“La stretta del credito” continua a spremerci

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Il credit crunch ha compiuto un anno. All’inizio ha attanagliato la città, con una cappa di ansia e previsioni catastrofiche. Adesso ci si naviga, un pò rassegnati, ma speranzosi, perché i giornali dicono che la crisi è rientrata.

Sicuramente, nonostante i titoli ottimisti, la crisi è ancora tra noi e ha mietuto le sue vittime. Licenziamenti, si, ma non detti così a brutto muso. Qui si diventa “ridondanti”, superflui. E arriva la lettera di redundancy, che a volte offre alternative, ma più spesso una somma di buona uscita e tante grazie. Alle file per i biglietti del cinema o delle mostre adesso non ci sono solo i disoccupati con il certificato del job centre, ma anche gli ex impiegati, con la letterina di licenziamento e un rossore imbarazzato sulle gote, a chiedere lo sconto perché “they’ve been made redundant”. Moltissimi negozi hanno chiuso, la falce del credit crunch si è abbattuta qua e là senza distinzioni di area e di classe. Personalmente piango la boutique Koh Samui a Covent Garden. I prezzi erano sempre stati inarrivabili, anche senza la crisi, ma nelle vetrine c’erano dei vestiti bellissimi, fantasiosi, di taglio e qualità notevoli. Nel grigiore di tutti i giorni, passare là davanti e notare le nuove creazioni tirava su il mio animo femminile e narciso. L’ultimo vestito su cui ho sognato era di pizzo rosa perla, foggia anni ’30. Uno di quei vestiti che ci si può andare a sposarsi o ad un garden party o ad un appuntamento galante, senza sentirsi esagerate. Mi piacevano anche le commesse, che la mattina presto si sedevano per terra davanti al negozio, vestite come modelle, bambole di porcellana con la sigaretta tra le labbra, ad aspettare qualcuno con le chiavi per iniziare un nuovo giorno di lavoro. Ma adesso le vetrine sono inesorabilmente vuote, la boutique si è trasferita su internet e chissà le modelle dove saranno andate. Il credit crunch ha non solo ristretto le finanze, ma anche le pagine dell’inserto del Guardian, quello sul lavoro. Mi ricordo che era sempre pieno di annunci, di tutti i generi e per tutte le esperienze. Adesso ti arrivano in omaggio due pagine striminzite, con pochissimi annunci ed estesi articoli su cosa fare quando si diventa “ridondanti”. Eppure, come nei film neorealisti, l’arte di arrangiarsi prende il sopravvento. E’ di questi giorni l’inaugurazione del Brixton Pound, una valuta alternativa, utilizzabile solo in quel quartiere, che permetta ai residenti di spendere localmente, supportare le piccole imprese e ravvivare l’economia. Se l’esperimento si rivelerà efficace o se invece si ridurrà ad una versione adulta del Monopoli, lo sapremo solo fra qualche tempo.

Boom and Bust

woolworths crunch

Questo, a detta degli psicologi, è il periodo più deprimente dell’anno. Il Natale, ormai alle spalle, ha lasciato una silohuette appesantita e un conto prosciugato, i propositi per l’anno nuovo sono già in gran parte miseramente falliti e, per chi vive in terra angla, c’è anche il credit crunch. Numerose catene di negozi hanno chiuso o stanno per chiudere. Ieri abbiamo dato l’addio a Woolworths, che dal 1909 gloriosamente ci riforniva di tazzine, cartoleria, piante, dolciumi, cd, candele, casalinghi e altro ciarpame più o meno utile. Io me lo ricordo ancora, quando misi piede in terra angla, ed ero una povera emigrante… Woolworths a Camden mi salvò, ci trovai pure il bicchiere con gli animalini parlanti, quello che ci tengo ancora lo spazzolino. E quello a Kensington High Street mi diede un cellulare decente per sole 19 sterline. Woolworths era un bel posto nazionalpopolare, dove perdersi nei ritagli di tempo. Non so dove mi perderò adesso, perchè o i negozi chiudono o sono io che non oso entrarci, date le scarse risorse finanziarie. Però vi devo confessare che questa austerity ha dell’avvincente. Ci si accorge, ad esempio, di quante spese superflue sia possibile fare a meno senza provare un istinto suicida, ed inoltre si assapora un certo gusto pionieristico di scovare l’occasione, l’offerta 2:1 o la svolta completamente gratuita. Giornali, media e internet si avvicendano a dare consigli. Sul sito della BBC London un’intera rubrica, dal fantasioso titolo "Credit Crunch", offre gli utenti una guida esaustiva alla crisi nonché un utilissimo "Personal Inflation Calculator", con cui scoprire a che punto sono o saranno le nostre finanze da qui ad un mese o ad un anno. Ovviamente restano validi i vecchi consigli: mangiare a casa invece che al ristorante, spegnere le luci nelle stanze dove non si soggiorna, non tenere i riscaldamenti al massimo, utilizzare al minimo l’automobile e godere di spettacoli gratuiti come un bel tramonto o di piccole gioie come una bella passeggiata in uno dei numerosi parchi londinesi. Se è vero che la crisi durerà almeno fino al 2010 e che la sterlina non vale poi molto, ne vedremo delle belle. Nel frattempo, LondonSE4 si attrezza con una nuova categoria per futuri posts, dal titolo… Provate ad indovinare!