The Carbuncle Cup, un premio agli edifici più brutti

© Justin Tallis:AFP:Getty Images

© Justin Tallis:AFP:Getty Images

Ogni anno, la rivista specializzata Building Design, assegna la Carbuncle Cup all’edificio più brutto del Regno Unito, completato negli ultimi 12 mesi. Il nome del premio deriva da quello di una malattia infettiva, causata dal bacillus anthracis, che causa l’eruzione di orrende pustole nerastre sul viso e gli arti dei malati. La scelta del nome si ricollega ad un commento stilistico del principe Carlo, fatto in occasione dell’ampliamento della National Gallery di Londra. Il principe scelse il 150° anniversario del Royal Institute of British Architects (1984), per scagliarsi contro il progetto di estensione disegnato da Richard Rogers, definendolo “un carbonchio sulla faccia di un amico molto amato ed elegante”. La Carbuncle Cup è stata lanciata nel 2006 ed è un premio democratico.
La rosa dei finalisti è annunciata da Building Design, ogni anno, sulla base dei suggerimenti del pubblico, che può votare tramite il sito web della rivista. Una commissione critica, ha poi l’incarico di scegliere i vincitori. Di solito, sono i palazzi di edilizia popolare, gli hotel, gli uffici e i centri commerciali, a piazzarsi ai primi posti della classifica, ma spesso si segnalano esempi illustri. L’anno scorso, infatti, il premio era andato al controverso restauro del Cutty Sark, a Greenwich.
In questi giorni, si sono aperte le nominations per l’edizione 2013. Tra i nomi suggeriti, si trova la torre progettata da Rafael Vinoly al n. 20 di Fenchurch Street, soprannominata The Walkie Talkie, per la forma inusuale. Questa torre doveva essere alta 45 piani, ma avrebbe obliterato la vista del duomo di St. Paul’s. E’ stata quindi “abbassata” di 9 piani, per un’altezza complessiva di 160 metri. Altra illustre nomination, lo Shard di Renzo Piano, che, a differenza di altri grattacieli londinesi, ha diviso nettamente i gusti della critica e del pubblico. Le nomination possono essere inviate con un tweet, inserendo il link #carbunclecup, oppure via email, all’indirizzo: bdonline@ubm.com. Alla segnalazione, vanno allegati un breve parere sull’edificio e una foto.

Casa Dolce Casa…

RIBA Library Photographs Collection

© RIBA Library Photographs Collection

Sembra che le case inglesi siano quelle con le stanze più piccole d’Europa, e, nonostante il fioccare di palazzi e palazzoni nuovissimi, a discapito di strade vittoriane ed edifici vetusti, più facili da demolire che da restaurare, la percentuale di crescita edilizia dal dopoguerra ad oggi è comunque bassa. Gli architetti postmoderni, con la passione per il cemento e per strutture falliche che si rincorrono da un capo all’altro del tessuto urbano, obliterando la vista e cancellando realtà consolidate, nonché la caduta degli standards e la nuova parola d’ordine, “regeneration”, hanno contribuito a modificare i connotati di interi quartieri di Londra e di altre città del Regno Unito. Tuttavia, la casa è il luogo dove gli inglesi passano molto tempo, nonostante lunghe ore di lavoro, viaggi sui mezzi pubblici e sedute al pub. Ed è alla casa, dall’epoca georgiana ad oggi, che il Royal Institute of British Architects (RIBA) dedica una bella mostra gratuita.
“A Place to Call Home” passa in rassegna trecento anni di design edilizio, partendo da esempi eccelsi del XVIII secolo, quali la Banqueting House a Londra e la West Cliff Terrace a Brighton, passando per gli appartamenti del 1943 dotati di mini cucine, per proseguire con disparati esperimenti moderni, come la piacevole Keeling House di Bethnal Green o discutibili file di case senza camino nella periferia di Corby. Si evince che gli ingredienti base dell’architettura Regency, grandi finestre che scandiscono ritmicamente le facciate in mattoni, balconcini di ferro battuto, bianchi pilastrini e modanature, sono elementi di successo, che vanno a ripetersi, con opportune varianti, fino alla Seconda Guerra Mondiale. Poi, tutto cambia. Le donne iniziano a lavorare e una mini cucina con i componenti in linea, quasi una catena di montaggio, è preferibile a vasti spazi vittoriani. Le voragini lasciate dalle bombe del Blitz e la richiesta impellente di unità abitative, spinge gli architetti a rivisitare interi quartieri, spazzando via gli ultimi lacerti di casette post rivoluzione industriale, e proponendo soluzioni imponenti, con muri di cemento, alti soffitti, e finestre da cui guardare giù in strada.
La mostra al RIBA, curata da Sarah Beeny, presentatrice tv ed esperta del mercato immobiliare, è ricca di disegni, piante e fotografie, resterà aperta al pubblico fino al 17 aprile e sarà accompagnata da una fitta serie di eventi, conferenze e proiezioni di film-documentari.

“A Place to Call Home”
RIBA, 66 Portland Place,
W1B 1AD, Londra
Orario: dal lunedì al sabato, dalle 10.00 alle 17.00.
Info: +44 (0)20 7307 3888