In cerca della primavera…

wintry_spring©LondonSE4
“Winter may rise up through mould alive with violets and primrose and daffodils, but when cowslips and bluebells have grown over his grave he cannot rise again: he is dead and rotten, and from his ashes the blossoms are springing…”   – In Pursuit of Spring (1914)

Il 21 marzo del 1913, il poeta naturalista Edward Thomas compì un viaggio in bicicletta da Clapham Common, sud di Londra, alle Quantock Hills, in Somerset. Da questo pellegrinaggio, in cerca dei luoghi sacri a Coleridge, nacque un libro, che è tanto racconto di viaggio, quanto esperienza del proprio stare nel paesaggio. ‘In Pursuit of Spring’ è un classico della letteratura naturalistica inglese, che trasmette al lettore il valore dell’introspezione, unito ad una visione mistica della natura. Da quella primavera di Pasqua, sono passati esattamente cento anni, e, se oggi qualcuno volesse compiere lo stesso viaggio di Edward Thomas, troverebbe il tragitto quantomeno impervio e disagevole. Probabilmente, tra una pedalata e l’altra, in mezzo ad una natura addormentata, battuto da pioggia gelata e neve, sferzato dai venti del nord e disorientato da improvvisi banchi di nebbia, il ciclista si congelerebbe.
La primavera, ufficialmente dichiarata dal calendario, in terra angla stenta proprio ad arrivare: violette e giunghiglie si piegano sotto il peso della neve, le primule bruciano nel gelo. Secondo i meteorologi, questo potrebbe essere il marzo più freddo, dal 1962. Gli ambientalisti hanno già segnalato che, mentre crochi e giunchiglie sono in ritardo per la fioritura, non c’è assolutamente alcun segno di fiori di ippocastano, le campanule spuntano a malapena, e gli uccelli in arrivo dall’Europa sono respinti dai freddi venti settentrionali. Alcuni animali, poi, stanno tornando in letargo! La profonda depressione, proveniente dall’Atlantico, unita all’afflusso di aria fredda dalla Scandinavia, sta stringendo il Regno Unito in una morsa di neve, vento e freddo pungente.
C’è chi sostiene che la primavera, quando arriverà, sarà magnifica e spettacolare. Un eruzione di profumi, suoni e colori, tutti in una volta, abbaglianti ed effimeri, come fuochi d’artificio. Nel frattempo, però, il clima fuori stagione, rigido e impietoso, permane, con interruzioni di corrente e disagi ai trasporti.

Disegni di Constable all’asta

width="400"Ancora cottages dai muri bianchi, folte siepi, mazzi di fiori selvatici, alberi secolari, tetti di paglia, mulini, torri campanarie, svettanti contro cieli mossi di nuvole, e luci serene, riflesse nelle acque placide di un corso d’acqua… La campagna inglese è sempre protagonista, celebrata in maniera incantevole dal pennello di John Constable, pittore romantico, che, negli anni della giovinezza, passava il suo tempo tra Londra ed il Suffolk. Su fogli sparsi e taccuini, Constable disegnava dal vero, i viottoli ed i campi, le rive del fiume Stour e il villaggio di East Bergholt, e, più oltre, il Derbyshire. Poi, nel 1806, se ne andò due mesi nel Lake District. La solitudine grandiosa delle montagne lo sovrastava, e gli appariva così diversa dalla quiete bucolica a cui era abituato, che ne nacquero studi di largo formato, sia monocromi che a colori. Eppure, in queste peregrinazioni artistiche, tra laghi, monti, campi coltivati e chiuse sul fiume, non sempre Constable era solo. Lo accompagnava spesso l’amico Thomas Stothard, anche lui formatosi alla Royal Academy.Le lunghe camminate distendevano lo spirito dei due amici, e il tempo e le matite scorrevano veloci, mentre Stothard si divertiva ad acchiappare farfalle. Momenti personalissimi, tra schizzi preludio di capolavori e ispirazioni tenute per sé.Un fascio di una ventina di fogli, disegnati a matita, per lo più dalla mano di Constable, finiscono inviluppati in una carta consunta e mal tenuta, attraversano secoli, sopravvivono due guerre mondiali, fino ad approdare sul banco di un rigattiere, poi nella credenza di un anonimo acquirente. Un collezionista appassionato di disegno, ma non molto convinto del valore di quegli schizzi, tanto da dimenticarsene. 60 lunghi anni di oblio, finché gli eredi recuperano i cartigli e li portano a far stimare. Lo stupore è immenso, l’attribuzione a John Constable certa: lo provano linee e tratteggi che raccontano di autunni lontani, laghi, file di olmi con cui misurare prospettive, profili di barche, le rovine di una chiesa a Colchester, e l’immancabile piana dello Stour. I disegni ritrovati andranno all’asta il prossimo 3 luglio e gli esperti di Christie’s si aspettano di ricavarne almeno 50.000 sterline.

Verde Inghilterra 2012

_stadiumset_paIl regista Danny Boyle, artefice di pellicole quali Slumdog Millionaire e Trainspotting, è il direttore artistico dei giochi olimpici londinesi. Per la cerimonia di apertura, il prossimo 27 luglio, ha pensato di architettare una rappresentazione del Regno Unito come nazione cosciente delle proprie origini e sicura delle proprie direzioni. E’ con queste premesse che ha svelato alla stampa un plastico della cerimonia, dal titolo “Isles of Wonder” (titolo tratto da un dialogo del personaggio di Calibano, nella “Tempesta” di Shakespeare). L’arena dello stadio olimpico sarà dunque trasformata in un idillio rurale, completo di campi, prati, corsi d’acqua, siepi, casette rustiche, e oltre un centinaio di figuranti, intenti a giocare a golf, fare un picnic o coltivare la terra. Il tutto sarà reso ancor più credibile dalla presenza di veri animali (nello specifico: 12 cavalli, 3 mucche, 2 caprette, 10 polli, 10 oche, ben 70 pecore e 3 cani da pastore). L’atmosfera da vecchia fattoria, utilizzata per comunicare la grandezza della nazione, non ha entusiasmato tutti, e sono piovute molte critiche, dagli ambientalisti in particolare, a difesa dei poveri animali, costretti alla bolgia dello stadio olimpico, fino ai puristi, che hanno accusato Boyle di voler ricreare scene pastorali degne dei Teletubbies.
I verdi pascoli e i villaggi immersi nelle brume non fanno solo parte di un’immaginario letterario o da cartolina turistica, ma sono ben radicati nelle coscienze dei britannici. E’ in questo Paese, che i romantici hanno formulato il concetto di pittoresco e sublime, Constable ha dipinto campagne e mandrie e William Blake ha composto versi sull’amabile e verde terra d’Inghilterra. E’ sempre qui, che John Major, successore della Thatcher, ha citato, tra le virtù nazionali, ‘le ombre lunghe sui campi da cricket, la birra calda, gli insuperabili sobborghi verdeggianti, gli amanti dei cani…”. Nonostante il tempo inclemente, che, specie in questi giorni, sarebbe capace di spegnere qualsiasi fiamma olimpica, non si può negare che la campagna inglese sia una realtà bellissima e unica, con i suoi alberi, i villaggi, i campi da cricket, la fitta rete di sentieri e corsi d’acqua, la storia. Ma è una realtà costantemente minacciata dall’avanzare del cemento, dalla costruzione ed estensione di aeroporti, dall’impianto di centrali nucleari, dai disastri climatici, per non parlare dell’inquinamento, dell’agricoltura e dell’allevamento intensivi e dell’erosione inarrestabile delle coste. La visione di Boyle rappresenta, appunto, un’idea di perfezione, l’ambiente che tutti vorrebbero abitare, ma che molti, specie coloro intrappolati in città e grigie periferie, funestate da giovani teppisti, ubriachi molesti, traffico, rumore e cemento, non si possono permettere.