Chiude la banca più elegante di Londra

L’internet banking è diventato sempre più comune negli ultimi tre anni e la necessità di visitare le  filiali si sta riducendo ulteriormente mentre la tecnologia si sviluppa sempre di più. A causa del cambiamento nei comportamenti della clientela e del numero ridotto di transazioni effettuate nelle varie filiali, Lloyds Banking Group ha già operato parecchi tagli di personale ed ha in programma la chiusura di 100 filiali entro ottobre. La scure si è purtroppo abbattuta, questa settimana, sullo storico Law Courts Branch, che, come suggerisce il nome, si trova di fronte alle Royal Courts of Justice, al numero 222 dello Strand.
Tra i tanti tesori nascosti della zona, la filiale offriva ai suoi clienti la fruizione del servizio bancomat in una delle più eleganti e suggestive cornici della città.
La storia della banca inizia nel 1824, ed è strettamente connessa alla ditta Twinings, che, oltre al commercio di tè e caffè nel negozio al 216 di Strand, si era specializzata in servizi bancari ed aveva istituito un ufficio al 215, completo di porta comunicante. La banca era stata poi assorbita da Lloyds nel 1892.
Nel 1895, la banca si trasferì al civico 222, occupando i locali di un ristorante, costruito dagli architetti Goymour Cuthbert and William Wimble, nel 1883. Il Royal Courts of Justice Restaurant, poi Palsgrave Hotel, locale dagli interni sontuosi e dalla meravigliosa decorazione in piastrelle art nouveau, era sorto sulle ceneri della seicentesca Palsgrave Head Tavern, ed avrebbe dovuto attirare avvocati e clienti dalle vicine corti di giustizia, con l’acqua fresca fatta scaturire da un proprio pozzo, la novità delle prime luci elettriche e la confortevole ‘aria condizionata’. Purtroppo, fallì dopo pochi anni di attività ed i locali rimasero inoccupati fino a quando vennero trasformati nella filiale Lloyds.
Descritta, nel 1895, dal Penny Illustrated Paper come “la banca più bella ed elegante di Londra”, la Law Courts Branch ha conservato intatti nel tempo i meravigliosi interni del ristorante, un caleidoscopio di piastrelle blu, verdi e ocra di ceramica di Doulton, decorate dal rinomato artista J H McLennan.
Royal Doulton era un’azienda inglese fondata nel 1815 ed la cui fabbrica si trovava a Lambeth. McLennan aveva lavorato a Doulton per alcuni anni, vincendo molti premi ed eseguendo commissioni per importanti clienti, tra cui lo zar di Russia.
Fino alla scorsa settimana, la lobby orientaleggiante, che ospitava i bancomat, sorprendeva i visitatori col suo tripudio luminescente di colonne e capitelli, di fiori e foglie, grottesche e monogrammi con la lettera P, e fontane ornamentali sormontate da pesci. Le porte automatiche si aprivano all’interno, invitando clienti e curiosi attraverso un ingresso in penombra, sempre decorato con piastrelle, stavolta inserite in fantasiose cornici in legno di noce americano e di sequoia, con capitelli a forma di civette.
Le piastrelle, ispirate alla storia del luogo, erano state dipinte con le insegne ed il ritratto del Conte Palatino (in inglese Palsgrave) Frederick, poi re di Boemia, consorte della figlia di Giacomo I, a cui il ristorante fallito, e, ancor prima, l’antica locanda, erano stati dedicati.
Più avanti, nella hall della banca, si potevano ammirare alcuni pannelli con personaggi e scene delle commedie di Ben Jonson (abituale frequentatore della taverna), mentre una serie di riquadri era decorata con sinuosi crisantemi, fiori e piante, di quelli premiati nel Temple Gardens Show del 1892.

Non sappiamo al momento cosa ne sarà di questi ambienti suggestivi, che comunque restano di proprietà di Lloyds, né sappiamo se sarà possibile, in futuro, fruirne liberamente, come abbiamo fatto fino a ieri.

Piccola storia del tè

“La gente qui non manca di tè, caffè e cioccolato, soprattutto il primo, il cui uso è diffuso a tal punto, che non solo la nobiltà ed i ricchi commercianti lo bevono costantemente, ma quasi tutti hano il loro tè e se lo godono di prima mattina…”   
Charles Deering, ‘Nottinghamia Vetus et Nova’, 1751.

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Le bevande provenienti dalle americhe e dalle colonie influenzarono gli usi e costumi di inglesi ed europei. Il tè, menzionato per la prima volta nel 1559, si diffuse largamente nel Seicento, prima in Olanda ed in Francia, per poi approdare in Inghilterra, nel 1662, grazie a Caterina di Braganza, la moglie di re Carlo II.
Le coffee houses londinesi vendevano caffè, cacao, brandy, rum, ma anche tè. Nel 1657 Thomas Garraway, per pubblicizzare la vendita di tè nella sua rinomata ed elegante coffee house, aveva anche prodotto un volantino, che ne declamava le virtù, anche medicinali. Non tutti però erano d’accordo. Anzi, alcuni ritenevano il tè una bevanda pericolosa. Jonas Hanaway, nel suo saggio del 1757, descrisse questo infuso come corrosivo, emetico e fin troppo costoso. Dalle pagine del Literary Magazine, Samuel Johnson rispondeva  al violento attacco al tè di Hanaway, sostenendo invece che questa bevanda elegante e popolare fosse bevibile ad ogni ora, di sapore gradevole e di natura innocua. 
E’ innegabile che il tè in Gran Bretagna si diffuse lentamente, proprio a causa del costo elevato. Nel 1660, il diarista Samuel Pepys lo beveva come rimedio medicinale per combattere la tosse. Un secolo più tardi, il tè si vendeva nelle coffee houses londinesi per 2 sterline, cioè l’equivalente di un anno di paga di un mozzo, un anno di visite dal barbiere per un gentiluomo o un mese di lezioni private di danza per una signora. Dunque, seppur disponibile, il tè era un prodotto molto costoso, che solo pochi potevano permettersi. Il caffè rimaneva, al confronto, a buon mercato e proliferava nelle botteghe ad esso dedicate. Solo con l’aumento delle importazioni e la riduzione delle tasse, a partire dal 1730 in poi, il tè si diffuse maggiormente, fino ad essere incluso nella dieta delle classi medie, con una spesa media di 7 pence a settimana, assieme allo zucchero (quindi poco meno di una serata passata alla coffee house). A metà del Settecento, perfino le classi meno abbienti, potevano godersi un tè due volte a settimana. Nel 1784, come attesta La Rochefoucauld, il tè era la bevanda più diffusa in Gran Bretagna, e veniva consumato due volte al giorno, sia dai contadini che dai ricchi. Questo successo, che non si registra allo stesso modo in Francia o in Italia, bevitrici di caffè per tutto il XVIII secolo ed oltre, sicuramente fu determinato dalla tassa sul malto, che rendeva più costosa la birra, dall’abitudine degli inglesi a trangugiare bevande calde, come hot ales e punch, e, soprattutto, dall’impulso al commercio del tè determinato dalla East India Company, che ne deteneva il monopolio. Inoltre, le foglie del tè erano leggere da trasportare e semplici da preservare. Erano anche facili da introdurre come merce da contrabbando. Insomma, nel diciottesimo secolo, il tè eguagliò la birra come bevanda nazionale. E, a differenza degli orientali, lo si beveva con latte e zucchero, altro prodotto coloniale. 
Nel primo ventennio del Settecento, il caffè veniva bevuto in maggioranza da uomini ed era una bevanda energetica, che si accompagnava alle discussioni animate ed alla lettura dei giornali, in luoghi pubblici, adibiti alla vendita ed al consumo. Il tè, invece, veniva percepito come un prodotto più delicato e raffinato, adatto alle donne e ad un ambiente familiare e gentile, come le mura di casa o il giardino. La predilezione delle donne per questa bevanda determinò la fortuna di Thomas Twining.  Agli inizi del XVIII secolo, Thomas, che aveva alle spalle il mestiere di tessitore, stava cambiando carriera e si era messo a lavorare per un ricco mercante di tè della East India Company, Mr Thomas D’Aeth.  
Thomas Twining aveva intuito le possibilità offerte da questa bevanda esotica e, nel 1706, acquistò la Tom Coffee House a Strand, per aprire un negozio di tè. L’esercizio commerciale si trovava in posizione strategica tra la City e Westminster e riusciva ad attrarre le classi agiate in cerca di questa bevanda alla moda. Solo i ricchi potevano permettersi di acquistare il tè e le signore, a cui non era ammesso accedere ad ambienti maschili come le botteghe di caffè e il negozio di Thomas, restavano ad aspettare fuori, sedute in carrozza, mentre i loro valletti entravano a comprare le miscele più raffinate. Finalmente, nel 1784, il Commutation Act ridusse le tasse sul tè, rendendolo una bevanda popolare, alla portata di tutti. Nel 1837, la regina Vittoria nominò Twinings fornitore ufficiale della famiglia reale. Fu questa rinomata ditta ad introdurre la comoda bustina, nel 1956. Dopo 300 anni, potete ancora visitare lo storico negozio di Thomas Twining, al 216 di Strand. Una volta varcato l’ingresso, affiancato da colonne e sormontato da un frontone, da cui si stagliano le statue di un leone, e due cinesi, potrete acquistare tè ed infusi, ammirare un piccolo museo o degustare delle miscele interessanti al nuovo Loose Tea Bar.