prima Lunga Notte dei Musei fu inaugurata a Berlino nel 1997, seguita dalla Nuit des Musées in Francia, per poi estendersi a tutto il continente. Anche il Regno Unito ha abbracciato il programma, con tale entusiasmo che, invece di una notte, se ne celebrano addirittura tre! Dal 16 al 19 maggio, musei, gallerie e istituti culturali restano aperti fino a tardi, per visite a lume di candela, performance, eventi musicali, workshop e laboratori, visite guidate dietro le quinte, o guidati da una torcia, come Indiana Jones.
Per inaugurare questa tre giorni, abbiamo scelto il London Archaelogical Archive and Research Centre (LAARC), che è entrato nel Guinness dei Primati come l’archivio più grande del mondo. Parte del Museo di Londra, l’archivio si trova al 46 di Eagle Wharf Road e, ieri, ci ha aperto i battenti per una serata “medievale”, in cui i curatori erano a disposizione del pubblico per rispondere alle domande. Tra gli oggetti esposti, una serie di calzature in cuoio, databili dalla fine dell’anno Mille al XV secolo, un nutrito numero di placchette di pellegrini, rinvenute in gran parte nel fango del Tamigi,  le ossa di un individuo, trovate in quello che fu il giardino di un antico monastero, e un grandissima quantità di pipe di argilla, dalle cui forme, con l’ausilio di un grafico, si poteva dedurre l’epoca di fabbricazione. Oltre alla mostra, sono state condotte delle visite guidate nell’archivio stesso, con interessanti sessioni di manipolazione degli oggetti (da una chiave di ferro, ad una mattonella di ceramica, da una spazzolina d’osso ad uno “scolapasta” medievale). Erano a disposizione anche un bar vittoriano, con birre insolite e cordiali a base di erbe, con sottofondo di musica jazz anni ’20. I visitatori erano invitati a partecipare ad un quiz (indovina l’oggetto misterioso), con in palio i biglietti per la prossima mostra in programma al Museo di Londra. Infine, nel deposito delle carrozze, si è potuto assistere ad uno spettacolo comico di strada, con bravissimi improvvisatori, che hanno allietato il pubblico con giochi di parole e canzoni ispirate al museo e ai suggerimenti dell’audience.