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Napoleone e gli Inglesi, in mostra a Londra

IMG_1114Nell’ambito delle celebrazioni per il bicentenario della Battaglia di Waterloo, che vide la sconfitta di Napoleone e la fine di un ventennio di guerre e conquiste, una mostra gratuita, al British Museum, concentra l’attenzione sul modo in cui Napoleone era visto in Gran Bretagna. Le opere si situano cronologicamente tra l’ascesa di Bonaparte come generale dell’esercito francese, nel 1790, e la sua morte, in esilio, sull’isola atlantica di Sant’Elena, nel 1821. Tra il 1797 ed il 1815, il clima politico della Gran Bretagna, con le tasse, il fallimento delle negoziazioni con  la Francia e il rinnovarsi delle ostilità (dal 1803), si rivelò assolutamente favorevole allo sviluppo e alla diffusione della caricatura, mentre al Paese restava un’unica opzione: quella di combattere il nemico fino alla fine, e con ogni mezzo. Il lato interessante dell’epoca napoleonica, risiede probabilmente nel fatto che la forza straordinaria di un solo uomo riunì i destini di tutte le nazioni europee, in una maniera mai esperimentata prima. Le opere esposte, provengono per la maggior parte dalle collezioni del British Museum, ma sono completate da importanti e generosi prestiti, come l’anello e il ritratto provenienti dalla casa-museo di Sir John Soane, gli stendardi francesi catturati a Waterloo, e di norma conservati ad Apsley House, e alcuni pezzi provenienti da collezionisti privati. Tra questi, il busto bronzeo dell’imperatore, realizzato da Antonio Canova.

10947443_10204965379588522_5729936310396433224_oIl ‘Napoleone di Notting Hill, che apre la mostra londinese, dal 1818 si trovava nel parco di Holland House, a Kensington. Sulla base, Lord e Lady Holland avevano fatto inscrivere una frase dall’Odissea di Omero, che si riferiva ad Ulisse, naufragato sull’isola greca di Ogigia, e che rimandava all’eroe esiliato nell’Atlantico (Lasso! che da’ suoi lontano Giorni conduce di rammarco in quella Isola, che del mar giace nel cuore…). Napoleone fu raffigurato nelle caricature del periodo più di ogni altro, superando persino i suoi illustri oppositori, come re Giorgio III e il duca di Wellington. Ecco allora personalità del calibro di James Gillray, William Rowlandson e George Cruikshank, dare vita ad uno stile caricaturale immediato, potente ed espressivo, in cui Bonaparte finisce per rappresentare la Francia stessa, mentre il fisico minuto e magro del generale corso ben si presta al contrasto ridicolo con la corporatura robusta del monarca Giorgio III e, ancor di più, del mitico John Bull, personificazione dell’Inghilterra. I francesi, additati spesso come ‘frogs’, sono rappresentati in una bella caricatura del 1799, dove il coccodrillo corso scioglie il consiglio delle rane, nel famoso colpo di Stato del 18 brumaio (9 novembre). Napoleone, per quello che lo concerneva direttamente, considerava la caricatura dal punto di vista politico, come un mezzo per influenzare l’opinione pubblica. Egli stesso suggeri dei soggetti per  delle caricature al suo ministro della polizia, come testimonia una lettera inviata dall’Imperatore a M. Fouchet il 30 maggio 1805. Da questa missiva, si evince che Napoleone intendeva colpire gli Inglesi ed influenzare i Francesi per mezzo della stampa, ravvivando cosi le ostilità. Tra tutte le caricature prodotte nei vari paesi europei, quelle inglesi sono le piu famose.
crocodileGli artisti britannici conoscevano i gusti dei contemporanei e i loro disegni contengono ancora oggi un alto valore storico. Tra la fine del XVIII secolo e la metà del XIX, le caricature venivano prodotte su un foglio di formato oblungo, con un disegno in bianco e nero, a volte colorato a mano, raramente abbellito con la tecnica dell’acquatinta o della mezzatinta. I disegni venivano acquistati da individui di tutte le classi sociali, per il prezzo di uno scellino o di sei pence. Quando venivano esposte nelle vetrine dei più noti editori (Fores a Piccadilly, Humphrey a St James o Tegg a Cheapside), le caricature attraevano enormi folle, che spesso bloccavano i marciapiedi ed interferivano seriamente con il traffico. La stella della mostra al British Museum, è, senza dubbio, James Gillray, che raffigurò Bonaparte come nessun altro e che introdusse il soprannome di “Little Boney”, con il quale Napoleone divenne conosciuto fino alla sua morte (in realtà, Bonaparte era alto un metro e sessantotto, un’altezza media per l’epoca). La caricatura era solo una delle tante forme in cui Bonaparte venne raffigurato e deriso in Gran Bretagna. Larghissima fu la diffusione di banconote di imitazione, carte fa gioco, cartine per il tabacco, bastoni da passeggio, giocattoli, tazze, brocche e persino vasi da notte! Dopo la famosa sconfitta di Waterloo, nel giugno 1815, il cui campo di battaglia, disseminato di cadaveri, ci viene mostrato nei rari acquerelli di John Heaviside Clark, Napoleone fu esiliato a Sant’Elena. Mentre era detenuto a bordo della HMS Bellerophon, migliaia di inglesi si spinsero fino a Plymouth, per vederlo. Tra loro c’era il pittore Charles Eastlake, che ritrasse Napoleone sul ponte della nave, in posa serena e contemplativa. Paradossalmente, se da un lato il 1815 vide dilagare il trionfalismo, dall’altro si moltiplicarono i sostenitori dell’imperatore decaduto. Del resto, Bonaparte aveva da sempre comandato l’ammirazione dei suoi nemici ed alcune stampe riflettono proprio questa visione ambigua. La mostra si chiude con il calco della maschera funeraria, nella versione del medico Antommarchi, ed altri cimeli interessanti, collezionati dai piu strenui ammiratori inglesi, tra cui Lord Byron e Sir John Soane.

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The Year of The Bus

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Per il 2014, Anno del Bus, in collaborazione con il London Transport Museum ed altri operatori di autobus della capitale, una serie di sculture, dipinte ed ornate da noti o aspiranti artisti, sono state disseminate in giro per Londra, per evidenziare il ruolo svolto dagli autobus nel mantenere la città in movimento 24 ore al giorno, per tutto l’anno.

Le sculture rappresentano l’iconico London bus, il Routemaster, nella versione progettata  da Thomas Heatherwick, e costituiscono una rassegna di arte pubblica che prevede, al momento, tre itinerari, con un quarto a seguire dopo le feste di Natale. L’obiettivo è quello di installare  un totale di 60 autobus in luoghi liberi e accessibili di tutta Londra: strade, parchi e spazi pubblici.
Al termine della manifestazione, le opere saranno messe all’asta per raccogliere fondi preziosi per tre associazioni di beneficenza: Kids Company, Transaid e London Transport Museum. Quest’ultimo incoraggia londinesi e turisti a pubblicare foto delle sculture su twitter con l’hashtag #YearoftheBus

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Visita a Bletchley Park

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Bletchley Park è una tenuta in Buckinghamshire, vicino a Milton Keynes. Durante la seconda guerra mondiale, il sito fu il principale centro di crittoanalisi del Regno Unito, e sede della Government Code and Cypher School.
I codici e cifrari di molti paesi erano decrittati qui, come ad esempio i messaggi dei macchinari tedeschi Enigma, Geheimschreiber e Lorenz SZ40/42. La decrittazione dei messaggi cifrati con Enigma fornì per quasi tutta la seconda guerra mondiale importantissime informazioni sicuramente abbreviando la guerra da diversi anni. I servizi segreti polacchi erano riusciti a decifrare Enigma ed avevano trasferito il metodo agli inglesi. La bella casa vittoriana, sede del personale di intelligence durante la Guerra, fu scenario di un’intensa attività di intercettazione e decifrazione delle comunicazioni radio tedesche ed ospitò brillanti ingegni matematici come Alan Turing, Gordon Welchman, e Dylwyn Knox. Le ricerche portarono ad importanti progressi tecnologici e alla nascita dell’informatica moderna
Bletchley Park è ora un museo, aperto al pubblico tutti i giorni, raggiungibile con comodo treno dalla stazione londinese di Euston.
Molti edifici del periodo bellico, come ad esempio la mansion, il cottage, le scuderie, il blocco H, il blocco B ed alcuni capannoni, sono ancora in esistenza. All’interno, tutto è conservato com’era. Si ha quasi la sensazione che il personale sia ancora nei paraggi, ed abbia solo momentaneamente lasciato la scrivania, percio’ si circola tra materiali originali: cappotti, cardigans, posaceneri, accendini, borsette e accessori per il trucco (gran parte degli impiegati a BP erano donne), riviste, giornali, matite, materiale da cancelleria originale.
I visitatori possono ammirare un’interessante collezione di macchine di cifratura, come Enigma, Lorenz SZ40 / 42, Siemens T52 Geheimschreiber e laAbwehr G312‘. Inoltre, Bletchley Park è la casa del Bombe, la macchina che fu utilizzata per decriptare i codici di Enigma. Ci sono altre due machine, Heath Robinson 1 e Colossus 1, che servirono a decodificare il Lorenz SZ-40/42, il più segreto dispositivo di cifratura del Comando tedesco (OKW). Questi macchinari fanno parte del Museo Nazionale di Informatica (TNMOC), e sono pienamente operativi.
Oltre alle attività connesse alla decrittazione dei codici segreti, BP è sede di alcuni musei più piccoli, incluso un minicinema di guerra, un ufficio postale, un museo dulle comunicazioni radiofoniche, una raccolta di giocattoli degli anni ’30, una mostra sull’uso dei piccioni viaggiatori nella seconda Guerra mondiale ed alcune automobili originali.
Se è una bella giornata, oltre a dare un’occhiata alla casa e alle strutture adiacenti, è piacevole passeggiare lungo il lago, ammirando fiori e fauna, trasportati indietro nel tempo da un paesaggio sonoro di installazioni audio disposte ad hoc lungo il percorso.

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Il centenario della Prima Guerra Mondiale a Londra

towerLa Prima Guerra Mondiale iniziò per la Gran Bretagna nell’agosto del 1914 e si concluse quattro anni dopo, con una società allo sbando, imperi e paesi distrutti, l’ordine politico sovvertito ed oltre nove milioni di morti. Cento anni dopo, Londra ricorda la guerra e le persone in essa coinvolte, cercando di conciliare opposte visioni: da un lato, l’eroismo e il valore di chi vi prese parte, dall’altro, i motivi e le ragioni politiche e nazionali per cui quella la guerra fu combattuta. Per chi si trova in città, mostre, conferenze ed eventi, aiutano a fare luce sull’impatto del Primo Conflitto Mondiale e sulla sua eredità.
Alla Tower of London, ‘Blood Swept Lands and Seas of Red’ è l’installazione artistica che sta prendendo forma nel fossato della Torre. Un fiume di papaveri in ceramica fuoriesce da una feritoia per riversarsi nello spazio sottostante. Ogni papavero simboleggia un soldato britannico caduto durante la Grande Guerra. L’installazione è stata realizzata dall’artista ceramista Paul Cummins, assistito dallo scenografo Tom Piper, ed e’ stata presentata ufficialmente il 5 agosto per celebrare i 100 anni dal primo giorno di partecipazione della Gran Bretagna alla guerra.
Il titolo dell’installazione viene da una poesia di un soldato sconosciuto e l’opera crescera’ ogni giorno, con l’obiettivo di raggiungere 888.246 papaveri, l’ultimo dei quali sara’ piantato l’11 novembre 2014.
I papaveri sono disponibili per l’acquisto al costo di 25 sterline e il 10% delle vendite sarà devoluto in beneficienza.
poppyRestando in tema di papaveri, fiore simbolo della Grande Guerra, alla Guildhall Library, Rebecca Louise Law, artista nota per le sue grandi installazioni interattive, ha creato Poppy, cielo floreale fatto di migliaia di papaveri di carta. La biblioteca ha in programma mostre ed eventi per ricordare la Guerra e al momento espone memorie, lettere, medaglie e altri effetti personali di individui che presero parte al conflitto.

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L’Imperial War Museum ha recentemente riaperto i battenti dopo aver subito una drammatica trasformazione grazie al progetto di Lord Norman Foster.
Il museo possiede una collezione sulla Grande Guerra tra le più ricche e complete del mondo, ed include armi, uniformi, diari, lettere, ricordi, fotografie, filmati e la ricostruzione di una trincea. Le sale sono state ristrutturate e danno la possibilità di avventurarsi in un percorso multimediale e immersivo, totalmente gratuito. Al piano superiore, una doppia mostra temporanea di dipinti e illustrazioni, racconta la Verità e la Memoria di una Guerra troppo grande.
Verità e memoria che si intrecciano e si sovrappongono, mentre il conflitto viene rappresentato dai soldati stessi. Le opere seguono dettami modernisti, portando in sé il valore dell’autenticità. CRW Nevinson, medico oltre che artista, attinse al linguaggio fratturato del futurismo per mostrare la volontà umana asservita alla macchina. Paul Nash, al fronte come artista di guerra ufficiale, si ispirò ai paesaggi surrealisti per raccontare scene contorte di filo spinato, cariche di nubi scure.
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The Cartoon Museum, piccola galleria londinese che combina arte ad umorismo, ha invece allestito una mostra di vignette, caricature ed illustrazioni per descrivere e riflettere sulla Grande Guerra 1914-1918, e gli effetti a lungo termine. Le opere spaziano dalla propaganda patriottica alle immagini che avevano messo in discussione il conflitto e la situazione sul fronte occidentale. Alla mostra si accompagna un interessante programma di conferenze ed incontri.
Per finire, alla British Library, una raccolta manifesti, poesie, libri e opuscoli di cento anni fa, esamina come la gente comune avesse saputo fare fronte alle ristrettezze e alla disperazione durante la Guerra.
Tra i tentativi di sollevare il morale, le descrizioni delle incursioni degli Zeppelin nei cieli di Londra e l’umorismo nero delle trincee, in mostra c’è anche un’installazione audiovisiva, con i risultati della Biblioteca di Europeana 1914-1918, importante progetto europeo, che ha digitalizzato oltre 400.000 articoli della Grande Guerra

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A Londra, una mostra sul paesaggio romantico

FohrTra la fine del XVIII e la prima metà del XIX secolo, cambiano sostanzialmente le modalità di rappresentazione del paesaggio. Se prima ci si affidava alla memoria per ricostruire delle quinte sceniche idilliache o delle vedute di fantasia, adesso, la prima generazione di pittori romantici, inizia ad affidarsi ad un’attenta osservazione della natura, dipingendo all’aperto. E’ uno slittamento lento, graduale, parallelo ad una nuova estetica del paesaggio, che promuove la rappresentazione di una natura intrisa di immaginario poetico. Un paesaggio romantico, che alterna la quiete del pittoresco alle turbolenze del sublime, e che viene riassunto mirabilmente in una piccola, ma esauriente mostra, allestita alla Courtauld Gallery.
A Dialogue with Nature, in programma fino al 27 aprile, nasce in collaborazione con la Morgan Library & Museum di New York e passa in rassegna 26 lavori di artisti inglesi e tedeschi, attivi tra il 1760 e il 1840.
L’esposizione ci rivela come, in Germania e Gran Bretagna, il dialogo con la natura si sia sviluppato in direzioni convergenti, seppur caratterialmente dissimili: una forte attenzione per i dettagli nei pittori tedeschi, una propensione al pittorico negli inglesi.
Verso la fine del Settecento coesistono ancora due scuole di pensiero: Thomas Gainsborough e Alexander Cozens prediligono la composizione dettata dalla memoria e realizzata in atelier; John Robert Cozens e Jacob Philipp Hackert sono, invece, tra i pionieri del lavoro en plein air. Questi sono anche gli anni del “Grand Tour”, il viaggio d’istruzione in Europa, e John Robert Cozens si reca in Italia, grazie al mecenatismo del collezionista Richard Payne, per il quale realizza vedute romantiche, come il tempio di Cecilia Metella (1778) o le rovine di Salerno (1782).
A volte, come nel caso di Paul Sandby, è la formazione di topografo militare a spingere verso una visione realistica del paesaggio. In Old Windsor Green (1762), si ammirano il meticoloso disegno a matita, che traspare attraverso mani leggere di acquerello, e larghe pennellate di grigio, che delineano le ombre.
L’osservazione della natura si spinge oltre, alle caratteristiche transienti di luce e atmosfera, come nelle nuvole. Tra il 1810 e il 1822 John Constable produce numerosi schizzi in olio e grafite, che tradiscono non solo immediatezza, ma anche uno studio del fenomeno, con meticolose annotazioni a penna. Sullo stesso piano, si attestano i 150 studi, realizzati con gesso bianco su carta blu, dal tedesco Johann Georg Von Dillis.
Quest’ultimo, davvero un pioniere della pittura ad olio en plein air, produce un piccolo, bellissimo quadro,  che esplora le linee di un faggio, nei giardini all’inglese di Monaco (1811).
Nella decade successiva, l’evocazione di una risposta emotiva da parte dello spettatore, si accentua nella rappresentazione antropomorfica degli alberi, come in Samuel Palmer o Karl Friedrich Lessing; oppure nei paesaggi notturni di Caspar David Friedrich.
Nel dipingere il lago di Lucerna, nel 1841, William Turner dà prova di essere ormai più interessato a catturare i mutevoli effetti di luce e i fenomeni atmosferici, che soffermarsi sui dettagli.
Alla fine del primo trentennio dell’Ottocento, gli schizzi del noto musicista Felix Mendelssohn Bartholdy , che, nel tempo libero, si diletta con profitto nel disegno, dimostrano come la rappresentazione del paesaggio, secondo i dettami dell’immaginario romantico, sia ormai codificata e assorbita.
Sarà il punto di partenza per nuove avventure, dalle istanze realistiche della scuola di Barbizon alle percezioni cromatiche degli Impressionisti.

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Crossrail: nuovi ritrovamenti

IMG_3519Abbiamo già parlato del progetto Crossrail, una linea ferroviaria sotterranea ad alta velocità e capacità, che collegherà Londra al nord, est e ovest della regione, connettendosi a stazioni della metropolitana già esistenti e inaugurandone di nuove. La costruzione di Crossrail combacia con uno dei più vasti programmi archeologici, che prevede indagini approfondite su ogni cantiere, prima della costruzione delle stazioni centrali. Le ricerche vengono condotte per comprendere l’impatto del progetto sulle strutture pre-esistenti ed è un’opportunità eccezionale per scoprire cosa si cela sotto le strade della città.
Fin qui, gli archeologi del Museum of London hanno riportato alla luce reperti di ogni genere: dalle ossa di animali preistorici, ai manufatti della Londinium romana, dalle sepolture della Peste Nera alle suppellettili di epoca elisabettiana, fino alle infrastrutture industriali vittoriane.
Dopo l’esposizione del 2012, una selezione di recenti ritrovamenti è attualmente in mostra presso il Centro Informazioni Crossrail a Tottenham Court Road. Fino al 15 marzo, sarà possibile ammirare più di 50 reperti, tra cui dei teschi di epoca romana, un’urna cineraria (che, al momento della scoperta, conteneva ancora dei resti), monete di epoca imperiale, selci del mesolitico, ceramiche Tudor, una scarpa rinascimentale, una lapide seicentesca, proveniente dal Bethlem Royal Hospital (Bedlam), un vasetto di unguento al mercurio per le malattie veneree, e una robusta catena proveniente dal cantiere navale di Thames Ironworks a Canning Town.
La mostra prevede anche un ciclo di conferenze gratuite, limitate a 50 posti, tenute da archeologi che hanno lavorato al progetto Crossrail.

Portals to the Past
Crossrail Visitor Information Centre
16-18 St Giles High Street,  WC2H 8LN
Orari: martedì e giovedì 11:00-19:00; mercoledì 11:00-17:30; sabato 10:00-17:00.
Ingresso: gratuito

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A Londra, una mostra sui Georgiani

IMG_2824Si usa spesso menzionare l’epoca Georgiana quando ci si riferisce ad un particolare mobilio o stile architettonico inglese, ma il periodo, che comprende ben quattro re con lo stesso nome – da Giorgio I a Giorgio IV Hannover – occupa oltre un centinaio di anni (1714-1830), ed è connotato da molteplici cambiamenti sociali e culturali.
Si tratta di un’epoca di contrasti molto forti, caratterizzata da lusso sfrenato e povertà estrema, spettacoli esotici e impiccagioni pubbliche. Fu anche il periodo che vide la prima rivoluzione industriale e la nascita della civiltà dei consumi, nonché una rapida espansione demografica: la popolazione della Gran Bretagna crebbe da circa cinque milioni di persone nel 1700 a quasi nove milioni entro il 1801.
Adesso, una mostra esaustiva, che attinge alla formidabile collezione di giornali, riviste, stampe, libri, volantini e mappe della British Library, getta nuova luce sui vizi e le virtù della società georgiana, dalle mode e lo stile dei ricchi, all’inarrestabile trasformazione delle città. In Georgians Revealed, scopriamo come la Londra entro le mura, ricostruita in maniera solida e sostanziale, con le case che inglobavano lacerti romani e medievali, fosse abitata principalmente da mercanti, mentre i nobili si erano trasferiti altrove. I più poveri e i delinquenti si ammassavano subito fuori la cinta muraria, dove vigevano anarchia e dissolutezza. Le strade erano per lo più costituite da acciottolato irregolare, oppure da pavimentazioni instabili, che nei giorni di pioggia si ribaltavano schizzando fango. Camminare per strada significava incontrare sporcizia, confusione, ma anche maleducazione e violenza. Per i georgiani era all’ordine del giorno essere coinvolti in litigi e risse: i postiglioni si azzuffavano con i facchini, i bulli tormentavano i gentiluomini. Le strade erano anche molto rumorose, non solo per il frastuono dei carri sul selciato, ma anche per il gran numero di venditori ambulanti, che offrivano spilli, frutta, bevande, dolci, inchiostro, carbone… Era sicuramente più agevole, piacevole e dignitoso spostarsi in barca, e affittarne una per raggiungere Westminster. Ma la città, così rumorosa e pericolosa, era anche luogo di cultura e intrattenimento: dai teatri di Covent Garden, ai numerosi caffè, dove si discuteva di politica e attualità; dal gioco d’azzardo ai bordelli, ai giardini per incontrarsi e sfoggiare, mangiare e conversare, bere punch e poi tornare a casa, magari marciando assieme, per sicurezza. A proposito di bere, i georgiani erano tutti forti bevitori, incluse le signore. Innanzitutto di birra, e poi di porto, punch e gin. Quest’ultimo, come notoriamente ci illustrano le stampe di William Hogarth, divenne una vera e propria piaga sociale, con 10,000 esercizi londinesi in cui si vendeva segretamente o apertamente la bevanda, al prezzo modico di un penny. Durante tutto questo periodo, i prezzi del grano fluttuarono a causa di scarsi raccolti, provocando l’indigenza di molte famiglie. Si stima che una su dieci fosse al di sotto della ‘soglia di povertà’. La crescita delle città pose enormi pressioni sulla disponibilità di alloggi a basso costo. Così le baraccopoli crebbero rapidamente e le condizioni di vita in molti centri divennero inimmaginabili. Tuttavia, per molti, prendere il tè, leggere riviste, dedicarsi al giardinaggio e fare shopping divennero attività quotidiane ed ordinarie, mentre i ricchi passavano il tempo a spendere in maniera vistosa, abbigliandosi con brillanti e parrucche elaborate. La mostra alla British Library riporta in vita i Georgiani come realmente sono stati, e un fitto programma di conferenze cercherà di indagarne la moda, la cucina, il giardinaggio, i gusti e le aspettative.

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Elisabetta I e il suo tempo

Elizabeth I ‘The Darnley Portrait’, unknown, c1575. Photo: National Portrait Gallery, London.L’epoca Elisabettiana, uno dei periodi più affascinanti della storia inglese, con i suoi lussi e stravaganze, i merletti e le perle, le guerre e i complotti, le scienze, il teatro, e frutti nuovi da portare in tavola, è un richiamo potente in queste giornate di autunno londinese.
Dopo la sfavillante carrellata di gemme in mostra al Museo di Londra, la passeggiata virtuale nel XVI e XVII secolo, prosegue alla National Portrait Gallery, grazie alla speciale rassegna dal titolo: Elisabeth I & Her People.
La mostra, accompagna il visitatore alla suggestiva scoperta di uno spaccato sociale, tutto giocato all’ombra e alla luce di una sovrana intelligente e accentratrice, ammantata di perle, potere e virtù semidivine, una mater sublimata, un corpo che, completamente nascosto da trine, velluti e gioielli, diviene anti-realistico e asessuato, puro simbolo di una monarchia, che è stato e religione assieme. L’influenza iconografica dei ritratti della sovrana, è innegabile quando si tratta di raffigurare nobili e gentildonne legati alla corte o investiti di incarichi importanti. Il lusso è ostentato, ma non casuale. Leggi apposite (Sumptuary Clothing Laws) regolavano in modo ferreo cosa fosse lecito indossare, a seconda della posizione sociale. Certi tipi di stoffe, colori, gemme e armi non potevano essere portati da chiunque. Solo marchese, contesse, baronesse potevano, ad esempio, indossare capi decorati con pelliccia, velluto cremisi, satin, ricami d’oro, perle. Solo i cavalieri, i nobili e i figli dei baroni e i gentiluomini al servizio della sovrana erano autorizzati a portare speroni, spade, pugnali, ganci, fibbie o guaine. Le infrazioni venivano severamente punite, con confisca dei beni e del titolo nobiliare o con condanne ancora più dure. Nei ritratti in mostra, i capelli delle donne sono raccolti in acconciature elaborate, in cui fanno capolino gemme, perle e trine dorate. I volti si appoggiano su bianche corolle di pizzi e ricami, gioielli trapuntano le ricche vesti, incastonando pietre simboliche in bottoni, catene, ciondoli e anelli d’oro e d’argento. Persino i bambini sono rivestiti dello stesso lusso intricato. La mortalità infantile era molto alta durante l’epoca elisabettiana, e i bambini della famiglia appaiono molto amati. Tra le braccia di fedeli servitori, o assistiti dai loro ricchi genitori, i bambini portano bastoncini di corallo, antesignani del ciuccio, che si pensavano protettivi contro malattie e stregonerie, oppure stringono cardellini o morbidi porcellini d’india (il primo ritratto di questo animale esotico in Inghilterra, data al 1580); altrove, piccole mani inanellate, muovono scacchi di avorio e carte variopinte.
In una Londra sovrappopolata, cuore dell’Inghilterra, e riflesso di tutte le qualità dell’era elisabettiana, si muovono figure diverse. Drammaturghi e poeti, medici, chirurghi, barbieri e speziali, banchieri, commercianti, avvocati e gioiellieri, calligrafi e artisti. In questo ambiente inebriante, alcune donne riescono a farsi notare. Esther Inglis, figlia di rifugiati ugonotti, impara dalla madre il mestiere di calligrafo, una professione permessa alle donne in Europa (si pensava addirittura che insegnare a scrivere in corsivo fosse un ottimo metodo di correzione per le fanciulle distratte e svogliate). Nel 1596, Esther aveva sposato Bartholomew Kello, funzionario del governo, e aveva potuto non solo frequentare, ma servire, sia Elisabetta I che Giacomo I.  Molti dei manoscritti pazientemente illuminati da Esther sono giunti fino a noi, e sopravvivono assieme al bel ritratto eseguito nel 1595, base per gli autoritratti con cui la Inglis amava “firmarsi”.
La maggior parte della mostra rappresenta reali, nobili e membri delle nuove ‘classi’ medie, come il macellaio Pye, l’esploratore Francis Drake, Shakespeare e il poeta John Donne. Tuttavia, una piccola sezione è dedicata anche alle classi meno abbienti e ai poveri.
Qui non ci sono ritratti, ma piccoli oggetti quotidiani. Un guantino di lana, il busto ricamato di una dama borghese (fili di lana nera al posto di quelli di seta, più costosi e, probabilmente, proibiti), gli abiti da lavoro di una marinaio, rattoppati e macchiati di catrame. Il lusso lascia spazio a bricchi e bicchieri di terracotta, o testamenti tragici, in cui si lasciano solo bocche da sfamare, che forse non raggiungeranno la maggiore età.

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Cheapside Hoard: una mostra a Londra per svelarne i misteri

9101986839_27e836b981_oNel 1912, alcuni operai, che lavoravano in una cantina nei pressi di Cheapside, fecero una scoperta sensazionale. I picconi si imbatterono in una cassetta di legno contenente circa 500 gioielli, per la maggior parte di epoca Elisabettiana. Un vero tesoro, composto da anelli, spille, collane e pendenti, cammei bizantini ed altri oggetti, tutti riccamente lavorati, con smalti e gemme dai colori smaglianti.
Gli operai, riempitisi le tasche, i fazzoletti e i berretti, corsero a cercare George Fabian Lawrence, detto “Stoney Jack”, un antiquario di Wandsworth, che pagava in contanti gli operai per farsi lasciare reperti provenienti dai cantieri londinesi. Lawrence capì subito il valore del tesoro che gli era capitato tra le mani, si adoperò all’acquisto di tutti i gioielli (per uno scellino o il prezzo di una mezza pinta) e contattò il Museo di Londra, fondato da poco, per proporre la vendita.
Quando il British Museum, il Victoria & Albert Museum e la Guildhall seppero dell’avvenuto acquisto, montarono su tutte le furie, ma decisero di lasciar correre solo quando ricevettero una parte del tesoro. Ora, tutti i gioielli, a distanza di un secolo, sono stati riuniti per una mostra straordinaria, che resterà aperta, fino al prossimo aprile, al Museo di Londra. I gioielli sono esposti assieme a vestiti e a ritratti dell’epoca e le gemme, cabochon o sfaccettate, spesso incastonate con metodi ormai difficili da replicare, provano l’estensione dei traffici commerciali dell’Inghilterra nel XVI e XVII secolo.Il tesoro include topazi dal Brasile, rubini dall’India, lapis lazuli afgani, opali ungheresi, perle arabiche.
Il pezzo forte della mostra è un sorprendente smeraldo della Colombia, della grandezza di una mela,  intagliato ad arte per includere un orologio svizzero seicentesco.
La curatrice dell’esposizione, Hazel Forsyth, ha messo in relazione il tesoro con un gioielliere del XVII secolo, tale Thomas Sympson, il quale viveva proprio a Cheapside, svolgendo anche l’attività, molto lucrativa, di falsario. Tra i gioielli, infatti, ci sono due falsi, sicuramente attribuibili a lui. Inoltre, nel tesoro, figura anche un sigillo di corniola, non molto raffinato, ma utilissimo ai fini della datazione. Il sigillo è decorato con le insegne di William Howard, creato Visconte di Stafford nel 1640, e condannato a morte per tradimento nel 1680.  Il seppellimento del tesoro di Cheapside dovrebbe essere di sicuro avvenuto tra il 1640 e  il 1666, anno del Grande Incendio che ridusse Londra ad un cumulo di macerie e tizzoni ardenti. Perché il tesoro sia stato nascosto, è un mistero. Di certo, il proprietario dei gioielli non fece mai in tempo a recuperarli, verosimilmente ucciso o fuggito durante la Guerra Civile Inglese (1642/51).

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A Londra, il Barts Pathology Museum apre al pubblico per una mostra di arte anatomica

bartsL’ospedale di St Bartholomew si trova a Smithfield ed è il più antico di Londra, essendo stato fondato nel 1123. Nei secoli, tanta storia lo ha attraversato e, nel 1886,  Arthur Conan Doyle lo ha usato come ambientazione per il primo incontro tra Sherlock Holmes e il dottor Watson.
All’interno dell’ospedale, si trova un illustre Museo di Patologia, che ospita ben 5000 esemplari medici (alcuni dei quali sono accessibili online). Il museo è un edificio storico di II° grado, e, pur essendo stato inaugurato nel 1879, conserva campioni più antichi. La collezione fu organizzata dal chirurgo e patologo vittoriano James Paget, famoso per aver identificato la malattia ossea che prende il suo nome. L’architetto Edward I’Anson si occupò della progettazione del museo, inaugurato, nel 1879,  dal re Edoardo VII. L’ambiente ha un pavimento in parquet ed è suddiviso in 3 livelli da mezzanini, collegati tra loro da una bella scala a chiocciola. La luce proviene, nelle ore diurne, da un tetto a lucernaio.
Gli scaffali ospitano vasi patologici relativi a tutte le aree di anatomia e fisiologia, dalle malattie cardiovascolari, all’ ostetricia e ginecologia, dalle affezioni respiratorie all’oncologia, fino alla medicina legale. È qui che si conserva il cranio di John Bellingham, impiccato e anatomizzato per essersi macchiato dell’unico assassinio di un primo ministro britannico (Spencer Perceval nel 1812).
La collezione è stata chiusa al pubblico negli anni 70, ma, di tanto in tanto, il museo riapre per seminari ed eventi speciali. Durante la sua residenza al Barts l’artista Geoffrey Harrison ha realizzato 25 dipinti, che sono ora esposti in una mostra. Ispirandosi ai preparati anatomici, patologici e medico-legali ospitati nel museo, le opere reinterpretano i modelli, secondo un approccio che ne vede le forme trasformate o accresciute in maniera spontanea o simmetrica. La rappresentazione della materia anatomica, del corpo e delle sue parti si ispira al vocabolario e alle tecniche di illustrazione medica, assorbite da Harrison durante l’infanza (i genitori sono illustratori scientifici), e i dipinti sono esposti al fianco degli esemplari patologici, in maniera metaforica e discreta.
me.complete.you resta aperta fino al 29 agosto ed è visitabile nei giorni settimanali, dalle 14:00 alle 18:00.

© Geoffrey Harrison 2013

© Geoffrey Harrison 2013