In era vittoriana, la costruzione di ferrovie che collegassero Londra, cuore dell’Impero, a destinazioni tanto numerose quanto, a volte, molto distanti, era simbolo, non solo di efficienza e capacità ingegneristiche, ma anche la dimostrazione di come il treno fosse divenuto il principale, privilegiato e più veloce mezzo di trasporto. Non deve stupire, dunque, che nel 1894, venisse costruito un lussuosissimo albergo proprio a fianco della stazione di Liverpool Street. Il Great Eastern Hotel, era perfetto per quei ricchi ed esigenti viaggiatori, che necessitassero di un accesso rapido alla City.
L’albergo, disponeva addirittura di un binario speciale, non solo per il rifornimento di provviste, ma anche per il trasporto di acqua di mare (da Harwick, in Essex) destinata alle sue dodici sale da bagno. Progettato dai fratelli Edward Middleton Barry e Charles Barry Junior, il Great Eastern Hotel era il prodotto di un’epoca destinata ad essere spazzata via dal boom del turismo di massa, dall’avvento delle automobili e dai cambiamenti nel modo di viaggiare. Decaduto nel tempo, fino a divenire un fatiscente albergo ad ore, nel 1996, il vetusto edificio fu salvato dalle demolizioni, grazie all’intervento dello studio di architettura Mansel Practice. Alleggerita la struttura, inserita una nuova lobby e aumentato il numero delle camere (e dei bagni), oggi l’albergo è un hotel cinque stelle che ritiene molte delle caratteristiche originali. L’Andaz Hotel, così è stato rinominato il Great Eastern, vale la pena di essere visitato, specialmente per un brunch, un afternoon tea o un cocktail in quella che era la splendida sala da ballo del precedente albergo, costruita nel 1895, e dotata di una bellissima cupola di vetro, sopravvissuta miracolosamente intatta. L’hotel custodisce anche un particolarissimo ambiente segreto: una loggia massonica, risalente al 1912, e riscoperta solo durante i lavori di ristrutturazione. La stanza, che abbiamo avuto la fortuna di visitare, grazie alla gentilezza dello staff, è priva di finestre, richiama lo stile di un tempio greco ed è decorata lussuosamente, con dodici tipi di marmi italiani, finiture in mogano, candelabri di bronzo, lampade di alabastro, ed uno stupefacente soffitto stellato, con i segni dello zodiaco. Le logge massoniche erano molto in voga tra i gentiluomini dell’ottocento, quindi non deve sorprendere la presenza di questo ambiente in un hotel di lusso, costruito, tra l’altro, grazie ad esponenti della loggia. La sala segreta è oggi prenotabile per eventi privati, cene e riunioni, ed è solitamente aperta al pubblico, con visita guidata, durante l’annuale appuntamento di London Open House.
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A Londra, scoperto un cimitero della Peste Nera
Per sette secoli, tredici scheletri hanno riposato indisturbati in uno dei punti più frequentati del centro di Londra. Ora, l’equipe di archeologi del Museum of London, impegnati a seguire le imprese edili che lavorano a Crossrail, progetto da 15 miliardi di sterline, hanno scoperto i corpi sotto Charterhouse Square, a Farringdon. I resti, erano sepolti in due file ordinate, accanto a frammenti ceramici risalenti alla metà del XIV secolo. Per gli studiosi, la disposizione degli scheletri farebbe risalire le sepolture ad un periodo iniziale della peste nera (1348), prima, cioè, che si trasformasse in una pandemia, costringendo i londinesi all’utilizzo di grandi fosse comuni. Per gli esperti, il ritrovamento è importante, in quanto, se le analisi dovessero confermare gli scheletri come vittime della peste, si potrebbe far luce anche sul morbo, responsabile della morte, tra il 1348 e il 1350, di un quarto della popolazione britannica.
Secondo le cronache del Survey of London (1598), scritte dallo storico John Stow, in seguito alla peste (The Black Death), 50.000 corpi furono sepolti nella zona di Farringdon, che nel Medioevo era ancora “terra di nessuno”. Anche se il numero delle vittime sembra esagerato, gli esperti confidano di poter trovare molti altri corpi nelle vicinanze di quelli già scoperti. Resti accertati di vittime della peste, erano emersi nel 1980, nei pressi di East Smithfield. Il ritrovamento di Farringdon non costituisce alcun pericolo per la salute pubblica, dato che il batterio della peste si trasmette solo tra organismi viventi e non sopravvive nel terreno. Gli scheletri, non sono i primi ad essere stati scoperti durante gli scavi per Crossrail. Gli archeologi, infatti, hanno già rinvenuto più di 300 scheletri nei pressi della stazione di Liverpool Street, risalenti al XVII o XVIII secolo, e da collegarsi al cimitero dell’ospedale di “Bedlam”.
Gli scheletri di Farringdon, sono stati accuratamente scavati e trasportati al MOLA (Museum of London Archaeology) per i test. Gli scienziati sperano di mappare il DNA del batterio della peste nera ed, eventualmente, contribuire alla discussione riguardo ciò che causò l’epidemia. Circa 75 milioni di persone nel mondo, e fino al 60% della popolazione europea, perirono durante la Morte Nera, una delle pandemie più devastanti della storia umana.
Resti Romani e scheletri Tudor
Crossrail è un ambizioso progetto, che doterà il sistema metropolitano di ben 21 km di gallerie, parallele e connesse a quelle della Tube, e percorribili da treni ad alta velocità, provenienti da nord, est e ovest della regione. 37 le stazioni del tratto centrale, di cui 8 completamente nuove, lungo una linea che da Heathrow, passerà per Paddington, Tottenham Court Road, Liverpool Street, fino a Canary Wharf. Crossrail non è solo il progetto ingegneristico più grande d’Europa, ma anche fonte di un’imponente ricerca archeologica, che ha dato, fin qui, risultati notevoli. Non capita di certo di tutti i giorni che a Londra si scavi così in profondità e in maniera tanto sistematica. La città viene di solito ascritta al 43 d.C., anno di fondazione da parte dei Romani, ma si sa, da sparuti reperti archeologici, che gli insediamenti umani nell’area risalgono perlomeno al mesolitico. Il cuore della città è fatto di strati, che datano dall’età del bronzo, all’epoca romana, dal medioevo ai Tudor, fino ai Vittoriani. L’equipe di archeologi che lavora per Crossrail, dal 2009 ha il compito di investigare i siti dove sorgeranno stazioni e tunnel, prima che i costruttori e le colate di cemento prendano il sopravvento. In tre anni di demolizioni e scavi, le scoperte e le informazioni ricavate sono tanto copiose quanto affascinanti. Una bella mostra speciale, totalmente gratuita e aperta solo per oggi, nei locali di Grays Antiques, a South Molton Lane, è servita a fare il punto sulla situazione degli scavi. Nella zona compresa tra Moorfields e la stazione di Liverpool Street, là dove un tempo sorgeva il manicomio di Bedlam, è stata rinvenuta un’area cimiteriale con un notevole numero di sepolture. Difficile stabilire se gli scheletri, databili ad un periodo compreso tra il 1568 e il 1720, appartengano ai pazienti internati nell’ospedale psichiatrico o, piuttosto, a semplici parrocchiani. L’esemplare in mostra, uno dei meglio conservati, era quello di un giovane, tra i 18 e i 25 anni, già sofferente di discopatie e deformazioni delle falangi, molto probabilmente costretto a pesanti lavori manuali, fin dalla tenera età. Tra la City e Tottenham Court Road è stata rinvenuta la maggior parte di reperti, per lo più rifiuti domestici, come manufatti d’osso (mollette, manici di coltelli, una pedina del domino, pattini rudimentali), vasellame di terracotta invetriata, pipe di argilla. All’epoca romana risalgono invece frammenti di preziosa sigillata rossa e un denarius d’argento, ben preservato, dell’epoca di Alessandro Severo (228-231 dC). Nell’area corrispondente allo stabilimento della ditta alimentare Crosse and Blackwell, al n. 21 di Soho Square, è stata portata alla luce una cisterna, riempita da oltre due tonnellate di vasi e recipienti in ceramica, principalmente contenitori di salse e conserve della fabbrica stessa. Tuttavia, la porcellana veniva utilizzata per recipienti destinati ad uso ben diverso, come dimostra il fantasioso pitale vittoriano, ritrovato a Stepney Green. Più oltre, a Canary Wharf, una scoperta sensazionale: rari frammenti di ambra, vecchi più di 50 milioni di anni. Potranno dare agli studiosi informazioni importanti sia sul tipo di piante presenti nella zona, sia sulle condizioni ambientali del tardo pleistocene.