Un calderone di creatività

Heatherwick Olympic CauldronThomas Heatherwick si è fatto conoscere in tutto il mondo per aver progettato il braciere olimpico dell’edizione londinese 2012, composto da 204 petali fiammeggianti, uno per ogni paese partecipante ai giochi. Alla fine delle Olimpiadi, la corolla di rame si è aperta di nuovo, affinché ogni nazione potesse portare a casa un petalo ricordo, e il braciere ha cessato di esistere, effimero come un vero fiore. Heatherwick è anche l’artefice dei nuovi autobus a due piani, commissionati dal comune di Londra nel 2012. Una volta cessata la produzione di Routemasters (nel 1968), solitamente ci si ispirava ai vecchi modelli, per la progettazione di nuove vetture. Per la prima volta, invece, il London bus è stato disegnato ex novo, con attenzione non solo alle linee, ma anche alla funzionalità, come l’accesso ai disabili e ai passeggini (impossibile con i vecchi mezzi). Il bus del  designer britannico si segnala per gli angoli arrotondati e un lungo finestrino a nastro che avvolge il mezzo in corrispondenza delle scale. Oltre al London bus, ci sono altri angoli della città fimati Heatherwick, come il ponte pedonale sul Grand Union Canal, presso Paddington. Rispetto ad altri esemplari, rigidi, il Rolling Bridge si apre ad arco, orizzontalmente, per permettere il passaggio delle imbarcazioni.  Altri progetti urbani includono un’edicola di giornali dalle linee sinuose in Sloane Square e un’avveniristica struttura in acciaio realizzata per il Guy’s Hospital.

Per conoscere meglio il lavoro e la creatività di Heatherwick, basta recarsi al V&A, dove è in programma una retrospettiva dedicata al giovane architetto, con schizzi, foto e modelli di vari progetti: mobili, moda, product design, scultura, ingegneria, pianificazione urbana e, ovviamente, il braciere olimpico.

“Heatherwick Studio – Designing the Extraordinary”
Tutti i giorni dalle 10.00 alle 17.30, fino al 30 settembre 2012
Victoria and Albert Museum, London SW7

Per chi suona la campana

All-the-BellsE’ una serata particolare,  per vari motivi. Innanzitutto, ha fatto molto caldo, e, fino a tardi, la gente è rimasta in strada, fuori dai pub e dai ristoranti, a bere, mangiare, chiacchierare, godersi gli ultimi raggi di sole, rumorosa e vivace, in maniche corte, calzoncini e infradito. In questi giorni, migliaia di comparse, volontari e spettatori si sono riversati a Stratford per le prove generali della cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici. Prove al millesimo, inclusi fuochi d’artificio, impatto elefantiaco della folla sulla rete dei mezzi pubblici, e strade ridisegnate, con le corsie preferenziali per i veicoli olimpici. Al tempo stesso, la fiaccola è stata portata in giro per la città, a nord e a sud del fiume, tra ali di folla, beneficiando di un clima davvero clemente. E domani, è il grande giorno: l’inizio ufficiale dei Giochi Olimpici 2012. Il mattino, un mattino in apparenza come gli altri, sorgerà nella City e nel Regno Unito, accompagnato dal suono all’unisono di migliaia di campane. La nuova installazione sonora di Martin Creed, commissionata per una giornata non ordinaria, si intitola  ‘Work No. 1197″ e consta di ben 3 minuti di rintocchi collettivi, dai 40 del Big Ben (che non rompeva la sua routine oraria dal lontano 1952) a quelli forniti dalle migliaia di anonimi partecipanti, che si muniranno, per l’occasione, di campane e campanelli di varie fogge e misure. La performance avrà inizio domani, alle 8.12. Ci si può registrare su “All The Bells” e unirsi all’evento in veste di performer; qualsiasi strumento (dal campanello di casa, a quello della bicicletta, alla suoneria del cellulare, fino ai toni scaricabili dal sito web), può andare bene. Non mi resta, dunque, che decidere di svegliarmi più presto del solito, e andare a sentire le campane di St. Paul’s dal Millennium Bridge. Oppure. potrei poltrire più a lungo, e aspettare di essere svegliata dal baccano di entusiaste reclute scampanatrici in SE4 (invece del solito camion della spazzatura). O ancora, sintonizzarmi sulla BBC, mentre sorseggio il caffè e imburro il toast,  e seguire comodamente l’evento in streaming, TV o radio. Comunque vada, e qualsiasi decisione io prenda (pigrizia docet), farò parte di una vasta audience. Ormai, non si può più fare finta di niente: The chimes are up, the chips are down

Verde Inghilterra 2012

_stadiumset_paIl regista Danny Boyle, artefice di pellicole quali Slumdog Millionaire e Trainspotting, è il direttore artistico dei giochi olimpici londinesi. Per la cerimonia di apertura, il prossimo 27 luglio, ha pensato di architettare una rappresentazione del Regno Unito come nazione cosciente delle proprie origini e sicura delle proprie direzioni. E’ con queste premesse che ha svelato alla stampa un plastico della cerimonia, dal titolo “Isles of Wonder” (titolo tratto da un dialogo del personaggio di Calibano, nella “Tempesta” di Shakespeare). L’arena dello stadio olimpico sarà dunque trasformata in un idillio rurale, completo di campi, prati, corsi d’acqua, siepi, casette rustiche, e oltre un centinaio di figuranti, intenti a giocare a golf, fare un picnic o coltivare la terra. Il tutto sarà reso ancor più credibile dalla presenza di veri animali (nello specifico: 12 cavalli, 3 mucche, 2 caprette, 10 polli, 10 oche, ben 70 pecore e 3 cani da pastore). L’atmosfera da vecchia fattoria, utilizzata per comunicare la grandezza della nazione, non ha entusiasmato tutti, e sono piovute molte critiche, dagli ambientalisti in particolare, a difesa dei poveri animali, costretti alla bolgia dello stadio olimpico, fino ai puristi, che hanno accusato Boyle di voler ricreare scene pastorali degne dei Teletubbies.
I verdi pascoli e i villaggi immersi nelle brume non fanno solo parte di un’immaginario letterario o da cartolina turistica, ma sono ben radicati nelle coscienze dei britannici. E’ in questo Paese, che i romantici hanno formulato il concetto di pittoresco e sublime, Constable ha dipinto campagne e mandrie e William Blake ha composto versi sull’amabile e verde terra d’Inghilterra. E’ sempre qui, che John Major, successore della Thatcher, ha citato, tra le virtù nazionali, ‘le ombre lunghe sui campi da cricket, la birra calda, gli insuperabili sobborghi verdeggianti, gli amanti dei cani…”. Nonostante il tempo inclemente, che, specie in questi giorni, sarebbe capace di spegnere qualsiasi fiamma olimpica, non si può negare che la campagna inglese sia una realtà bellissima e unica, con i suoi alberi, i villaggi, i campi da cricket, la fitta rete di sentieri e corsi d’acqua, la storia. Ma è una realtà costantemente minacciata dall’avanzare del cemento, dalla costruzione ed estensione di aeroporti, dall’impianto di centrali nucleari, dai disastri climatici, per non parlare dell’inquinamento, dell’agricoltura e dell’allevamento intensivi e dell’erosione inarrestabile delle coste. La visione di Boyle rappresenta, appunto, un’idea di perfezione, l’ambiente che tutti vorrebbero abitare, ma che molti, specie coloro intrappolati in città e grigie periferie, funestate da giovani teppisti, ubriachi molesti, traffico, rumore e cemento, non si possono permettere.