Consegne di Pasqua

Sabato, il contadino del Kent mi ha portato la selezione di frutta e verdura dei suoi campi.
Oltre ai prodotti di stagione, biologici e biodinamici, c’è sempre una piccola aggiunta esotica, ad esempio qualche banana. Stavolta, oltre alle barbabietole, agli spinaci, alle carote e alle mele, c’erano sei kiwi, fantastici frutti, con alti contenuti di vitamina C, minerali e folati. Peccato che io sono intollerante, e non li posso proprio mangiare.
Questa quarantena mi ha dato il tempo per rispolverare i libri di cucina, riciclare creativamente gli avanzi, inventare ricette con quello che c’è in frigo o nella dispensa.
Ha anche rinforzato il principio, che è in me, di non sprecare il cibo.
Ho fatto una foto ai kiwi e l’ho postata sulla pagina Facebook di quartiere. Li avrei recapitati durante la mia passeggiata mattutina a coloro che fossero stati interessati, secondo il criterio di precedenza “first come first served”. Se li sono aggiudicati una gentile signora, in una casa vittoriana con la porta grigia, che me ne ha timidamente chiesti solo due, e una reduce del punk anni settanta, dal front garden rivoluzionario.
La mattina presto della domenica di Pasqua ho fatto il mio giro nel silenzio costellato di canti di uccelli, ronzii di insetti e raggi di sole, per recapitare i kiwi. Li ho lasciati sulle rispettive soglie di casa, e, alla fine, sembravano delle uova un po’ insolite. Mi ha fatto piacere regalarli, sapendo che qualcuno li apprezzerà in queste giornate di festa non proprio allegre…

Caccia all’uovo londinese

'Union Jack' by Mark Shand ©LondonSE4Due anni fa, per raccogliere fondi, l’organizzazione benefica The Elephant Family aveva popolato la città di pachidermi variopinti e fantasiosi, che, dopo aver allietato grandi e piccini, londinesi e turisti, alla fine erano stati messi all’asta. Quest’anno, la stessa organizzazione, assieme ad Action for Children e Fabergé ha nascosto in piazze, vicoli, strade, giardini, cortili e vetrine, oltre 200 uova, create ad hoc da artisti, designer, attori e vip, e rintracciabili grazie a nove mappe dettagliate, divise per zone, che si possono scaricare dal sito. Ogni uovo è corredato da un codice unico e c’è un numero sms a cui bisogna inviarlo. In pratica, più uova si trovano, più si ha la chance di vincere il ricco premio in palio: The Diamond Jubilee Egg. Un vero uovo-gioiello, del valore di 100,000 sterline, realizzato da Fabergé in oro rosso 18 carati e tempestato da una sessantina di pietre preziose. Nei giorni scorsi, due delle uova in mostra, quelle firmate da Natasha Law (sorella di Jude) e Benjamin Shine, trafugate e date per disperse,  sono state per fortuna rintracciate dalla polizia di Paddington Green e di Charing Cross, e riconsegnate, seppur con qualche ammaccatura, al fondatore di The Elephant Family, Mark Shand. Tutte le uova, ora saldamente assicurate ai loro basamenti e, quindi, a prova di ladro, saranno vendute all’asta: trenta da Sotheby’s il 20 marzo, il resto online, il 9 aprile. L’obbiettivo finale della Big Egg Hunt è quello di raccogliere all’incirca due milioni di sterline.