Sabato, il contadino del Kent mi ha portato la selezione di frutta e verdura dei suoi campi.
Oltre ai prodotti di stagione, biologici e biodinamici, c’è sempre una piccola aggiunta esotica, ad esempio qualche banana. Stavolta, oltre alle barbabietole, agli spinaci, alle carote e alle mele, c’erano sei kiwi, fantastici frutti, con alti contenuti di vitamina C, minerali e folati. Peccato che io sono intollerante, e non li posso proprio mangiare.
Questa quarantena mi ha dato il tempo per rispolverare i libri di cucina, riciclare creativamente gli avanzi, inventare ricette con quello che c’è in frigo o nella dispensa.
Ha anche rinforzato il principio, che è in me, di non sprecare il cibo.
Ho fatto una foto ai kiwi e l’ho postata sulla pagina Facebook di quartiere. Li avrei recapitati durante la mia passeggiata mattutina a coloro che fossero stati interessati, secondo il criterio di precedenza “first come first served”. Se li sono aggiudicati una gentile signora, in una casa vittoriana con la porta grigia, che me ne ha timidamente chiesti solo due, e una reduce del punk anni settanta, dal front garden rivoluzionario.
La mattina presto della domenica di Pasqua ho fatto il mio giro nel silenzio costellato di canti di uccelli, ronzii di insetti e raggi di sole, per recapitare i kiwi. Li ho lasciati sulle rispettive soglie di casa, e, alla fine, sembravano delle uova un po’ insolite. Mi ha fatto piacere regalarli, sapendo che qualcuno li apprezzerà in queste giornate di festa non proprio allegre…
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Londra celebra i 40 anni del PUNK

Shirley Baker, Two Punks drinking cider, Stockport, 1983. © Shirley Baker Estate and Mary Evans Picture Library.
A 40 anni dalla nascita del Punk, la Gran Bretagna, e Londra in particolare, dedica il 2016 ad un fitto programma di eventi celebrativi, tra concerti, mostre, conferenze e progetti vari.
Il Guardian ha già avviato un’iniziativa fotografica per capire o scoprire l’eredità di quell periodo, invitando i lettori ad inviare un’immagine di sé, quando erano giovani punk. Nel frattempo, c’è chi, dopo quegli anni turbolenti, ha sentito una chiamata diversa, consacrandosi sacerdote, chi da musicista in una band ha un po’ tradito gli ideali andando a lavorare in finanza, oppure chi ha seguito alte aspirazioni per diventare osteopata, addetto al soccorso in mare, avvocato in cause umanitarie o infermiera veterinaria. Abbandonare gli abiti sovversivi e la cresta, spesso, ha solo rappresentato un cambio esteriore, mentre si è rimasti fedeli al significato intrinseco del punk: rompere le barriere per essere se stessi, in qualsiasi ruolo, dando senso alla propria vita. Il rovescio della medaglia è stato anche il bruciarsi precocemente, tra alcol e droghe, vivendo pericolosamente e perseguendo l’ideale negativo del ‘live-fast-die-young’, che ha mietuto vittime, anche illustri, come Sid Vicious, bassista dei Sex Pistols.
Di certo il Punk fu una corrente rivoluzionaria, seppur effimera, che diede un impulso molto forte alla società, ed un ruolo da protagonista a tutti coloro che non si sentivano conformi all’establishment medio-borghese, xenofobo e conservatore.
Alla British Library una mostra gratuita celebra il movimento come fenomeno culturale e musicale, attraverso fanzines, copertine di dischi, volantini, tracce audio ed altri interessanti materiali d’archivio. All’esposizione, si aggiungono un negozio ‘punk’ ed un fitto ciclo di conferenze, che prevedono la partecipazione straordinaria di protagonisti della scena dell’epoca, tra cui i rappresentanti di band storiche come i Damned ed i Buzzcocks.
Alla Photographers’ Gallery, dal 23 al 26 giugno, un intero weekend sarà dedicato ad eventi speciali, per mettere in risalto il contesto politico, sociale ed ideologico che portò alla nascita del Punk. Il programma prevede un’installazione digitale con lavori di fotografi indipendenti o tratti dall’archivio della casa discografica EMI, e la mostra di Shirley Baker, con ritratti e scene dell’underground giovanile dei primi anni ’80. Sarà anche proiettato ‘Jubilee’, il film di Derek Jarman, mentre il gruppo post-punk The Raincoats, si riunirà per dare vita ad una speciale performance sia musicale che femminista.
Punk’s Not Dead
Ora che i clamori per le celebrazioni in pompa magna del Giubileo Reale si sono sopiti e nei negozi le memorabilia e le scatole di biscotti con la Union Jack o l’effige della Regina vengono venduti in saldo, penso sia il caso di parlare di un altro anniversario, che non può essere disgiunto dagli eventi di questi giorni. Esattamente 35 anni fa, durante il Silver Jubilee, i Sex Pistols salivano alla ribalta della scena britannica con il controverso singolo dal titolo “God Save The Queen”. Confezionato in un’altrettanto iconica e controversa copertina, disegnata da Jamie Reid, il 45 giri si era piazzato velocemente all’apice della classifica delle vendite, sebbene fosse stato subito bandito dalla BBC e dall’Independent Broadcasting Authority, per le liriche offensive nei confronti della sovrana (a cui si imputava di far parte di un regime fascista e di non possedere nulla di umano). Il disprezzo dissacrante per l’istituzione monarchica e per il potere in generale, creò intorno ai Sex Pistols un’atmosfera di violenza. Il gruppo decise di “festeggiare” il Giubileo affittando una barca, la Queen Elisabeth, per suonare la canzone di fronte al Parlamento, ma l’imbarcazione fu bloccata dalla polizia a metà percorso e, nel caos più totale, vennero messe le manette al manager del gruppo, Malcolm McLaren, ed altri collaboratori, tra cui Vivienne Westwood. In questi decenni, John Lydon alias Johnny Rotten, ex cantante del gruppo, e la Regina, sono praticamente coesistiti in maniera inscindibile, come la testa e la croce della stessa medaglia celebrativa. Il punk britannico fu essenzialmente il prodotto di un periodo specifico e rappresentò il sintomo di una crisi. Un movimento difficile da definire, dove ideologicamete tutti erano contro tutti (i Clash contro i Sex Pistols, Johnny Rotten contro il resto della band, i punk americani contro quelli inglesi…). Ma una cosa è certa. Dalle ceneri del punk, bruciato rapidamente e gloriosamente, nacquero molte fenici, a partire da quella New Wave, di cui si percepisce l’eco ancora oggi, in tante band giovanili. E non solo. Molte tattiche di protesta usate dagli attivisti odierni, per esempio gli “indignados” con le tende di Occupy The London Stock Exchange, sono desunte dal movimento punk degli anni ’80, mentre, in paesi come la China o la Russia, il punk è ribellione, resistenza, lotta sotterranea. Molti simboli, sono stati inglobati dalla cultura visiva odierna: la copertina del disco dei Sex Pistols è ora in una mostra di ritratti della Regina, alla National Portrait Gallery; catene, borchie e creste non hanno più la valenza scioccante di un tempo. Tuttavia, il punk come sub-cultura, è sopravvissuto scalpitante fino a noi, nonostante le molte contraddizioni che lo contraddistinguono, e questo, non a causa di una sorta di nostalgia collettiva, ma in quanto seme e sinonimo di ribellione giovanile.