A Londra, un giardino terapeutico

Gli spazi verdi sono importanti per la comunità, soprattutto per l’immediato benessere che essi offrono. Tanto più se vengono progettati come giardini terapeutici, che, non solo costituiscono una modifica in positivo dello spazio pubblico, ma si pongono a metà tra natura e scienza.
Questi giardini, da un lato, promuovono la biodiversità, dall’altro forniscono un ambiente in grado di ridurre lo stress, adattandosi alle esigenze di chi lo visita. Ecco dunque che uno spazio verde di passaggio, quasi dimenticato, disseminato di lapidi ed erbe rade, come il retro della chiesa di St Mary a Lewisham, è divenuto un luogo sicuro e riparato, dove l’insieme delle componenti naturali stimolano il visitatore in un sapiente accordo di colori, tessiture, suoni e profumi. La presenza di piante, acqua, cielo, uccelli, fiori, erba, e, perché no, lapidi centenarie, dove crescono edere e digitali purpuree, sono di enorme aiuto terapeutico e mirano a ridurre gli stati di ansietà.  Nelle vicinanze della chiesa sorge un grande ospedale, la cui unità psichiatrica si trova proprio a fianco del giardino. Spesso i pazienti si recavano a St Mary per meditare, pregare oppure passeggiare nel vecchio cimitero. E’ stata dunque quasi una scelta naturale per i volontari della Ladywell Unit dell’ospedale e della Chiesa di St Mary iniziare a creare un bel giardino terapeutico, trasformare uno spazio verde abbastanza trascurato per trasformare le vite di chi lo frequenta.
Il giardino di Lewisham è stato creato per offrire un benessere mentale, sia ai pazienti, attraverso il giardinaggio, sia alla comunità, regalando un’oasi di pace e bellezza dove sostare. Uno spazio non tanto di cura, quanto di miglioramento delle qualità di vita. Il giardino è stato strutturato secondo dei percorsi circolari, privi di ostacoli, che sono utili ai malati di Alzheimer e demenza, in quanto contengono la tendenza alla fuga e le situazioni di insicurezza. Le aiuole multisensoriali, senza spine e foglie pungenti o urticanti, sono state giocate su delle tonalità cromatiche fredde, che promuovono il rilassamento. La tavolozza limitata e gli stimoli olfattivi e sensoriali, servono a diminuire il dolore, lo stress, la depressione e l’ansia. I cambiamenti e le evoluzioni delle piante contenute in queste aiuole rifletterà il susseguirsi delle stagioni e le variazioni degli stati d’animo dei pazienti e dei visitatori.

Lo spazio contiene un’orto, in cui i pazienti dell’ospedale potranno partecipare a sessioni terapeutiche di giardinaggio, ed anche un prato selvatico, composto da una sinfonia di colori, qualità tattili e profumi, dove crescono la camomilla, la borragine, i papaveri, la malva e la centaurea montana e si aggirano api ed altri insetti. Un luogo silente e rado d’inverno, che si ravviva in primavera ed esplode in una fiammata di cromi in estate, per simboleggiare la speranza della rinascita ed aiutare tutti quei pazienti che combattono contro la depressione.

Nunhead Cemetery

NunheadCemetery©LondonSE4Il cimitero di Nunhead è uno dei “magnifici sette”, creati in epoca vittoriana per alleviare il sovraffollamento malsano dei recinti cimiteriali nel cuore di Londra. Inaugurato nel 1840, dalla London Necropolis Company, Nunhead era originariamente conosciuto con il nome di All Saints’ Cemetery. Il luogo fu concepito come parco tranquillo e piacevole, dove i morti potevano essere sepolti con dignità e i vivi godere di una passeggiata meditativa, circondati dalla natura e da simboli dell’aldilà. L’ingresso principale, sul lato nord del cimitero, fu progettato da  James Bunstone Bunning, ed  è decorato con fiaccole rovesciate e serpenti che divorano le loro code, allegorie del passaggio dalla transitorietà della vita terrena all’eternità.
Camminando in linea retta, fino alla cima della collina, lungo un viale affiancato da imponenti  sepolture e monumenti elaborati, si raggiunge la Cappella Anglicana, un rudere romantico in stile neogotico. Voltando a destra, si può camminare piacevolmente tra fiori selvatici ed esempi di arte funeraria vittoriana. Molte personalità interessanti furono sepolte a Nunhead tra il 1840 e il Secondo Conflitto Mondiale. Il primo ‘residente’ interrato qui, fu Charles Abbott, un droghiere di Ipswich, deceduto alla bella età di 101 anni. Le lapidi raccontano di eroi che combatterono nelle battaglie di Trafalgar e Waterloo, liberi pensatori, attori shakespeariani, sciantose dei music hall, ingegneri navali, aviatori coraggiosi, il co-inventore della cordite (Frederick Augustus Abel), e l’inventore della penna in acciaio e dei contenitori di ferro stagnato per l’industria conserviera (Bryan Donkin). Il cimitero dà anche il titolo al poema vittoriano di Charlotte Mew, una meditazione sulla morte e l’alienazione sociale, dal punto di vista di un uomo che osserva la fossa, appena scavata, della sua fidanzata.
Nel 1969, essendo fallita la società a cui appartenevano sia Nunhead che Highgate, dove è sepolto Karl Marx, il cimitero venne chiuso e lasciato in abbandono. Invaso nel tempo da erbacce e radici, alberi e rovi, che si espansero ovunque, Nunhead è oggi considerato la più grande foresta all’interno di Londra, e sui suoi sentieri, tra antichi alberi, lapidi affascinanti e piante intricate, in primavera fioriscono campanule e aquilegie.
Se ci si reca al punto panoramico, sul lato ovest del cimitero, si possono notare molte sepolture interessanti, impreziosite da obelischi, colonne mozzate, angeli, urne coperte da drappi e ghirlande splendidamente scolpite; le lapidi sono decorate da elaborate conchiglie, croci celtiche, rosette, tralci d’edera, mani di pietra giunte in un malinconico addio.
Il punto di osservazione è lo stesso da cui William Mallord Turner abbozzò una vista di St. Paul’s nel 1796. Il Duomo è ancora chiaramente visibile, se il tempo è buono e i rami degli arbusti e alberi circostanti, non sono troppo cresciuti.

Nunhead è ora una riserva naturale locale, importante per la presenza di flora e fauna selvatiche. All’inizio degli anni ’80, in seguito ad anni di abbandono e vandalismi, si formò il gruppo benefico Friends of Nunhead Cemetery, per rinnovare e proteggere il cimitero. Nel maggio del 2001, dopo un vasto progetto di restauro della Cappella Anglicana e la restituzione di una cinquantina di monumenti al loro splendore originario, il cimitero è stato riaperto al pubblico. I  Friends of Nunhead Cemetery, oltre a proseguire i lavori di catalogazione, conservazione e ricerca storico-naturalistica, organizzano tour guidati gratuiti ogni mese, con partenza dall’ingresso principale. Le visite durano circa due ore e si concentrano sull’arte, la storia e  le caratteristiche ambientali del luogo.

Album

I Tradescant, collezionisti di piante e curiosità

"Tradescant Orchard" - Ms. Ashmole 1461, folio 23r ©Bodleian Library, University of Oxford

“Tradescant Orchard” – Ms. Ashmole 1461, folio 23r ©Bodleian Library, University of Oxford

John Tradescant (1570-1638) fu botanico, naturalista, collezionista e giardiniere per i nobili e i reali di Inghilterra. Assieme a suo figlio, John Tradescant il Giovane (1608-1662), viaggiò in lungo e in largo, per collezionare nuovi esemplari botanici con cui abbellire le tenute dei suoi mecenati: tulipani, ippocastani, larici, noccioli, tigli, platani e anche gelsi. I Tradescant ebbero il merito di introdurre un gran numero di specie di piante, sia ornamentali che da frutto (melograni, albicocchi, ciliegi), rare o sconosciute fino ad allora, e che oggi predominano nei giardini inglesi.
John Tradescant il Vecchio, ormai divenuto giardiniere di Re Carlo I, acquistò per sé 23 acri di terra, nel quartiere di Lambeth, a sud del Tamigi. Oltre a piantare più di 700 specie da giardino e un grande frutteto, costruì una casa (nota come Arca dei Tradescant) atta ad ospitare tutti gli oggetti curiosi collezionati durante i numerosi viaggi all’estero, suoi e di suo figlio: monete, armi, animali imbalsamati, vestiti, una sezione della croce di Cristo e persino la mano di una sirena (!).
L’Arca di South Lambeth, della quale, nel 1656, fu pubblicato un dettagliato catalogo, fu il primo museo inglese, e i visitatori erano ben contenti di pagare un biglietto di ingresso di sei pence, per ammirare le piante esotiche e il gabinetto di curiosità. Oggi, Tradescant Road, a Vauxhall, segna il confine della tenuta, che ormai non esiste più.

Alla loro morte, i due Tradescant, furono seppelliti nel cimitero di St-Mary-at-Lambeth, e tutt’ora riposano in una bella tomba, che fu commissionata nel 1662 dalla vedova di John il Giovane, Hester. Il sarcofago, in pietra arenaria, è abbellito da pannelli scolpiti, che raffigurano, in altorilievo, gli oggetti della collezione (flora e fauna), mentre le immagini di rovine egizie e romane, assieme al teschio con l’idra, rimandano al tema della vanitas. IMG_1428La tomba fu restaurata nel 1773 e nel 1853, con l’aggiunta di un poema celebrativo. La tomba della famiglia Tradescant è uno dei monumenti cimiteriali più importanti di Londra.
L’antica chiesa di St Mary, già menzionata nel Domesday Book, fu chiusa definitivamente al culto nel 1972. Destinato alla demolizione, l’edificio fu risparmiato, nel 1977, grazie all’intervento del  Tradescant Trust Appeal, ed è ora sede di un museo, il primo nel suo genere nel Regno Unito, totalmente dedicato alla storia del giardino.

IMG_1427La collezione del The Garden Museum è ospitata all’interno della navata di St. Mary e comprende stampe, fotografie, locandine, cataloghi e brochure, nonché attrezzi e strumenti da giardino, acquisiti alle aste o tramite donazioni, per fornire ai visitatori, anche tramite esposizioni temporanee, una panoramica esauriente sulla storia sociale del giardinaggio. La bella ed enigmatica tomba dei Tradescant è ora il fulcro di un suggestivo knot garden, un giardino di gusto rinascimentale, dalle geometrie intricate, piantato con i fiori che crescevano a Londra quattro secoli fa.

A Londra, è di scena la morte

gravedeathSt Pancras Parish Church è una chiesa neoclassica, costruita tra il 1819 e il 1822, sul lato sud di Euston Road. Progettato da William Inwood, con l’ausilio del figlio Henry, l’edificio è  uno dei più importanti del XIX secolo e fu realizzato in mattoni, terracotta e pietra di Portland.  Per la trabeazione, e gran parte della decorazione, gli Inwood si  ispirarono  all’Eretteo di Atene, cariatidi incluse.  La chiesa di St Pancras è, dunque, in pieno stile  greco. La cripta fu utilizzata per le sepolture dei ceti abbienti della zona, fino al 1854, quando  tutte le chiese di Londra furono interdette alle funzioni cimiteriali. Il luogo è ancora l’ultima dimora di 557 persone e, in  entrambe le guerre mondiali, fu utilizzato come un rifugio antiaereo.
Dal 2002 la cripta di St Pancras è diventata una galleria d’arte, che  ospita un programma annuale di mostre e fornisce uno scenario suggestivo per promuovere una grande varietà di opere.
Da non perdere, fino al 3 febbraio, Graveland, un’esposizione collettiva che, spaziando tra disegno, scultura, installazione, film, performance, artigianato e scrittura, esplora i cimiteri di tutto il mondo e il modo in cui si ricordano i defunti. La mostra, a carattere partecipativo, invita il visitatore a contribuire alla riflessione su un tema che, scaramanticamente, viene spesso ignorato o respinto, e che qui si affronta in uno spazio suggestivo, accogliente, e rispettoso.

Ma che cosa c’è da dire sulla morte? Sappiamo che accadrà, ma, ovviamente, preferiamo non pensarci, almeno finché non è necessario. In verità, la morte permea tutta l’arte perché, come nella vita, è sempre con noi. Lo sa bene Richard Harris, ex mercante d’arte di Chicago, che ha passato gli ultimi 12 anni della sua esistenza a raccogliere oggetti legati al sonno eterno. Tutto ha avuto inizio con l’acquisto di una bella natura morta olandese, raffigurante un teschio, cinto da una corona d’alloro, e circondato da gioielli, articoli di lusso, calici, e un vaso di fiori lussureggianti. Da questo acquisto, scaturisce la passione di Harris per i memento mori, le scene di vanitas, e tutta un’iconografia, a volte ripetitiva,  che, tra ossa e apparati funebri, cerca di dare un volto alla morte. Ma a che cosa somiglia quest’ultima?
Una signora elegante, un teschio avvolto da un mantello nero e con una falce in mano, un’ombra alla finestra, una clessidra…? Tutti gli artisti presenti in Death: A Self Portrait, mostra in programma alla Wellcome Collection, sembrano decisi a darle un volto. La morte, tuttavia, ha orbite vuote e manca di personalità. Che pesi le anime con una bilancia o che livelli, indifferente, i destini di ricchi e poveri, essa costituisce l’unico evento certo nel ciclo della vita. Come scrisse Oscar Wilde, ‘il più grande messaggio dell’artista è farci comprendere la bellezza della disfatta’.

St. George’s Gardens

St. George's Gardens  ©London SE4

St. George’s Gardens ©London SE4

Alle spalle del Foundling Museum, e proprio a due passi dalle strade trafficate di Bloomsbury, si trova un angolo silenzioso e meditativo. St. George’s Gardens è un piccolo parco, racchiuso da mura e vetusti edifici, che, a sud, demarcano il confine tra la parrocchia di Bloomsbury e quella di San Giorgio martire. Le pietre tombali lungo le pareti e i monumenti funebri sparsi nel giardino, tradiscono la destinazione originaria del terreno e contribuiscono a dare al luogo un senso di tranquillità e vago romanticismo. Durante il regno della Regina Anna (1715) i tre acri di terra vennero destinati a luogo di sepoltura per i parrocchiani di due nuove chiese, costruite nel quartiere di Bloomsbury – St George the Martyr, in Queen Square, e St. George Bloomsbury. Il cimitero fu progettato da Sir Nicholas Hawksmoor, e rimase in funzione fino al 1855. Dopo un periodo di abbandono, in tarda epoca vittoriana, l’area fu trasformata in un giardino pubblico, affinché potesse fungere da ‘salotto all’aperto’ per i residenti delle vicine case popolari.

Tra le centinaia di parrocchiani sepolti qui, si annoverano alcuni personaggi degni di nota. Il primo ad essere tumulato nel  cimitero, proprio nel 1715, fu Robert Nelson, filantropo e commissario per la costruzione delle nuove chiese. Per incoraggiare gli altri a seguire il suo esempio, si fece costruire un bel monumento funerario, sormontato da un’urna, forse su progetto di Hawksmoor. Oggi è il più importante monumento nei giardini. Ma anche Anna Cromwell, nipote di Oliver Cromwell, e moglie del medico Thomas Gibson, fu sepolta in una bella tomba, decorata con lo stemma di famiglia. Mori, senza eredi, nel 1727 e riposa accanto alle spoglie del marito. St George’s Gardens fu anche l’ultima dimora di Zachary Macaulay, figura di primo piano nella campagna per l’abolizione della tratta degli schiavi e governatore di una colonia di schiavi liberati in Africa. Egli morì nel 1838, cinque anni dopo che la schiavitù fu finalmente dichiarata illegale.Tra i monumenti interesanti, segnaliamo anche un obelisco, eretto da Thomas Falconer, nel 1729.

Al cimitero di St. George si lega anche il primo atto d’accusa per furto di cadaveri. Nel 1777  il becchino John Holmes, e il suo assistente Robert Williams, furono chiamati in giudizio davanti a Sir John Hawkes, con l’accusa di aver trafugato il corpo di Jane Sainsbury per rivenderlo a scopi scientifici. Williams era stato fermato nella zona di King’s Cross con un sacco voluminoso. Alla richiesta di indicare cosa ci fosse dentro, aveva risposto: “Non lo so”. Al giudice fu riportato che nel sacco venne trovato il corpo di una donna, piegato a forza con delle corde: le mani erano dietro la schiena e la testa tra le gambe. Oltre che per questa storia macabra, i St George’s Gardens sono rinomati dal punto di vista botanico. Infatti, nella parte ovest, vantano una larga selezione di felci autoctone e aliene, la più importante nel centro di Londra. Iscritti al Registro dei parchi e giardini storici, con Grado 2, e tuttora terra consacrata, i giardini rappresentano ormai una realtà molto amata e ben custodita dai residenti della zona.