Suffragette a Londra

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Oggi esce nelle sale britanniche Suffragette, film drammatico di Sarah Gavron, che ripercorre i momenti salienti della lotta per l’emancipazione e per il diritto di voto per le donne all’inizio del XX secolo. Nel cast, attrici del calibro di Carey Mulligan, Helena Bonham Carter, e Meryl Streep, quest’ultima nei panni di Emmeline Pankhurst, attivista e guida del movimento suffragista. Agli inizi del XX secolo, solo il 60% dellla popolazione maschile aveva diritto di voto, e questo era stabilito in base al reddito, al salario e alla proprietà. Al voto non avevano accesso i poveri, i malati di mente, gli assassini e le donne. Nel 1906 il Women Social Political Union (WSPU), fondato a Manchester tre anni prima, si trasferì a Londra per essere più visibile. Il quartier generale del WSPU si stabilì ai numeri 3 e 4 di Clement’s Inn, a ovest delle Royal Courts of Justice, una delle corti di giustizia più grandi d’Europa. Il Clement’s Inn non esiste più, fu demolito negli anni Settanta, ma si può prenotare un tour alla Corte d’Appello e al Tribunale, nel vicino e maestoso edificio neo-gotico, per saperne di più sul sistema giudiziario britannico (London@nccl.org.uk).
Il WSPU fu accusato di essere un organizzazione che esisteva per servire le classi medie e alte, ma c’era una filiale nell’East End di Londra, creata appositamente per convincere le donne della classe operaia ad aderire al movimento delle suffragette.
I media, però, non avevano molto interesse nella lotta per i diritti delle donne, quindi il WSPU decise di utilizzare metodi diversi per ottenere visibilità e promuovere il suffragio universale femminile.
Ad esempio, al British Museum, si può osservare un centesimo del 1903 timbrato con lo slogan “suffragette voto alle donne”. Deturpare una moneta non era solo un atto di disobbedienza civile ma un reato grave, per cui si rischiava una pena detentiva. Gli spiccioli diffondevano efficacemente il messaggio ed avevano meno probabilità di essere tolti dalla circolazione rispetto ad altre coniature.
Altri metodi, erano decisamente più cruenti, come rompere le finestre degli edifici governativi. Nell’estate del 1908, alcune suffragette marciarono a Downing Street e cominciarono a lanciare pietre di piccole dimensioni attraverso le finestre della casa del Primo Ministro. Una trentina di donne furono arrestate e inviate alla prigione di Holloway. Nell’ottobre 1908, ci fu una grande manifestazione a Londra, che portò a violenti scontri con la polizia. Al Museo di Londra, è possibile ammirare oggetti curiosi e interessanti, che raccontano la storia e l’evolversi, a volte drammatico, del movimento. Come, ad esempio, la cintura usata proprio nel 1908 per incatenarsi alle inferriate di edifici governativi. O, ancora, le medaglie conferite alle suffragette che avevano fatto lo sciopero della fame in prigione. Nel giugno 1913, in occasione della gara più importante dell’anno, il Derby, Emily Davison invase la pista e ha tentò di afferrare la briglia di Anmer, un cavallo di proprietà di re Giorgio V. Fu colpita mortalmente ed i suoi funerali si svolsero nella storica chiesa di St George Bloomsbury, progettata da Nicholas Hawksmoor, raffigurata da Hogarth nel suo “Gin Lane” e menzionata da Dickens, che viveva poco lontano. Il 26 luglio 1913 giunsero a Londra le delegazioni che prendevano parte al Grande Pellegrinaggio di suffragette organizzato dalla National Union of Women’s Suffrage Society. Le donne marciarono da tutti gli angoli di Inghilterra e Galles, alcune per sei settimane di seguito, fino ad Hyde Park, dove si svolse una manifestazione di massa e in cui, da una ventina di piattaforme diverse, gli oratori chiedevano a gran voce l’affrancamento delle donne. Le immagini scattate a questo raduno da Christina Broom, fotografa autodidatta e prima fotoreporter Britannica, si possono ammirare in una bella mostra gratuita, che resta aperta al Museum of London Docklands, fino al 1 novembre. Si stima che, nell’estate del 1914, oltre un migliaio di suffragette erano finite in carcere a seguito di azioni violente, Queste andavano dalle vetrine infrante ai danni a proprietà ed edifici, fino ad atti vandalici contro opere d’arte. Nel 1914, la Venere Rokeby di Velasquez, conservata alla National Gallery, ricevette almeno cinque fendenti con un tritacarne, brandito dalla suffragetta Mary Richardson, che protestava contro l’arresto di Emmeline Pankhurst.

Il 4 agosto 1914 l’Inghilterra dichiarò guerra alla Germania, ed ogni attività politica delle suffragette fu sospesa, per aiutare lo sforzo bellico. In cambio, il governo britannico cominciò a rilasciare le suffragette ancora in carcere. La legge che diede alle donne gli stessi diritti di voto degli uomini fu finalmente approvata nel 1928.

La Festa della Donna e il centenario delle Suffragette

emily-davison-funeral-march-bQuest’anno si celebra il centenario della drammatica morte della suffragetta Emily Davison, gettatasi sotto il cavallo del re, alle corse del Derby di Epsom. Nessuno sa, a distanza di un secolo, se la donna avesse deciso deliberatamente di uccidersi sotto gli zoccoli di Anmer o se, invece, la sua coraggiosa protesta, fosse sfociata in un epilogo tragico. Emily era originaria di Blackheath, un quartiere a sud est di Londra, ed aveva studiato letteratura ad Oxford, per poi unirsi alla Women’s Social and Political Union (WSPU) e rivelarsi come una delle suffragette più militanti, entrando e uscendo di prigione per azioni di protesta (finestre infrante, buche delle lettere date alle fiamme…) e resistenza politica. Le suffragette, ogni volta che finivano dietro le sbarre, protestavano facendo lo sciopero della fame. La polizia, inizialmente le rilasciava, ma poi cominciò a nutrirle a forza, tramite un tubo inserito nel naso. Emily Davison fu spesso sottoposta a questa dolorosa pratica e, nel 1912, per sfuggire alla tortura, si gettò da un balcone della Holloway Prison. Una rete, tre piani più in basso, ne arrestò la caduta.  L’anno successivo, Emily si recò alle corse ad Epsom. Nella borsa, aveva un biglietto di ritorno a Londra, e un invito per un evento della WSPU, quella stessa sera. Vestendo la sciarpa tricolore delle suffragette, la donna si mescolò alla folla di londinesi in gita, che si assiepavano attorno al circuito; poi, raggiunta la stretta curva di Tattenham Corner, attese l’inizio della corsa. Passati i primi cavalli, Emily si infilò sotto alle sbarre, irruppe nella pista e cercò di afferrare le briglie del cavallo del re. Ma il destriero sopraggiunse ad una velocità tale, da colpirla mortalmente, per poi cadere sul fantino, che rimase ferito in modo serio. Emily non riprese mai conoscenza e morì quattro giorni dopo, all’Epsom Cottage Hospital. Il suo gesto, sconsiderato o involontario, fu talmente eclatante, da attirare la grande attenzione del pubblico sulla causa delle suffragette. Le quali approfittarono dei funerali e della presenza delle cineprese, per sfilare per le strade di Londra, le giovani vestite di bianco, le più anziane di nero. Le suffragette impressionarono molti contemporanei, tra cui  Gandhi, e contribuirono alla trasformazione della democrazia in Gran Bretagna.

La National Portrait Gallery di Londra, bersaglio di una delle tante azioni politiche delle suffragette (le quali vi distrussero il ritratto Thomas Carlyle, nel 1914), conserva un gran numero di foto segnaletiche. Una di esse, epurata da un  fotomontaggio, mostrava in origine una guardia carceraria, mentre cingeva il collo e le spalle di Evelyn Manesta, per costringerla a posare per il fotografo. La collezione della National Portrait Gallery include svariate immagini di suffragette, alcune fotografie di buona qualità e una pregevole tela con il ritratto di Emmeline Pankhurst, fondatrice del WSPU, dipinto da Georgina Brackenbury, che si può ammirare nella  sala 30.